museo della mente
24 Settembre 2018   •   Anita Atzori

Museo della mente, l’ex manicomio prende vita

«Fa riflettere, realizzare e metabolizzare. Da ex manicomio a museo della mente per sensibilizzare un popolo ancora troppo legato al pregiudizio.»

Sono passati ormai 18 anni da quando è stato chiuso il manicomio di Santa Maria della Pietà a Roma. Una definitiva chiusura che già da tempo faceva sentire la sua tristezza e l’estremo bisogno di un intervento tempestivo quanto necessario. Sembra strano, ma la verità è che fino a 30 anni fa in una società civile come l’Italia era ancora forte la repressione sui problemi legati all’insanità mentale. Il paradigma della diversità, nel nostro caso collegata alle persone affette da disturbi mentali, era un modo diretto per agire sulla persona considerata folle o pericolosa, rinchiudendola in dei luoghi chiamati manicomi che più di tutti tendevano all’esclusione piuttosto che all’inclusione sociale. Il coinvolgimento della società nella lotta allo stigma e al pregiudizio sembra ed è certamente uno dei metodi più indicati per promuovere la sanità mentale non solo negli ospedali, ma in tutti i luoghi di aggregazione. Familiari e malati si trovano così a far parte di una comunità che non li isola, ma anzi li rende partecipi. Il museo della mente (sito ufficiale) nasce così per creare un ponte diretto tra visitatori, esperti del settore e malati. In che modo? Creando percorsi di comunicazione interattiva dove il pubblico è invitato a partecipare mettendo alla prova le sue capacità sensoriali e il suo spirito di riflessione. Tra elementi reali ed esperimenti di laboratorio, più che un museo sembra essere un archivio della memoria, dove il ricordo funge da miglior esempio. I visitatori sono così invitati a guardare ed ascoltare delle video interviste ai testimoni della storia del vecchio ospedale psichiatrico, che non vogliono essere un modo traumatico di guardare la realtà, ma un fatto concreto per metabolizzare il problema sulla diversità.

Il museo della mente occupa il VI padiglione dell’ex manicomio, caratterizzandosi per una sofisticata installazione a grande impatto emotivo, il tutto diretto e creato dallo Studio Azzuro che non ha tralasciato nessun minimo dettaglio. All’interno delle stanze una particolare mostra di strumentazioni medico sanitarie, esperimenti scientifici e oggettistica varia risalente agli anni ’80 e ’90. Nulla è andato perso, né gli oggetti né le persone. Negli anni successivi alla sua apertura, datata nell’anno 2000, il museo della mente è stato un punto di riferimento per tutti gli studi universitari e scientifici del polo italiano. Con il sostegno del Ministero per i Beni e le attività Culturali e la Asl di Roma, questo museo è da intendere anche come un potente archivio a disposizione di chi si addentra in questo mondo per un percorso di tesi o specializzazione del mestiere. Una delle cose interessanti relative al museo della mente e alle sue esposizioni è la fitta trama di eventi ed esposizioni temporanee ospitate all’interno del padiglione. Un esempio? Dal 5 al 31 ottobre prenderà vita la mostra Nel corpo della città, un meraviglioso percorso in stile contemporaneo dove verranno presentati dei luoghi simbolo della storia sociale di Roma; il Villaggio Olimpico e le strutture delle Olimpiadi del 1960, l’ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà e l’Ospedale Santo Spirito in Saxia. Tutti completamente diversi fra loro, ma accomunati dal fatto di aver ospitato comunità di persone intente a condividere pratiche e condizioni di vita.

A sangue caldo ciò che poi fa realmente riflettere è come un museo possa diventare la chiave di lettura per un problema di ampia portata come la sanità mentale, che certo in Italia richiede ancora molti anni di sensibilizzazione. Ma questa senza ombra di dubbio traccia non solo delle linee guida, ma anche una sorta di testamento su cosa è bene che gli italiani abbiano come ricordo e strumento di anni non sicuramente facili sul fronte etico e sociale. Storie di vita, problematiche e grandi passi in avanti si mescolano tra loro per aprire le menti e il cuore di chi ancora crede che tutto questo sia “acqua passata”. Il museo della mente così ci lascia increduli, colpiti e profondamente coscienti, con quel pizzico di consapevolezza in più e quell’amore verso la diversità che non è più un problema ma un valore.

Anita Atzori