diete folli
25 Agosto 2017   •   Anita Atzori

Diete folli e moda: dalla dieta del fazzoletto alla Apple Week

«Diete folli e mondo della moda: i retroscena preoccupanti della bellezza osannata e malata. Un viaggio, quello di Snap Italy, fatto di storie e messaggio sociale».

Snap Italy nasce come celebrazione del Made in Italy, come strumento di diffusione pubblica di un paese – l’Italia – simbolo di eccellenza manifatturiera e artigianale senza rivali. Abbiamo sempre voluto parlarvi di nuove idee imprenditoriali (ad esempio qui), realtà produttive locali che con splendide iniziative hanno risollevato gli animi di tutti i giovani sognatori; ragazzi creativi e adulti pronti ad investire nel talento delle nuove generazioni. Eppure noi come testata giornalistica abbiamo anche degli obblighi morali, dei doveri etici pronti a supportare argomenti spinosi ma al tempo stesso costruttivi. Argomenti che vanno oltre l’attualità, il gossip e la moda, temi che trattati con la giusta delicatezza possono avvicinarci al mondo degli adolescenti entrando in punta di piedi senza fare troppo rumore. Così oggi parliamo di anoressia, di diete folli e di stereotipi che forse il mondo del fashion system ha osannato in maniera poco riflessiva.

Tutti ricordiamo lo scandalo che vide coinvolta nel 2013 l’allora direttrice di Vogue Australia Kirstie Clements, che dopo 25 anni di lavoro venne licenziata dal suo incarico per via di The Vogue Factor, un libro in cui la giornalista mette nero su bianco i segreti più atroci del mondo della moda. Non pettegolezzi qualunque ma una vera e propria denuncia giornalistica verso un settore ormai privo di tatto e sensibilità; le accuse furono molto pesanti, la Clemens raccontò di modelle ancora ventenni che in procinto di casting importanti sottoponevano il corpo ad interventi chirurgici drastici, come la riduzione del seno per entrare nelle taglie più piccole come la 36. Corpi filiformi, deturpati e maltrattati dai dictat più rigidi, perchè la regola non è “essere belle” ma essere magre. E poi come dimenticarsi di Isabelle Caro, la modella divenuta famosa dopo la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani contro l’anoressia, degli scatti emblematici che proprio a causa delle immagini forti furono ritirati dal mercato e per anni sotto la bocca di mille giornali. La storia di Isabelle è drammatica, ma per certi versi comune con altri casi noti alla stampa internazionale: la madre si separa dal marito quando la bimba ha solo quattro anni, è da qui che il rapporto con la figlia si fa “forte”, dandole il significato di una rivalsa personale per il fallimento avuto come moglie. Presto si accorge che la figlia cresce e cerca di evitare questa crescita sapendo che la sua evoluzione, e quindi il distaccamento, avrebbero decretato un prevedibile ed ennesimo fallimento. Isabelle notando lo stato d’animo della madre asseconda ogni suo volere, come quello di indossare sempre vestiti piccoli che la portano a non mangiare per poterci entrare nonostante il passare degli anni. Trova nella magrezza l’alternativa alla crescita, senza sapere – ancora adolescente – che questo percorso sarà solo l’inizio di un tremendo vortice, quello della malattia. Il 17 novembre del 2010, infatti, muore a soli 28 anni, una morte quasi annunciata che porta la madre a comprendere solo dopo l’enorme egoismo nei confronti della figlia, sensi di colpa che in poco tempo si trasformano in qualcosa di insostenibile, così pesanti da portare Marie Caro a togliersi la vita. Un esempio di diete folli che in questo caso è stato senza rimedio e, per giunta, quasi assecondato.

Eppure anche in Italia i numeri parlano chiaro, 8 ragazze su 100 soffrono di disturbi del comportamento alimentare, 2 di queste nelle forme più gravi. E ad essere coinvolte non sono solo le famiglie ma anche il mondo della moda, ciò che porta in passerella e dentro ai negozi; un fenomeno che ora più che mai coinvolge ragazze e ragazzi di tutte le età, a partire dai 12 anni. Si vocifera che una delle diete folli più utilizzate per rimanere in forma durante la celebrata Fashion Week sia la Apple Week ovvero una dieta fatta di una sola mela che la modella dovrebbe dividere in 7 spicchi mangiando uno spicchio al giorno per tutta la durata della settimana. Ma non solo, a complicare le cose sarebbe anche la riduzione dell’acqua che parrebbe gonfiare i ventri piatti delle giovani aspiranti. Un regime alimentare conosciuto da anni e mai denunciato, come se questa pratica fosse comune e per questo tralasciata. L’altra frontiera del non-mangiare è il cotone, la chiamano la dieta del cotone e per tante ragazze sembra il metodo vincente per un fisico asciutto a prova di taglia. Si imbeve un batuffolo di cotone con del succo di frutta e lo si ingerisce, l’effetto è quello della sazietà immediata che aiuterebbe le modelle a digiunare per giorni e giorni; gli effetti collaterali sono molteplici, dall’intossicazione all’ostruzione intestinale. Al cotone poi si aggiunge la dieta del fazzoletto che ha portato seri problemi di salute a molte modelle note. I morsi della fame in questo caso venivano spezzati da pezzi di fazzoletti masticati e poi ingeriti, un processo pericoloso e seriamente dannoso per l’organismo. In Israele tutto questo ha avuto impatti fortissimi nonché prese di posizione abbastanza rigide, infatti dal 2013 è entrata in vigore la legge dove si sancisce come sia severamente vietato far lavorare modelle anoressiche, ma non solo, ai genitori delle “vittime” si dà la possibilità di portare in tribunale case di moda, editori e giornali che abbiano istigato in qualche modo la magrezza delle figlie e di tutte le persone coinvolte; a questo si aggiunge il divieto di utilizzare in maniera smisurata Photoshop per incoraggiare le donne ad amarsi in maniera naturale e sopratutto sana. In questo Stato per poter lavorare i modelli devono mostrare un certificato medico recente (di non oltre 3 mesi) che confermi un Indice di Massa Corporea di almeno 18,5, al di sotto del quale si è già considerati malati e per questo affidati a un ospedale. In Francia invece misure cautelative sono state prese proprio in questo anno dove a maggio è entrata ufficialmente in vigore la legge nel quale si obbliga ogni top model a presentare un certificato medico ogni due anni per attestare con certezza il reale stato di salute e la sua compatibilità col mestiere della passerella. Un passo questo che si schiera apertamente contro le diete folli e tutto il meccanismo della moda malata.

Per l’Italia invece i tempi sono ancora lunghi, anche se qualcuno dice che il Belpaese sia sulla buona strada nella lotta alle diete folli. La speranza sarebbe l’articolo 580 bis, attualmente in discussione alla Camera, che introduce il reato penale d’istigazione all’anoressia e il divieto di impiegare modelle in stato di malnutrizione per sfilate e pubblicità. Un bel passo se davvero fosse approvato e rispettato dal mondo della moda italiana. Intanto a livello di stile ci sono già marchi importanti rigorosamente Made in Italy che pensano alle bellezze curvy, un esempio? Elena Mirò e le sue collezioni pensate per una donna sofisticata e tremendamente femminile. Si tratta di un abbigliamento estremamente alla moda, confortevole e di tendenza, che non rinuncia alla comodità e ai dettagli. Lo stesso si potrebbe dire per Asos, l’e-commerce che ha riservato parte dello shop ad una linea curvy variegata e funzionale. Tutto questo per dirvi che le soluzioni ci sono, ma sopratutto che la voglia di cambiare c’è. Lo spirito e l’iniziativa fanno da padroni in una società che mai come ora ha bisogno di supporto e sani ideali, perchè le curve non sono un problema ma una ricchezza, e sopratutto la salute non è morte ma è vita.

Anita Atzori