prosecco house
16 Marzo 2018   •   Carolina Attanasio

Prosecco House, la prima casa del Prosecco a Londra

«Gli inglesi ci amano per tanti motivi, soprattutto per le bollicine: la Prosecco House, fresca di apertura a Londra, è il primo tempio dedicato al prosecco in città, forte di una selezione delle migliori etichette nostrane, introvabili in Inghilterra»

Prosecco House: già solo il nome potrebbe farvi salire la voglia di brindare alle stelle. Prendete un aereo e correte a Londra, allora, dove da qualche settimana si beve prosecco a tutte le ore, alla faccia della Brexit. La Prosecco House (sito ufficiale), che altro non è che un elegantissimo wine bar all’ombra del Tower Bridge, ha inaugurato lo scorso 9 febbraio, promettendo di diventare il nuovo punto di riferimento dell’eccellenza Made in Italy nella Capitale inglese. Forte di un trend in inconfutabile crescita (ve ne ho parlato qui), la Prosecco House è un progetto dell’imprenditrice Kristina Issa, trentacinquenne inglese originaria della Siria, che ha lavorato personalmente con alcuni produttori veneti per assicurare la presenza di etichette introvabili a Londra. L’idea di una Prosecco House è nata dopo un viaggio in Italia, dove Kristina ha degustato etichette e varietà mai provate a Londra. Secondo l’imprenditrice, esiste un gap qualitativo per cui è impossibile trovare etichette di buona qualità se non servendosi in costosi hotel o cocktail bar. Da qui, l’idea di aprire un posto che fosse elegante e – allo stesso tempo – accessibile, dove poter degustare prodotti di vera qualità italiana senza dover per forza spendere un capitale.

Venti diversi tipi di prosecco in menù, un bicchiere parte da 7,50 sterline, una bottiglia da 30, non proprio una sciocchezza ma, ehi, siamo pur sempre a Londra e la qualità delle etichette non è certo da buon mercato. La provenienza? Rigorosamente nord-est Italia: 5 province dal Veneto (Venezia, Vicenza, Treviso, Padova, Belluno) e 4 dal Friuli Venezia Giulia (Pordenone, Trieste, Udine e Gorizia). Le bollicine si degustano in loco, ma possono anche essere acquistate e portate a casa. Addirittura si può ordinare a domicilio, con UberEats o Deliveroo, è l’unico bar a offrire questo servizio. Il massimo della variazione concessa, alla Prosecco House, è l’Aperol Spritz o il Bellini, sempre, rigorosamente con prosecco di qualità.

L’aperitivo è all’italiana, ovviamente. Le etichette si accompagnano a salami, prosciutti, ricottine, gorgonzola, pomodori secchi, verdure sott’olio. Un occhio italiano anche al design della Prosecco House, a cura di Justyna Czarnoba, che ha scelto proprio marmi italiani per accompagnare gli arredi in velluto e le superfici specchiate. La parete del bar – spettacolare – è refrigerata, così da tenere in mostra e al fresco le bollicine.

I britannici sono ormai universalmente riconosciuti come i maggiori estimatori di prosecco al mondo, i dati parlano chiaro: dal 2013 le vendite e l’export sono in incremento costante, il terroir riesce a crescere senza sacrificare la qualità del prodotto e, per questo motivo, il prosecco non è più il Cugino IT dello champagne, ma il suo più acerrimo concorrente. Gli inglesi lo chiamano cultish, ossia un grande interesse verso qualcosa che diventa presto un vero e proprio culto, che eleva alcuni prodotti a feticci da degustazione. È proprio il caso della Prosecco House, un moderno remake della Dolce Vita italiana, con quell’aspetto un po’ retrò sempre così di moda, più il tocco frizzante di alcune delle migliori bollicine italiane in circolazione.

Prosecco House può essere considerato il principio di un trend interessante degli ultimi tempi: l’attenzione, sempre crescente, verso prodotti di vera eccellenza italiana. Per lungo tempo, la qualità dei nostri prodotti è stata spesso barattata all’estero con riproduzioni di dubbia qualità, frutto di brutte combinazioni tra stereotipi italiani e produzioni industriali (vedi i maccaroni cheese pronti all’uso, le pizze con l’ananas tanto care agli americani, per non parlare dei vari Tony’s, Salvatore’s, Gennaro’s in giro per il mondo, ristoranti che di italiano hanno davvero poco). Qualcosa, lentamente, sta cambiando. Vedendola più in grande, c’è un nesso tra questa rinnovata attenzione all’eccellenza e i cambiamenti nella fruizione dei viaggi negli ultimi anni.

Il turismo di massa, sempre più, abbandona gli itinerari classici in favore di esperienze di vita vere, che in Italia sono fatte di piccoli borghi e produzioni locali. Succede così che si scopra che l’eccellenza italiana non è appannaggio esclusivo dei grandi centri turistici, ma vive e pulsa nelle vene di tutto il Paese. L’autenticità di un prodotto è il territorio da cui proviene, non può essere riprodotto allo stesso modo in nessun altro luogo al mondo. Nella stessa Italia, vini e cibo non saranno mai gli stessi, già solo andando da una regione a quella immediatamente vicina. Il territorio è tutto, è la nostra arma vincente: la non-riproducibilità della nostra eccellenza altrove. Staremo a vedere se il trend inaugurato da Prosecco House ci darà ragione.

Carolina Attanasio