moda e crisi
22 Giugno 2020   •   Raffaella Celentano

Moda e crisi: dalle difficoltà arrivano idee vincenti

«Ossimoro o binomio vincente? Oggi parliamo del rapporto tra moda e crisi, e di come il fashion system da sempre abbia reagito alle difficoltà reinventandosi»

Quello tra moda e crisi è un binomio che ai più potrebbe sembrare un ossimoro. Eppure la storia ci insegna che l’industria della moda è stato uno dei primi settori a rispondere alle crisi e alle difficoltà, rinnovandosi costantemente e cambiando volto per far fronte ai problemi in maniera vitale e resiliente.

Gli studiosi di moda e costume sanno benissimo che molte innovazioni  relative all’industria dell’abbigliamento sono, in realtà, figlie di periodi bui e difficili in cui le gravi difficoltà economiche, politiche e sociali hanno dato la spinta per trovare soluzioni innovative. Questi cambiamenti sono arrivati sia dall’alto che dal basso, ovvero sia dalle grandi case di moda che dalle persone comuni: le prime cercavano di stare al passo con i nuovi bisogni e desideri dei clienti, mentre le seconde cercavano soluzioni immediate e funzionali per problemi pratici. Eppure, alcune idee e innovazioni che inizialmente sembravano dovute solo ed esclusivamente ad un bisogno passeggero, ad una situazione transitoria, sono poi diventate parte integrante delle nostre abitudini e dei nostri guardaroba.

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Utility_Clothes-_Fashion_Restrictions_in_Wartime_Britain,_1943_D14837

La moda durante la Grande Guerra

Tra le prime grandi crisi dell’epoca moderna che la moda ha affrontato ricordiamo, ovviamente, la Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra determinò la fine della Belle Époque e catapultò il mondo in un’epoca nuova, meno sognante e meno fiduciosa nel futuro, ma molto più pragmatica e concreta. E anche la moda si trasformò. Ogni ostentazione di lusso o eleganza divenne fuori luogo e perfino offensiva, rispetto alla mondanità degli anni precedenti, necessità ben più impellenti occupavano la vita delle persone e divenne fondamentale abbracciare uno stile di vita molto più sobrio. Negli anni della guerra, poi, la situazione generale e la scarsità di materiali disponibili portarono la moda a piegarsi ad uno stile più severo, pratico ed economico, prediligendo pochi colori con prevalenza di tinte scure. E come spesso avviene, questi cambiamenti interessarono per lo più il gentil sesso. Furono le donne, infatti, a doversi adeguare ai cambiamenti maggiori: esse erano improvvisamente diventate protagoniste della vita quotidiana, sostituendosi agli uomini (impegnati al fronte) come risorsa sociale ed economica, con nuovi ruoli e nuove responsabilità.

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London_Fashion_Designers-_the_work_of_Members_of_the_Incorporated_Society_of_London_Fashion_Designers,_London,_England,_UK,_1945_D23782

La moda durante la Prima Guerra Mondiale divenne una moda adatta al lavoro. Le attività lavorative non potevano, ovviamente, essere svolte con abiti ingombranti ed eccessivamente elaborati, perciò le donne per la prima volta nella storia optarono per indumenti molto pratici e disinvolti. I tacchi delle scarpe divennero molto più bassi, le gonne si accorciarono sia per consentire un’andatura più veloce che per far fronte alla carenza di stoffe e tessuti, e le giacche e le camicie adottarono linee sempre più semplici per garantire una maggiore libertà di movimento. In generale si abbandonarono ornamenti e frivolezze varie, e si optò per tessuti più economici e resistenti per lo più in tinta unita. Tali cambiamenti determinarono, pare ovvio, la fine di importanti atelier e case di moda della Belle Époque, ma spianarono al strada a fenomeni nuovi e nomi che poi avrebbero ottenuto importanti successi negli anni a venire. La rivoluzione e l’emancipazione dei costumi iniziati durante il primo conflitto mondiale proseguirono anche dopo la fine delle ostilità belliche e accompagnarono le donne per anni, definendo un nuovo concetto di moda e di libertà femminile.

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Women’s_War_work_during_the_First_World_War,_London,_1918_Q28032

I cambiamenti degli anni Quaranta

Un’altra importante rivoluzione che lega inesorabilmente moda e crisi arrivò negli anni Quaranta, a partire dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. I governi dell’epoca, infatti, imposero molte restrizioni su tutto ciò che riguardava la moda, poiché per confezionare gli abiti femminili si utilizzavano gli stessi materiali con cui si producevano le divise militari, che dovevano avere la precedenza. Le fibre utilizzate in precedenza erano lana e nylon che vennero ben presto abbandonate proprio perché vietate e vennero scelti altri materiali, per lo più il Rayon ed altre fibre sintetiche. Gli abiti erano piuttosto corti e seguivano lo stile militare con pochi decori per contenere i consumi ed i costi: si prediligevano i tailleur con gonne aderenti e cinture per sottolineare il punto vita, mentre le giacche avevano spalline imbottite e molte tasche per trasportare documenti e denaro. Con le gonne scoperte si da molto più risalto alle gambe: ma le calze in nylon erano molto difficili da trovare, e le donne iniziarono ad indossare anche calze corte o perfino a truccare le gambe per farle apparire più abbronzate e dal colorito uniforme. Inoltre, per la prima volta i pantaloni divennero un indumento quotidiano informale per il tempo libero. Vi furono razionamenti anche per quanto riguardava il tessuto utilizzato per realizzare costumi da bagno. Fu così che i classici costumi interi furono sostituiti per la prima volta nella storia dai modelli in due pezzi, che qualche anno più tardi sarebbero diventati i celeberrimi bikini.

Insomma, durante la Seconda Guerra Mondiale la moda divenne ancora più pratica ed essenziale, ma non rinunciò alle sue peculiarità e a qualche vezzo, come i cappelli e le scarpe che non furono toccati da gravi razionamenti dei materiali.

Moda e crisi: cosa succede dopo?

Abbiamo visto fin qui come situazioni di crisi possano influire sulla moda e stravolgerne le regole. Ma cosa succede dopo? Cosa bisogna aspettarsi alla fine di una crisi, nel momento della cosiddetta ripresa? Anche qui la storia ci insegna per per ogni discesa c’è una risalita più o meno veloce, una rivoluzione e una voglia di reinventarsi. Gli anni dopo il crollo di Wall Street del ’29, ad esempio, sono ricordati come i più creativi, anni in cui i grandi stilisti hanno aguzzato l’ingegno e dato vita all’estetica moderna. Basti pensare al lavoro di Elsa Schiaparelli e Salvatore Ferragamo. E gli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale sono gli anni della donna fiore, che torna ad indossare corpetti e gonne ampissime sulla scia del New Look di Christian Dior. Ancora, negli anni Novanta ci si abbandonò ad un minimalismo che poi ha fatto la storia della moda con grandi nomi come Miuccia Prada, mentre dopo il 2008 si è tornati ad una moda più raffinata e semplice, priva di ostentazioni e fatta per durare nel tempo. Insomma, le crisi ci sono ma ci sono anche le riprese: c’è la voglia di reagire, di innovarsi e reinventarsi, anche se i tempi sono difficili. Ed è esattamente ciò che succederà adesso, dopo l’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19: si inizia a fare ordine nelle vite e nei guardaroba, si è più inclini agli abiti semplici e pratici e si presta sempre più attenzione alla qualità. Insomma, anche se al momento la crisi incombe sul fashion system, non sono pochi i sentori di una ripresa che ci darà tanto su cui riflettere e su cui lavorare.

Raffaella Celentano