Damat Drummer: «La strada ti insegna a comunicare con la gente»
«Intervista a Damat Drummer, il visionario della techno che suona con piatti, padelle e secchi di plastica. Uno dei talenti emergenti più seguiti d’Italia»
Quando ho visto per la prima volta Damat Drummer (sito ufficiale) mi ricordo che misi per caso sul Canale5. Insomma difficilmente mi capita di guardare la tv, sopratutto se non so precisamente che film o programma di mio interesse ci possa essere. Però evidentemente era destino. Un boom di telespettatori per un programma che in Spagna aveva decollato già molti anni prima. Tu si que vales è un po’ come la scatola a sorpresa, non sai mai cosa ci trovi, ne tanto meno sai se il contenuto è realmente di qualità. Del resto ormai, il 50% della televisione italiana sembra prendere questa via. Eppure quando feci un po’ di zapping i miei occhi rimasero incollati su quel volto. Tutto impettito, visibilmente in imbarazzo, e perché no quel lato timido che difficilmente trovi nei palchi di intrattenimento. Lo fecero suonare quasi subito, il tempo di dire il suo nome e si sedette per terra. Mi son detta “Sarà come tanti altri”, ma no, mi sbagliavo.
Iniziò a suonare come un folle, come uno che rincorre qualcosa senza mai fermarsi. Sembrava avesse dietro una calca di gente tanta era l’adrenalina che il suo corpo emanava. Piatti, mattoni, pentole e grandi secchi di plastica erano la sua originale batteria. Non male per un ragazzo così giovane. Grandioso per essere il primo in Italia ad aver esordito in questo modo dentro un format dove la musica commerciale regna sovrana. Dei picchi pazzeschi minimal si accartocciavano con una buona dose di techno house. E da lui non te lo saresti mai aspettato. Insomma un ragazzo qualunque, un giovanissimo meccanico, che BAM prende in mano due bacchette ricavate da un manico di scopa e ti tira fuori un sound degno delle più note case discografiche. È da quel momento che ho iniziato a tenere d’occhio Damat Drummer, da quando ho visto i suoi video in giro per l’Italia dove riempiva intere piazze di arte e buona gente. Un artista di strada? Forse. Una meteora? Non credo. I suoi occhi mostravano quella parte pura di chi nell’arte ci ha creduto da sempre. La musica poi il suo DNA effettivo.
È passato un anno, forse qualcosina in più. Continuo a seguirlo. Da qui l’idea di chiedergli un’intervista, di capire cosa si nasconde dietro Damat Drummer. Dietro tutte quelle pentole, quell3imbarazzo che diventa energia e quella forza che diventa talento. Questo è il risultato.
Nome d’arte Damat Drummer, ma nella vita chi sei davvero?
Mi chiamo David D’Amato, ho 24 anni e sono nato a Modena il 12 Febbraio 1994. Il nome d’arte deriva dal cognome D’Amato. Ho un fratello più grande Christian ed una sorella gemella Lara, di professione calciatrice. Ho frequentato l’istituto tecnico professionale e relativamente alla mia formazione musicale mi ritengo un autodidatta perché a dire il vero ho completato solo un anno consecutivo di lezione per batteria, grazie al quale ho imparato a leggere la musica.
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La tua musica è arrivata un po’ in tutte le grandi piazze d£Italia, perché la scelta di esibirti in strada e non sul palco?
L’arte di strada mi ha affascinato fin da piccolo. Dopo aver suonato con varie band ed aver partecipato a vari concerti, sentivo il desiderio sperimentarmi in strada. Quando vidi gli sguardi dei passanti illuminarsi e fermarsi interessati per sentirmi suonare, ho capito che ero nella direzione giusta. Il mio sogno però, è quello di suonare un giorno su palchi di livello più alto. L’obiettivo delle mie attuali esibizioni dunque è anche quello di valorizzarmi di più facendomi conoscere da un numero maggiore di persone.
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Inizi a 10 anni a suonare le pentole e i coperchi della mamma, ma quando hai capito che certi suoni potevano diventare musica?
Iniziai a suonare le pentole di mia madre fin da piccolo, circa all’età di quattro anni, rompendole tutti i mestoli di legno… il negoziante con me ha fatto fortuna! Da sempre sono convinto che non esistano solo strumenti musicali veri e propri ma che ogni oggetto possa produrre non un rumore ma un suono!
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Tanto successo e senza ombra di dubbio milioni di sacrifici, qual è stata la critica che ti ha ferito di più?
Fortunatamente non ho mai ricevuto critiche negative tali da abbattermi. Sacrifici? Devo dire la verità, parecchi. Durante la settimana lavoro in una ditta di Automobili e dopo il lavoro, mi chiudo nello studio a comporre musica, organizzare viaggi o a immaginare video nuovi fino a notte fonda svegliandomi di nuovo alle 7 di mattina per tornare al lavoro. Quando i miei amici programmano e mi propongono degli interessanti fine settimana, io spesso devo escluderli per organizzare nuovi viaggi, ottenere i permessi e trovare piazze adatte. Comunque dopo tutto questa è la cosa che veramente amo fare.
Come definiresti la musica di Damat Drummer se dovessi racchiuderla in uno stile?
Suono Techno, ma amo suonare ed ascoltare quasi tutti i generi.
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La gente non lo sa, ma vorrebbe saperlo. Raccontaci una tua giornata tipo.
In questo momento, oltre a suonare, lavoro in una ditta di automobili, ma sogno spesso di intraprendere solo la carriera di musicista, girando il mondo grazie alla mia arte, per portare la mia musica in più posti possibili. Detto questo, quando si avvicina il fine settimana, preparo con attenzione il mio borsone accertandomi non manchi niente. Riempio lo zaino con pc, macchina fotografica e tutto l’occorrente per riprendere la mia esibizione. Il sabato mattina parto in treno o in auto per raggiungere la destinazione scelta. Raggiunta la via o la piazza, allestisco il palco a cielo aperto ed inizio con lo show. Dopo aver suonato vari set per varie ore, vado in hotel e mi rilasso un po’. La cosa bella è che in alcune città ho amici molto stretti e dopo aver riposato un po’ vivo la città anche di notte in buona compagnia.
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La tua soddisfazione più grande.
La mia soddisfazione più grande è vedere le persone che si fermano per ascoltare la mia musica, vedere i loro sguardi illuminarsi, veder fermarsi anziani per farmi i complimenti e bambini che vengono a darti il cinque o a chiedere la foto. La soddisfazione più grande è migliorare la giornata, anche se solo per quei pochi minuti mentre mi ascoltano, a quelle persone che non si sarebbero mai aspettate di trovarmi in quel punto in quel giorno.
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Cosa pensa la tua famiglia della carriera che hai deciso di intraprendere?
Durante il primo periodo erano un po’ incerti, ma adesso, vedendo la mia passione, determinazione e i risultati raccolti , sono con me e mi appoggiano nelle scelte che intraprendo.
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La strada dicono insegni più della scuola, cosa ne pensi?
È proprio vero. La strada ti insegna a comunicare con le persone, a conoscerle e soprattutto ti mette in contatto con la vita reale.
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Se un giorno dovessi collaborare con qualche tuo idolo, al fianco di chi saresti?
A dire il vero ci sono tanti artisti con i quali vorrei collaborare! Essendo batterista i miei due idoli sono Travis Barker e Tony Royster. Mi piacerebbe collaborare anche con i Dj “Big” internazionali. Oltre alla street suono anche la batteria, mi piace molto suonare la musica rap o hip hop, magari un giorno sarò in qualche band.
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Classica domanda retorica, i tuoi progetti per il futuro di Damat Drummer?
I miei progetti ora sono di trasformare la mia passione in lavoro, mi piacerebbe anche comporre canzoni proprie.
E niente. Questo è Damat Drummer, penso non ci sia altro da aggiungere. Inutile parlare quando parla l’arte.
Anita Atzori