Cibo street art Italy Italia
29 Agosto 2019   •   Deborah Scaggion

Cibo: lo street artist che combatte l’odio con l’arte

«Abbiamo incontrato Cibo, lo street artist italiano che elimina l’odio con il meglio della cucina italiana!»

Anche quando tutti sono in vacanza, gli eroi non si fermano. Per questo anche d’estate la mente creativa e la mano esperta dello street artist veronese legato al mondo culinario Cibo continuano a regalare emozioni, aggiungendo gusto e bellezza in moltissime città. Cibo è un artista italiano che oltre ad essere molto conosciuto per i suoi bellissimi murales raffiguranti il meglio del cibo italiano e della dieta mediterranea, nei suoi lavori mira ad un fine ben più alto. Infatti, negli ultimi anni la maggior parte dei suoi lavori vanno a ricoprire (e ripulire) strade e muri imbrattanti da scritte e simboli d’odio. Muffin golosi e succulenti coscette di pollo coprono svastiche e scarabocchi, mentre gustose fette di formaggio nascondono scritte e insulti a sfondo razzista e fascista.

La sua battaglia è cominciata nella provincia di Verona oltre 10 anni fa e nel tempo la sua fama è diventata internazionale. Quelli di Cibo, non sono mai solo semplici murales che celebrano la tradizione culinaria italiana, ma piuttosto dei veri e propri messaggi di bellezza e armonia che mirano a cancellare non solo graffiti antiestetici, ma idee e parole negative per la società. Così Cibo ci ha raccontato il suo progetto artistico, che oggi è anche l’avventura più grande della sua vita!

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Quando e come è cominciata la tua avventura come Cibo? 
Sono un artista di strada da 22 anni, ma è da circa 11 anni che è nato Cibo, a seguito dell’omicidio di un mio amico da parte di un gruppo di naziskin.
Quali sono le tue fonti d’ispirazione più importanti nel tuo lavoro? Il cibo o l’attualità? 
L’Italia è terra di eccellenze alimentari e qui gli spunti certo non mancano. Mi ispiro al territorio e alla cucina locale.
Quali difficoltà hai incontrato nel tuo lavoro? E quali sono invece le ragioni che ti motivano a continuare?
Le difficoltà sono le più disparate, dai murales rovinati per ritorsione dai neofascisti alle denunce dei politici locali. Sempre più spesso solo per cercare di ledere il mio progetto, piuttosto che per un reale desiderio di legalità.
Qual è stato per te il lavoro più importante che hai realizzato nella tua carriera? E perché?
La realizzazione di uno dei murales più grandi d’Italia (1100 mq) in un contesto aziendale estremamente coeso con il territorio. Un inno alla campagne in cui sono cresciuto, alle tradizioni locali e ai prodotti agricoli della bassa veronese.
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Quali sono invece i progetti e sogni per il tuo futuro? 
Prima di tutto, continuare la mia resistenza colorata e poi uscire dal muro! Infatti, sto seguendo progetti sempre più strutturati e “gustosi”, dai packaging ai giochi in scatola, passando anche per quadri e sculture. L’equilibrio è una condizione di costante movimento e io non so stare fermo!
Pensi che l’arte, soprattutto quella pubblica, possa salvare il mondo?
L’arte pubblica ha il compito di porre domande, poi ognuno da la sua risposta, senza critici o curatori. Sicuramente, però, in una città dominata da orde di neofascisti privi di freni e cultura il mio percorso fa pensare perché una persona sola sta facendo la differenza e risulta un argine concreto contro l’odio murale.
Photo Credits: @cibooooo
Deborah Scaggion