ponte nel cielo
04 Febbraio 2020   •   Carolina Attanasio

Ponte nel cielo, in Lombardia un altro progetto da record

«3 ventenni d’oro di Dossena, come qualcuno li ha rinominati, hanno messo a segno un colpo vincente, facendosi finanziare oltre un milione di euro dalla regione Lombardia per la costruzione di un ponte nel cielo da record. I come e i perché li trovate spiegati di seguito»

Non tutti hanno presente dove si trovi esattamente Dossena, non ancora, almeno. Saranno 3 giovani under 30, Stefano Trapletti, Simone Locatelli e Riccardo Omacini  (rispettivamente 26, 22 e 19 anni) a portare alla ribalta questo comune in provincia di Bergamo, tra la val Brembana e la val Serina, grazie a un progetto record per un ponte nel cielo come quello di Tartano (SO), che attualmente detiene il record di altezza con i suoi 140 metri (qui tutti i ponti in giro per l’Italia). Dossena punta ad andare più in alto, con circa 150 metri di altezza, e la cosa è piaciuta non poco alla Regione Lombardia, pronta a finanziare il progetto con oltre un milione di euro. Due spicci, si direbbe, per un’area d’Italia che è ormai come lo Schumacher dell’innovazione, sempre pronta a surclassare se stessa quando si tratta di far mangiare la polvere alle altre regioni italiane.

ponte nel cielo

Il progetto alla base

Saranno anche giovani, ma i tre ragazzi in questione non si sono esattamente svegliati una mattina col desiderio incombente di costruirsi un ponte tibetano dietro casa. Siamo di fronte a uno dei numerosi casi di giovani che non vogliono lasciare il territorio da cui provengono, anche quando questo li lascia lentamente a corto di risorse, spopolandosi progressivamente e invecchiando anno dopo anno. I tre non ci stanno, così quella del ponte nel cielo diventa la scusa ufficiale per rivalutare la zona, non solo costruendo una struttura da record che, si sa, tira come un carro di buoi, ma anche puntando a rivalutare tutto il circondario. Il progetto prevede, di fatti, anche il recupero dell’ex municipio, per renderlo museo, il recupero di edifici vicini alle vecchie miniere e un belvedere sulla Val Parina, un panorama su uno strapiombo di 300 metri.

Non finisce qui. Non fai un ponte tibetano se poi non hai dove ospitare chi viene a passeggiarci, e qui arriva l’albergo diffuso, una tipologia di ospitalità che fa bene per tanti motivi: preserva il paesaggio architettonico dei borghi, riqualificandoli, e crea nel viaggiatore la sensazione di essere uno del posto, non un turista, perché ospite in una piccola casa del borgo, col ristorante poco più avanti, e il posto per la colazione dietro l’angolo. In questo modo un paese rivive, perché chi lo visita è “obbligato”, passateci il termine, a muoversi lungo i suoi vicoli e piazzette per usufruire di tutti i servizi che un albergo diffuso può offrire. Un gran bel gol, per 3 under 30 che sono partiti semplicemente chiedendosi cosa potessero fare di buono per il loro paese. A lanciare il cuore dietro l’ostacolo ci vuole coraggio, specialmente se si tirano in ballo milioni, investimenti e aspettative di vario genere. Ma quelli che non sbagliano mai sono quelli che non provano, giusto?

Le caratteristiche

Dell’altezza abbiamo già parlato, 150 metri, mica spicci. Il ponte tibetano sarà lungo 550 metri, una bella passeggiata sospesi nel vuoto, ammirando i paesaggi più belli che le valli lombarde possano offrire. Collegherà il Dossena alla zona dell’ex tiro a piattello. Il ponte sarà aperto tutto l’anno, ogni volta che le condizioni meteo lo permetteranno. In alta stagione il ponte dovrebbe essere aperto tutti i giorni, in bassa invece l’accesso potrebbe essere garantito solo nel weekend. Si tratta di un’opera destinata ad attrarre turismo, certo, ma nel rispetto del territorio e dei suoi ritmi, che si è scelto di mantenere inalterati durante la settimana.

Carolina Attanasio