Nu Guinea. Napoli-Berlino andata e ritorno
«Nu Guinea sono un duo, anzi IL duo elettronico rivelazione dell’anno. From Napoli con furore ma vivono a Berlino dove hanno realizzato il loro disco Nuova Napoli tra lo sperimentale e l’attaccamento alle radici, un successo di pubblico e critica.»
I Nu Guinea (Fb; IG) sono il duo elettronico che fa impazzire pubblico e critica. Partenopei trapiantati a Berlino dove lavorano, sperimentano e registrano senza dimenticare però da dove vengono, Napoli. E c’è poco da fare, per quanto la musica italiana sia bella lungo tutto lo stivale, quella napoletana vince sempre e come un pifferaio magico riesce a smuovere chiunque. Mettere canzoni napoletane vuol dire vince facile, che sia di tradizione o attuale, basta farla partire perché la pista si scaldi, insieme ai cuori di chi si lascia andare a cantare, magari abbracciato a uno sconosciuto e allora sì diciamo che è anche un toccasana per la nostra socialità. Ci pensavo qualche sera fa alla festa di un rione romano, il primo, Rione Monti. “E che ci azzecca?” vi domanderete giustamente, la festa di un rione romano con la musica napoletana. “Ci azzecca” perché nonostante il programma della serata prevedesse una compilation di stornelli romani è stato solo con l’esecuzione di pezzi partenopei che la piazza si è animata davvero. E non mi uccidete però zì (perchè sono romana eh) è vero! Tralasciamo la questione di chi è meglio di chi e torniamo al dunque.
I Nu Guinea li ho visti-sentiti-scoperti la prima volta i 9 maggio scorso in occasione del concerto di Liberato. Stavo alla rotonda Diaz sul lungomare di Napoli schiacciata come una sardina in mezzo a migliaia di persone e va bene la curiosità del primo live del fenomeno mascherato, va bene che le traversate sui mezzi pubblici sono un’ottima scuola però la situazione quel giorno era veramente impegnativa. Arrivata con prudente anticipo per assicurarmi il mio posticino d’onore ben bene appiccicata alla massa, pensavo alle ore che mancavano all’inizio come un incubo. Poi qualcosa è cambiato. Movimento sul palco con conseguente spostamento, incondizionato per i più, della marea umana sottostante. Non era Liberato o non ancora, sempre che uno dei tre che sarebbero saliti ore dopo fosse davvero lui ma vabbè questa è un’altra storia.
Ecco due ragazzetti calcare la scena e prendere possesso della consolle. Stavo ripercorrendo le fasi del ragionamento che mi avevano portata a scegliere di immergermi in quel caos alla mia veneranda età, quando finalmente ne ho trovato il senso. Quei due dietro alla consolle erano i Nu Guinea e con la loro musica, molto diversa da quella del cantante a volto coperto, è cominciata anche la “presa a bene”! Un mix di percussioni e sintetizzatori, afro e funk, disco e soul. In un attimo il mare di gente intorno a me era scomparso, lasciando spazio solo a quello vero, davanti a me oltre il palco e che fino a quel momento era sembrato così lontano. In fondo è proprio questo il valore della musica, portarti oltre i luoghi fisici e le costrizioni. A loro l’onore di aprire il concerto evento della stagione, l’atmosfera è completamente cambiata e l’apprezzamento da parte dei 20.000 presenti è palese ma loro sembrano comunque stupiti, si guardano e si sorridono, forse emozionati della magia che stanno compiendo.
Quello che mi è piaciuto è stata la sensibilità, genuina, che trasmettevano, nonostante il successo e il plauso, rimanendo con i piedi per terra, in quella Napoli, la loro Napoli. I Nu Guinea sono Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, dal 2014 non vivono più a Napoli, si sono trasferiti a Berlino dove hanno dato vita al loro progetto musicale. In quello stesso anno è uscito il primo prodotto Nu Guinea, omonimo ep che sfuma dal funk alla deep-house. Nel 2015 è la volta di World Ep, dal sound tribale, e l’anno dopo quella di The Tony Allen Experiments, un mix di afrobeat, batteria e funk jazz. Ormai si sono ambientati e il prossimo passo li vede fondare la propria etichetta personale, la NG Records. Tutto bello a Berlino eh, moderna e innovativa, stimolante e con mille opportunità, soprattutto per chi fa musica elettronica è il massimo però vuoi mettere quel freddo con il sole del sud Italia, il caffè quello vero e il calore della loro terra? Un po’ di nostalgia la devono pure aver sentita tanto che lo scorso 13 aprile è uscito il loro primo album Nuova Napoli un vero e proprio omaggio, una dedica alla città partenopea, al brio artistico che da sempre la contraddistingue e alla sua musica un po’ retrò, quella degli anni ’70 e ’80.
Sette tracce realizzate con la collaborazione di artisti campani, da Fabiana Martone che presta la sua voce in Je Vulesse, Roberto Badoglio, Marcello Giannini e Pietro Santangelo.
Un disco che parte da Berlino ma con Napoli nel cuore dove ci porta fin dalla prima nota, che come un filo rosso collega due città, due realtà e due tempi diversi. C’è il sapore degli anni ’70/’80, il sound dei sintetizzatori che si mescolano a cori e percussioni, si sentono le mani di musicisti che pizzicano la chitarra intrecciarsi a sonorità contemporanee tra afrobeat e house. Il disco ha riscosso e continua a riscuotere un grande successo, conferma che il richiamo di Napoli, con le sue luci e le sue ombre è sempre forte, viscerale. Non si tratta di canzoni tradizionali chiaro ma l’ispirazione è stata quella e il prodotto ne risente, arricchito dalla storia ma proiettato al futuro, non solo musicale, fatto di sperimentazione e mescolanza ma anche umano che passa di giovane in giovane che ne sa apprezzare il valore.
Cecilia Gaudenzi