13 Maggio 2016   •   Snap Italy

“LoveItaly!”, Il crowdfunding per salvare le Bellezze d’Italia

«LoveItaly! è un’associazione no-profit attiva per valorizzare e promuovere il patrimonio culturale italiano, tra crowdfunding e challenges universitarie. Abbiamo intervistato tre giovani protagonisti di questa realtà»

Si chiama LoveItaly! (sito web), è un’associazione no-profit e nasce da un gruppo internazionale di esperti e professionisti con una passione in comune per il patrimonio culturale italiano. I suoi obiettivi principali sono due: sfruttare le potenzialità del crowdfunding per finanziare il restauro delle bellezze italiane e creare occasioni, iniziative e progetti volti ad avvicinare le persone alla cultura. Al momento, oltre alla campagna di crowdfunding per riportare in vita uno dei più importanti cubicoli della Pompei del II secolo a.c., l’associazione ha aperto una challenge universitaria patrocinata da Unesco per riaprire al pubblico alcune stanze di Villa Farnesina. I progetti di cui si sta occupando mettono in gioco diverse competenze e professionalità, e danno la possibilità anche agli studenti di mettersi all’opera e partecipare attivamente alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano. L’associazione è sostenuta dall’acceleratore di startup Luiss Enlabs, e venerdì 6 maggio era presente tra gli stand di TEDxLuiss. Lì abbiamo conosciuto alcuni protagonisti di LoveItaly!: Tracy Roberts, vice-presidente e co-fondatrice, Giulia Marraffa, manager e addetta alle pubbliche relazioni, Alan Favuzzi e Francesca Grassi, rispettivamente presidente e vice-presidente di LoveItaly! giovani.
Per conoscere meglio la storia, le persone e la mission di questa interessante realtà, abbiamo lasciato che Giulia, Francesca e Alan ci raccontassero LoveItaly! dal loro punto di vista.

Come nasce LoveItaly!, qual è l’idea dei suoi fondatori?
LoveItaly! nasce due anni fa dall’idea di un gruppo di persone, tutte esperte nel settore dei beni culturali e con una passione in comune per il patrimonio del nostro Paese. Molti di loro sono stranieri, ma vivono in Italia da anni e ne sono appassionati; l’intenzione da cui sono partiti è quella di fare qualcosa per aiutare la critica situazione del nostro patrimonio culturale, dando ad ognuno la possibilità di metterci del proprio e contribuire attivamente.

Oggi LoveItaly! è un lavoro di sinergia tra vari attori: i soci fondatori, un comitato scientifico internazionale che valuta i progetti prima di lanciare le raccolte fondi, gli Enti pubblici, che collaborano attivamente con l’associazione, e molti giovani che fanno parte del team o dei progetti, tra cui noi.

Gli obiettivi fondamentali di LoveItaly! sono due: il primo è quello di promuovere campagne di crowdfunding per restaurare le bellezze italiane in stato critico, come il sarcofago di Tiaso Marino a Villa Corsini, in via del corso, o il Cubicolo numero 3 di Pompei; il secondo, che include anche il progetto “LoveItaly! Giovani”, è quello di creare occasioni, iniziative e progetti per avvicinare concretamente le persone alla cultura.

La cosa più interessante di LoveItaly! è il fatto che è la prima, in Italia, che sta sfruttando la raccolta fondi on-line per restaurare le bellezze italiane. Come funziona la realizzazione di una campagna crowdfunding? Quali sono gli attori che vengono coinvolti?
Ci arrivano moltissime richieste, tutte diverse: chiesette, tavole, opere, ville, sarcofagi, siti archeologici. Dal profondo sud fino al nord Italia, le bellezze che avrebbero bisogno di essere recuperate sono moltissime. Ovviamente, però, quello che ci serve per poter lavorare su una richiesta è una concreta idea di progetto. Tutto, prima di arrivare al nostro comitato scientifico, deve passare per gli uffici della pubblica amministrazione. Un punto di partenza fondamentale ad esempio è il preventivo.

Se i progetti sono in regola dal punto di vista burocratico,  questi passano ai membri del comitato scientifico, che valutano l’approvazione dei più validi. Ogni progetto ovviamente è diverso dall’altro: il comitato si prende del tempo per analizzarlo e a seconda delle professionalità che richiede si mette in contatto con determinati attori insieme alla pubblica amministrazione. Poi si parte con la campagna di crowdfunding, che non è svolta solo da noi; all’attivazione della cittadinanza e delle comunità interessate si lavora in sinergia con più attori: noi lavoriamo molto sui social network, affianco a noi i Comuni e le Sovrintendenze con i loro uffici stampa, ma anche numerosi professionisti e studenti del settore. A pompei abbiamo introdotto la possibilità di donare per i progetto attraverso un QR code; al sarcofago di Tiaso Marino, progetto che è riuscito a raccogliere oltre 12,000 euro di finanziamento con 129 sostenitori (sito web) hanno collaborato le giovani restauratrici dell’Istituto superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma, a cui è stata data la possibilità di mettere in pratica i loro studi.

Quali sono le raccolte fondi più importanti che avete realizzato o avete in progetto?
Per citarne alcuni, ora abbiamo lanciato la raccolta fondi per il restauro del cubicolo numero 3, una delle più importanti testimonianze della Pompei del II secolo a.c.  che ha bisogno di un importante lavoro di restauro. Mancano 227 giorni e abbiamo già superato gli ottimila euro.

Un obiettivo raggiunto è invece quello della pulizia del sarcofago di Tiaso Marino, opera di età imperiale parte di una collezione di Palazzo Corsini, a Roma. A breve, invece, partiremo con il crowdfunding per il restauro di una preziosa tavola di Vasari.

Molto importante per voi è la comunicazione. Quali sono gli obiettivi di una buona strategia comunicativa?
Sicuramente, una buona strategia di comunicazione è il mezzo che ci permette di mettere in pratica un altro valore per noi importante: la trasparenza. Il nostro punto forte è il fatto che ogni donatore ha la possibilità di vedere dove vanno i suoi soldi, ed è coinvolto in tutto il processo di restauro. Attraverso i social (pagina Facebook), infatti, si viene informati sullo stato e su ogni aspetto tecnico del lavoro. È da ricordare poi, che a ogni livello di donazione corrispondono dei premi, come quello di poter incontrare i restauratori e discutere con loro.

Io penso che la cosa bella di far parte di un’associazione è seguire passo dopo passo quello che fa. Quando parliamo di trasparenza intendiamo proprio questo. Vedere tutto quello che facciamo, anche a livello tecnico, è interessante e permette di essere completamente partecipi.

Passiamo ora a “LoveItaly! Giovani”. Qual è il suo ruolo nell’ambito dell’associazione?
“LoveItaly! Giovani” è una sezione dell’organizzazione, nata innanzitutto dall’incontro delle aspirazioni di Alan, il presidente, e quelle dei fondatori, che stavano cercando una concreta partecipazione giovanile al progetto. Laureato alla triennale in economia con una tesi sul valore economico della cultura, Alan ha poi continuato con un master in studi europei, con una tesi sulla cultura come valore per una nuova crescita. Aveva l’idea di creare un movimento di studenti e giovani appassionati di cultura, e tramite l’università è entrato in contatto con Tracy Roberts, co-founder dell’associazione. Da la è nata questa bella magia, l’unione tra il suo entusiasmo e le possibilità messe a disposizione dall’associazione. Subito dopo Alan è entrata Francesca, e adesso si sta aggiungendo al team di un gruppo di circa 15 persone che hanno intenzione di lavorare con noi. Possiamo dire che “LoveItaly! Giovani” è una parte molto importante dell’associazioni, perché si pone come ponte tra cultura e università.

La sfida era trovare una forma di interazione tra giovani e cultura, qualcosa di diverso dalle solite conferenze. Così abbiamo attuato il primo progetto patrocinato dall’Unesco, la challenge. Consiste in una gara tra gruppi di studenti che metteranno in competizione le loro idee per ristrutturare e valorizzare una preziosa stanza rinascimentale di Villa Farnesina, chiusa al pubblico fino a un anno fa. Gli studenti dovrannno mettere in campo più discipline per valorizzare al meglio le potenzialità di questo patrimonio: storia dell’arte, archeologia, economia, marketing management; l’obiettivo è quello di realizzare progetti innovativi e multidisciplinari, coinvolgere tutte le facoltà e lanciare poi in crowdfunding il progetto più valido.

Siete un’organizzazione molto numerosa, ma soprattutto multi-generazionale. Com’è questa esperienza di team?
Nel complesso siamo un team veramente molto unito. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo e il lavoro avviene in grande sinergia. Richard Hodges, presidente della American University of Rome, è fondatore e presidente di LoveItaly!; Tracy Roberts è la vice-presidente e si occupa un po’ di tutti gli aspetti: è una coordinatrice, una figura principale nella gestione di molte attività fondamentali. Poi c’è il consiglio direttivo, con i vari soci fondatori che si incontrano periodicamente per aggiornarsi e prendere le decisioni più rilevanti. Loro sono veramente molto attivi e per noi rappresentano la vera forza dell’associazione.
Giulia svolge un’attività manageriale e si pone po’ come hub tra interno e esterno dell’associazione, e Alan e Francesca, come dicevamo, sono le figure centrali di “LoveItaly! Giovani”.

Il bello è che siamo tutti in comunicazione. I soci più anziani hanno l’esperienza che noi non abbiamo, ma lasciano a noi le idee e ci supportano al cento per cento. Ci sentiamo l’esempio concreto di quella che è la collaborazione tra generazioni diverse.

Progetti futuri?
Sicuramente, la cosa più bella sarebbe riuscire a realizzare la challenge in tutta Italia: stiamo partendo dalle università di Roma e del Lazio, ma vogliamo arrivare a tutti quei siti ancora da valorizzare. Il potenziale è enorme in ogni regione, e portare questa visione partecipativa ovunque può servire a dimostrare che possiamo farcela anche rimanendo qui, in Italia. Un altro progetto futuro, una sezione che a breve sarà aggiunta al sito, è il comitato didattico. Realizzato in collaborazione con alcune professoresse dell’Istituto di Restauro, tra cui Antonella Basile.

Questa piattaforma avrà l’obiettivo di raccogliere tesi di laurea e abstract su differenti argomenti, tutto organizzato in ordine cronologico. Per ogni periodo della storia italiana ci saranno i documenti accademici di tutti gli studenti che decideranno di partecipare, e dalla diffusione di questi dati si partirà per gestire due sezioni del progetto: quella dedicata agli adulti, che prevede di organizzare tour a partire dall’interesse degli utenti, e quella per i bambini, volta a realizzare iniziative ludiche formative.

Chiudiamo con quello che è per voi LoveItaly!: nel contesto italiano. Secondo voi, qual è il messaggio di un’associazione come la vostra?
Il messaggio principale che vogliamo trasmettere è che la cultura è di tutti, e va mantenuta, sostenuta e promossa. Dalle istituzioni, si, ma anche dai cittadini. Ognuno, se vuole, può diventare parte del futuro del proprio paese.  L’arte e la cultura appartengono all’identità dell’Italia, quello del nostro territorio è un passato stupendo con oltre duemila anni di storia, e noi vogliamo contribuire a mantenerla, continuando a creare nuova cultura e coinvolgere comunità sia locali che internazionali.