Ferragosto
12 Agosto 2016   •   Snap Italy

“Pranzo di Ferragosto”, il film ideale per una sera d’estate

Una piccola perla nel panorama del cinema italiano passato quasi inosservato, Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio è il film ideale da recuperare nelle sere torride d’estate. Una pellicola originale e divertente ma che non rinuncia a far riflettere

Ferragosto vuol dire mare, scampagnate, grigliate e falò sulla spiaggia: ma siamo in Italia e quindi Ferragosto vuol dire anche pranzo in famiglia. Ecco quindi la recensione di un piccolo film, sia per durata che per pretesa, che mette in scena una tipica scena italiana ma con una variazione: un pranzo di Ferragosto che vede uno scapolo trascorrere la giornata non con gli amici, ma con tre simpatiche vecchiette.

Gianni è un uomo di mezz’età, figlio unico di madre vedova, un’anziana nobildonna decaduta con la quale vive e di cui si occupa a tempo pieno. Vive in una vecchia casa al centro di Roma e trascina le sue giornate fra faccende domestiche e l’osteria, cercando di tirare avanti, ricoperti di debiti come sono. Il giorno prima di Ferragosto, nel bel mezzo dell’afa estiva, Alfonso, l’amministratore del condominio, propone a Gianni di tenere in casa la propria mamma per due giorni di vacanza, in cambio dell’estinzione dei debiti condominiali accumulati negli anni. Gianni è costretto ad accettare, ma a tradimento l’amministratore si presenta non con una, ma con due anziane signore. Da lì si scateneranno una serie di situazioni divertenti e al limite dell’assurdo, che porteranno la strana combriccola fino al pranzo del 15 di agosto.

Pranzo di Ferragosto è un film del 2008 scritto, diretto ed interpretato da Gianni di Gregorio, il suo primo film da regista. Il film fu presentato alla Mostra del cinema di Venezia, vincendo il Premio Venezia Opera Prima “Luigi de Laurentiis”. Inoltre Di Gregorio è stato anche premiato come Miglior Regista Esordiente sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Argento. Gianni Di Gregorio, sceneggiatore e aiuto regista di Matteo Garrone (in questo film in veste di produttore) non è certo un novellino dell’ambiente: per anni sceneggiatore dei film di Felice Farina e Marco Colli, nel 2000 incontra il regista di Gomorra col quale collabora alle sceneggiature di molti suoi film, come L’Imbalsamatore, Primo Amore ma anche e soprattutto lo stesso Gomorra. Fu proprio nel 2000 che Di Gregorio ricevette la strana proposta, poi rifiutata, di ospitare la madre del suo amministratore per qualche giorno: l’autore si è chiesto quindi cosa sarebbe successo se avesse accettato e da questo spunto di vita vera è nata l’idea per Pranzo di Ferragosto. Opera prima vagamente autobiografica quindi, una pellicola tenera e scanzonata piena di gag e spunti di riflessione.

In giro se ne vedono pochi di film che hanno il coraggio di portare sullo schermo una “storia di anziane signore”, visto che la terza età viene di rado frequentata dal cinema, dove vige la regola del commerciabile. Il regista romano però rivela una sensibilità tutta particolare nel tratteggiare una storia priva di clichè, ma che anzi riesce a mettere in evidenza vizi e virtù di una generazione troppo spesso dimenticata. In un’epoca dove tutto è frenesia e velocità e dove non si ha più il tempo di fermarsi a ricordare o ad ascoltare, Pranzo di Ferragosto riesce a porre l’attenzione sulla necessità di osservare da vicino i dettagli, anche fisici, delle persone, come le rughe, le grinze e le dita nodose. Gianni Di Gregorio infatti in questo segue molto lo stile del suo amico Garrone, soffermandosi con la macchina da presa proprio su questi dettagli, quasi a seguire i personaggi nelle loro azioni quotidiane, senza orpelli e in modo semplice e lineare. Il film ha un animo neorealista nel senso che Di Gregorio ha scelto tutti attori non professionisti, in particolare le tre signore che a momenti sembrano non recitare nemmeno, e la loro naturalezza avvolge tutto il film. Anche lo stesso Di Gregorio sceglie se stesso per interpretare il protagonista: «serviva un uomo di mezza età alcolizzato che aveva vissuto gran parte della sua vita con la madre…allora tutti i volti della troupe si sono immediatamente rivolti verso di me». La sua recitazione è sorniona e posata, in contrasto con l’allegria e la briosità delle nonnine, che discutono, spettegolano, fanno i capricci e si truccano senza preoccuparsi affatto della loro avanzata età. Per questo il film è un gioiello: alla fine si arriva a domandarsi se vecchiaia sia davvero una questione di anagrafe.

La pellicola è ambientato volutamente nel giorno più lento dell’anno, in una Trastevere arsa e deserta e più in generale in una Roma che ricorda tantissimo Il sorpasso di Dino Risi (leggi qui la nostra classifica dei film da vedere durante l’estate), tra camicie sudate, silenzi irreali e paste al forno paesane: la casa che fa da scenario è bellissima, di quelle che non se ne vedono più, antica, d’epoca e a tratti dozzinale, perfetta per la storia. La storia a conti fatti non brilla per complessità, ma anzi si dipana partendo da una base narrativa minuta che diventa il pretesto per serie di situazioni comiche e buffe che però come si diceva prima non trascurano di far riflettere anche con una punta di cattiveria. Pranzo di Ferragosto non cede al facile buonismo, ma attraverso dialoghi brillanti e realistici, il disilluso, cinico ma anche amorevole Di Gregorio vuole farci conoscere un mondo dimenticato, mal capito e spesso temuto.

Pranzo di Ferragosto è davvero un film da gustare, proprio come il pranzo del 15, perché narra di cose concrete ma lo fa in modo frizzante e piacevole, ricordando che la vita è fatta di piccoli piaceri e che non serve granchè per divertirsi, a volte anche il semplice gesto di apparecchiare la tavola può bastare.

Serafina Pallante