Broken Nature
11 Aprile 2019   •   Francesca Sallemi

Broken Nature: ecco come rispettare il pianeta

«Emozionante, istruttiva, interessante, interattiva, scenografica, colorata, creativa, connotativa. Basterebbero questi aggettivi per descrivere la XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. In realtà, questi pochi aggettivi non sono affatto sufficienti per descrivere cos’è Broken Nature»

Una mostra che assembla e approfondisce in un unico spazio le relazioni che uniscono gli uomini all’ambiente naturale e che alla fine della visita ci permette di riflettere a lungo sugli errori che abbiamo commesso contro il nostro ecosistema. Sembrerebbe assurdo pensare di poter vedere, attraverso una mostra, i legami esistenti tra le piante, tra uomo e pianeta. Eppure, Broken nature è tutto questo e non solo; si tratta di un’istallazione che si pone l’obiettivo di scuotere le coscienze, vuole incoraggiare ognuno di noi ad assumere atteggiamenti più rispettosi nei confronti dell’ambiente che ci accoglie, trovando soluzioni efficienti e non predatorie verso l’ecosistema.

Il significato dell’esposizione

Ma perché “Broken Nature”? Letteralmente sarebbe “natura spezzata” o meglio ancora “natura distrutta”. Ebbene sì, è questo il tema preponderante della mostra: evidenziare come nel corso degli anni abbiamo preferito produrre tonnellate di plastica, abbiamo preferito trivellare, deforestare, sbiancare la barriera corallina, abbiamo preferito depositare particelle radioattive nei sottosuoli, invadere l’agricoltura di pesticidi e abbiamo preferito portare all’estinzione diverse specie. Abbiamo preferito sentirci figli della modernità, senza essere assolutamente consapevoli degli effetti che tutte quelle azioni avrebbero potuto incidere nelle nostre vite. La natura però, non ha poteri magici, la natura non tollererà per sempre i nostri comportamenti, la natura non parla ma agisce! E noi, figli della modernità, capaci di costruire le macchine più tecnologiche, di fare le scoperte più sensazionali in ogni campo, avremmo dovuto essere capaci di comprendere la natura e il suo “rumoroso” silenzio.

Adesso, avendo preso coscienza di tutto questo, dobbiamo agire! A tal proposito, Broken Nature ci spiega come il design ricostituente potrebbe essere la soluzione da cui ripartire.  Il design, su tutte le scale, dall’architettura, alla visualizzazione dei dati, al biodesign, non solo crea prodotti ma plasma comportamenti e stili di vita che si ripercuotono su di noi. Difatti, il titolo completo della mostra è Broken nature: Design Takes on Human Survival. Da un lato la natura distrutta, dall’altro il design ricostituente come forza propulsiva per poter imprimere degli stili di vita moderni, tecnologici ma più rispettosi nei confronti della natura, magari collaborando con essa.

La curatrice della mostra

L’intera esposizione è stata curata da Paola Antonelli, designer e architetto italiana, inserita, dalla rivista Art Review, nella lista delle cento persone più potenti del mondo dell’arte. Trasferitasi a New York, è diventata Senior Curator del Dipartimento di Architettura e Design e Direttrice del Dipartimento Ricerca e Sviluppo al MOMA di New York. Un’altra eccellenza che ha esportato in tutto il mondo la creatività, l’eccellenza e la maestria italiana. Il design ricostituente, secondo lei, è una disciplina che può aiutarci a vivere meglio, a migliorare determinati comportamenti e a ripensare il rapporto con l’ambiente circostante. Includere la natura all’interno dell’architettura è il messaggio educativo trasmesso dalla sua filosofia, per creare prodotti innovativi e rispettosi dell’ambiente e per lasciare in eredità un mondo più elegante.

I percorsi tematici

La XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano è una mostra tematica suddivisa in 4 differenti aree, contenenti prodotti e concetti ideati da designer italiani e internazionali: Broken nature, The Great Animal Orchestra, La Nazione delle Piante e un padiglione con 22 partecipazioni internazionali.

All’interno della mostra tematica è possibile visionare dei lavori commissionati appositamente a designer italiani: Ore Streams, progettato dal duo Formafantasma, composto Andrea Trimarchi e Simone Farresin, è un’indagine accurata sullo smaltimento dei rifiuti elettronici. Il duo ha cercato di approfondire il tema riguardo il riciclo dei rifiuti creando mobili da ufficio costruiti con materiali elettronici riciclati e non più vendibili.

Un altro gruppo di designer italiani che si sono contraddistinti è il gruppo Accurat di Giorgia Lupi e Gabriele Rossi; il loro progetto è intitolato The Room of change, un’istallazione composta da una parete piena di dati. I dati rappresenterebbero la vita reale e attraverso essi è possibile descrivere l’arco delle trasformazioni dal passato al futuro, passando per il presente.

The Great Animal Orchestra è stata creata dal musicista Bernie Krause. Ha registrato e studiato i suoni della natura e degli animali, raccogliendo più di 5.000 ore di registrazione di habitat naturali. Per mezzo del collettivo UVA (United Visual Artistis) è stata creata un’istallazione tridimensionale-immersiva in cui è possibile contemplare gli incantevoli suoni della natura e capire quanto sia importante preservare la biodiversità. Una stanza buia, insonorizzata accoglie i visitatori che avranno l’opportunità di ascoltare i suoni degli oceani, della natura e di diverse specie animali, illuminati esclusivamente da una sequenza video che riporta i nomi degli animali di cui si ascolterà il verso. È una sensazione unica e insolita, soprattutto per coloro che quotidianamente sono immersi nel caos della città e raramente entrano in contatto con la natura.

Credits: https://www.triennale.org/eventi/bernie-krause-e-united-visual-artist/             

La Nazione delle Piante è stata curata da un altro italiano che ci rende orgogliosi nel mondo: Stefano Mancuso. Scienziato di prestigio mondiale, nonché professore all’Università di Firenze, in cui dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale. Mancuso ha concepito questa installazione con l’obiettivo di far conoscere il funzionamento delle piante, come esse riescano a cooperare e comunicare tra di loro. Recenti studi hanno dimostrato che le piante sono dotate di sensi, recepiscono cosa accade intorno a loro e per tale motivo possono essere considerate organismi intelligenti. Noi, dovremmo usarle non solo per quello che hanno da offrirci, ma per quello che possono insegnarci. In questa area tematica è possibile osservare, per mezzo di video, l’intelligenza delle piante e ascoltare il “Discorso delle piante”, cioè cosa le piante avrebbero da dirci se avessero la voce!

L’ultima area tematica dell’esposizione è costituita da 22 padiglioni dei paesi partecipanti. Ognuno di essi ha offerto una proposta innovativa nel campo del design ricostituente e ottime soluzioni per ovviare a diverse problematiche.

Al giorno d’oggi una macchina lussuosa, una borsa firmata valgono molto di più delle nostre bellezze naturali, o di un fiore che sta per sbocciare; l’opulenza delle influencer è più encomiabile di chi quotidianamente, anche con piccoli gesti, protegge il nostro pianeta. Siamo travolti giornalmente dalla pochezza dei contenuti, ma sapere che migliaia di studenti e giovani abbiano visitato questa esposizione è meraviglioso e rincuorante.

Francesca Sallemi