Cimitero del Verano: alla scoperta delle sue meraviglie storico-artistiche
«Il cimitero del Verano è il custode del passato storico, artistico e umano dell’Italia. Se si passeggia con gli occhi aperti tra le sue mura sarà difficile non rimanere sopraffatti dal sentimento del tempo che si muove in questo luogo.»
Il cimitero monumentale comunale del Verano è uno di quei musei a cielo aperto che solo una città come Roma può offrire. Si trova nel quartiere di San Lorenzo, di fronte alla Sapienza, prima università di Roma. Gli habitué del luogo nemmeno fanno più caso alla sua presenza. È uno spazio enorme, circondato da mura rosse, una città nella città, dotata addirittura di un suo servizio di autobus. Uno spazio diviso in tante sezioni, che corrispondono solitamente alle diverse epoche. L’atmosfera è tutt’altro che lugubre: le vie sono immerse nel verde dei cipressi, delle palme, delle aiuole e del muschio che ormai ricopre le tombe più antiche. È come se si volesse far tornare vitale un luogo di lutto.
Il mio consiglio, per chi decidesse di immergersi in un luogo di tale pathos, è di passeggiare senza meta, magari dopo aver portato un saluto a quelle personalità che più ci sono care, prestando attenzione ai piccoli dettagli che sono stati messi lì per cura e per affetto.
Personaggi illustri
È già tutto contenuto nel nome. Il Verano è un cimitero, e dal tempo dei Sepolcri di Foscolo l’Italia e l’Europa intera hanno subito il fascino romantico di questi luoghi. Ancora di più se gli “ospiti” sono personaggi illustri. Il primo che si incontra è Mameli, subito sulla sinistra al vialone d’ingresso. Una grande bandiera tricolore adorna perpetua l’autore dell’inno italiano.
I turisti più coraggiosi poi si avventurano nelle sezioni più interne alla ricerca della tomba di Alberto Sordi, romano DOC che viene tutt’oggi ossequiato in tutta Italia e non solo. Altro grande nome del cinema italiano che risposa al cimitero del Verano è quello di Vittorio de Sica, che lavorò anche in un film diretto dallo stesso Sordi, nonché con altre figure iconiche come Anna Magnani e Gina Lollobrigida.
Non tutti sanno invece che al Verano si trova sepolto anche Giuseppe Ungaretti, poeta tra i più illustri della nostra Letteratura. Nato a Alessandria d’Egitto, trasferitosi poi in Italia in tempo per partecipare alla Prima Guerra Mondiale, morì a Milano. Il suo funerale si svolse però a Roma, dove si trova ad oggi accanto alla moglie. Un loculo anonimo, che si direbbe quasi dimenticato se non fosse per qualche sporadico fiore che ogni tanto gli viene portato.
Le opere d’arte del cimitero del Verano
Il secondo attributo del cimitero del Verano è “monumentale”: appena entrati ci si accorgerà dell’infinito numero di statue, busti, bassorilievi, architetture e monumenti che ornano le tombe, realizzate da scultori professionisti, anche se non noti al grande pubblico. Sono le stesse guide locali a sottolineare il grande valore di queste opere come testimonianze artistiche e, sopratutto, storiche.
Si comincia appunto dalle quattro enormi statue che segnano l’ingresso alla città del Verano. Il viale d’ingresso è del periodo più antichi: lo si può capire dall’assenza di fotografie sulle lapidi. È anche la sezione più monumentale, più ricca di statue classicheggianti e con le cappelle più elaborate. Si prosegue poi fino ad arrivare a un cortile porticato che protegge altri tumuli sormontati da statue di notevole fattura, sempre di stampo classicheggiante, ma che risentono a volta anche di richiami michelangioleschi. Altre volte si riconosceranno invece opere esplicitamente appartenenti al periodo fascista. Superato il porticato, lo spazio si divide in sezioni.
Ogni sezione ha una sua peculiarità. Dove è sepolto Alberto Sordi ad esempio è una delle sezioni più moderne, più simili a quelle a cui siamo (tristemente) quasi tutti abituati. Anche dove riposa Ungaretti è una sezione abbastanza ordinaria, composta di una serie di file a più livelli verticali incastonati in un muro di pietra.
Vi sono però alcune sezioni di indubbio interesse storico-artistico. Intanto per il linguaggio utilizzato nelle epigrafi, un linguaggio di altri tempi in quanto a formalità. In secondo luogo i ritratti realizzati sono comunque un indice dei costumi e della sensibilità artistica dell’epoca, per quanto si trattasse di ritratti di tutt’altro scopo. Non è da dimenticare che una dei più importanti sconvolgimenti che portò la fotografia fu proprio nella ritrattistica funeraria. Un pezzo della storia di Roma è custodita al Verano, che altro non è che un luogo nato con lo scopo di proteggere il passato.
Sara Giannessi