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02 Giugno 2018   •   Anita Atzori

Brand italiani: quali sono le aziende con più dipendenti?

«Quali sono i brand italiani col più alto numero di dipendenti? Scopritelo nella classificata di Snap Italy assieme a tante altre curiosità legate al mondo della moda e del lusso»

Quando si parla di brand italiani sono due le caratteristiche che determinano il loro successo:valore economico e forza. Il valore economico rappresenta la capacità di portare risultati economici all’azienda, sfruttando quella che è l’immagine del brand, e dunque la sua stessa forza. Ma sappiamo bene come la forza sia anche sinonimo di solidità aziendale, ovvero quella stabilità che a prescindere dal fatturato determina l’immagine della azienda in maniera chiara e riconoscibile; tre sono i fattori che concorrono a migliorare l’identità di un marchio: gli investimenti diretti o indiretti per promuoverlo (comunicazione, pubblicità, rete di distribuzione), il ritorno di immagine grazie agli stakeholder (ovvero consumatori, dipendenti e analisti finanziari) e il ritorno di business che genera crescita, quota di mercato e nella maggiore delle ipotesi ampliamento dell’azienda e dunque dei dipendenti.

E proprio qui si ferma la nostra analisi, ovvero la potenza e l’incremento della forza lavoro all’interno dei migliori brand italiani riguardanti il settore della moda e del lusso. Inutile dire che già dal 2016 qualcosa è cambiato, perché se fino ad ora la potenza economica cinese era un bersaglio ma mai una sconfitta, ora il livello di competizione si innalza. L’Italia assieme ai suoi “vicini di casa” Germania, Francia e Spagna accusa i colpi di quella che era una lotta preannunciata da tempo, a vantaggio dei competitor americani e giapponesi. Il punto di forza della Cina? Un’espansione velocissima e l’utilizzo di tecnologia innovativa per la produzione tessile, che senza ombra di dubbio abbassa i costi del prodotto finale.

Eppure se ci pensate bene l’unico punto a sfavore del nuovo Capitale Orientale è proprio l’identità. Identità che (vuoi o non vuoi) ha fatto la storia nel settore della comunicazione d’impresa, prendendo sempre come basi fondanti la forza e l’immagine dei brand italiani. Aziende con un alto valore economico, così solide da crescere col tempo e dimostrarlo attraverso il numero dei loro dipendenti e della loro distribuzione. Certo non è facile coltivare una crescita professionale di questi livelli, sopratutto quando il termine di paragone è il mondo e non la penisola, però ci sono dei punti – o meglio delle tappe – che si preannunciano fondamentali; come ad esempio comprare un gestionale per negozio d’abbigliamento, avendo così la possibilità di gestire al meglio l’attività del negozio, avvalendosi dei migliori strumenti innovativi presenti sul mercato, risparmiando tempo ed operazioni lunghe, pressoché ripetitive. Un passo importante per ampliare le vostre vedute, ma anche il numero dei vostri dipendenti. Ma chi sono i 10 brand italiani col più alto valore economico e maggior numero di dipendenti?

Calzedonia

È la realtà italiana leader nel settore dell’intimo e dei costumi da bagno con 23.000 dipendenti sparsi per tutto il mondo. Il primo marchio del Gruppo Calzedonia, specializzato in calze e costumi da bagno uomo, donna e bambino, fu lanciato dal presidente Sandro Veronesi nel 1986, ottenendo da subito grande successo. Lo sviluppo è continuato poi nel 1996 con l’ideazione del brand Intimissimi, e nel 2003 di Tezenis. La rete distributiva oggi ha superato i 3.300 punti vendita in oltre 20 Paesi sparsi per tutto il mondo, facendo del rapporto qualità-prezzo la chiave vincente di un progetto competitivo ad ampio raggio.

Giorgio Armani

Presidente e consigliere delegato del Gruppo Armani, il colosso che negli anni ’70 fece impazzire le donne con la giacca destrutturata e la filosofia di vita secondo cui “vestire di nero al mattino per andare a lavoro non è triste ma elegante”. Armani, considerata una tra le aziende della moda e del lusso leader nel settore, conta circa 6.500 dipendenti e 12 stabilimenti di produzione. 2.203 punti vendita sparsi per tutto il mondo, di cui 151 boutique Giorgio Armani, 250 negozi Emporio Armani, 365 Armani Collezioni e tantissimi altri store riguardanti i settori dello sport, dell’abbigliamento per bambini e della casa. Ma non solo, il Signore dalla T-shirt blu notte ha offerto ai consumatori anche numerosi posti di lavoro nel 2010-11 con l’apertura a Dubai e Milano degli Armani Hotel in partnership con Emaar Properties.

Ermenegildo Zegna

Gruppo tessile risalente al 1910 che sulle alpi biellesi, grazie alla lungimiranza dell’omonimo imprenditore, riesce a farsi strada nel campo dell’abbigliamento sartoriale di alta gamma, e poi della maglieria, degli accessori e dello sportswear. Alla fine del 2012 l’azienda conta quasi 600 punti monomarca sparsi per tutto il mondo e la sua potenza completa il processo di verticalizzazione con l’acquisto del 3% del capitale sociale di Brunello Cucinelli Spa. Insomma impossibile non notare l’ascesa di uno dei brand italiani più apprezzati dalle star e dalle signore della moda vecchio stampo.

Dolce & Gabbana

Dal 1985 il sogno della moda più ambito dai giovani. Sì, perché il duo formato da Domenico Dolce e Stefano Gabbana ha fatto sognare un po’ tutti, compreso chi non aveva mai visto nel Made in Italy – e in questo caso particolarmente nella Sicilia – la ricetta per un successo di misura internazionale. Il marchio è presente in 37 paesi con un network di 260 punti vendita, la cui metà in gestione diretta. Nel 2011 il gruppo ha preso la coraggiosa scelta di accorpare tutte le collezioni sotto il marchio Dolce & Gabbana, rinunciando al famoso logo D&G, che inizialmente ha portato delle perdite di valore in campo di fatturato, ma che invece a distanza di anni non solo ha compensato, ma anzi ha raddoppiato le vendite.

Kiko

Passare dai mobili al make-up, a quanto pare, è facile. Sì, perché nel 1997 l’idea del gruppo Percassi, società leader nel mercato immobiliare italiano, di creare un progetto di make-up e cosmesi adatto a tutte le possibilità economiche di ogni donna si è rivelato vincente di grande impatto. Alla fine del 2013 si contano 588 punti vendita monomarca a gestione diretta, sparsi tra Italia, Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Svizzera, Austria e Portogallo. La sua identità è radicata nei valori del Made in Italy e in particolare di Milano, centro della moda e fulcro della loro ispirazione.

Stefano Ricci

È la garanzia per l’abbigliamento maschile sartoriale Made in Italy. Nel 2011 il gruppo ha inaugurato lo stabilimento di 5.500 mq a Fiesole, dando lavoro a più di 370 dipendenti. In Cina e in America questo marchio è sinonimo di moda maschile di alto livello, non solo per la linea creativa di ogni capo, ma anche per la qualità dei tessuti che vedono questa azienda tra i migliori brand italiani per la manifattura e la composizione tessile di grande qualità. Nel 2012 l’azienda festeggia il 40° anno della sua fondazione con una sfilata evento negli Uffizi, unico anno in cui questo inestimabile patrimonio fu concesso al settore della moda italiana.

Only The Brave

È il nome della holding fondata dall’imprenditore veneto Renzo Rosso, che controlla il lifestyle di Diesel e il pret-à-porter concettuale di Maions Martin Margiela; ma non solo, il “lusso gentile” di Marni, l’esplosione creativa di Viktor & Rolf e la qualità rigorosamente italian di Staff International (l’azienda che produce e distribuisce marchi in licenza quali DSquared, Just Cavalli, Vivienne Westwood e Marc Jacobs Men). Grazie a questa fitta di rete di proprietà e di produzione l’imprenditore ha permesso un ricambio continuo e costante di personale e dipendenti per le varie sedi lavorative, formando persone qualificate e pronte all’inserimento continuativo nei settori della moda e del lusso.

Gianni Versace

Nasce nel 1978 a Milano, ma il cuore è tutto calabrese. Inizia con la produzione di abbigliamento in fascia altissima, ma arrivare ai gioielli, agli accessori, ai profumi e all’arredamento per la casa è facile nonché veloce. Nel 1997 il gruppo Gianni, Santo e Donatella si sfalda, la morte prematura e inaspettata del genio creativo porta a una revisione del marchio non facile e di grande impatto. Ma la verità è che niente abbatte uno dei brand italiani più stimati al mondo, e Donatella Versace (che subito dopo assume il ruolo di direttore creativo) riporta la gioia in famiglia con un’identità che rispecchia i valori della famiglia e dello stile tipicamente Versace. La Gianni Versace Spa è di proprietà della famiglia Versace (50% Allegra Beck Versace, 30% Santo Versace e 20% Donatella Versace). Il gruppo conta su una rete mondiale di circa 100 negozi monomarca nelle principali città tra cui Roma, Milano, Parigi, New York, Londra, Dubai e Hong Kong.

GEFIN

È l’azienda creata nel 1968 da Gimmo Etro, che inizialmente si colloca come produttore di tessuti, e successivamente si posiziona nel mercato dei prodotti finiti. Etro è considerato da sempre uno dei brand italiani più esclusivi a livello internazionale, complice la sua grande identità stilistica che non passa inosservata. L’anno di benedizione è il 1981 quando l’azienda lancia una linea di tessuti per l’arredamento, il cui motivo caratterizzante è il pasley indiano, che inconsapevolmente diventerà poi il segno distintivo del marchio. Ad oggi le boutique Etro sono 200, di cui 13 in Italia, ma il settore di produzione è talmente vasto che l’azienda in tutti questi anni ha dato lavoro a più di 500 dipendenti. Al fondatore Gimmo negli anni si sono affiancati i suoi 4 figli, Ippolito, Kean, Veronica e Jacopo che lavorano nell’ideazione dello stile e del prodotto Etro.

Roberto Cavalli

Nasce a Firenze negli anni ’70 e da subito la sua griffe viene riconosciuta tra le più prestigiose nel panorama della moda italiana e non solo. L’innovazione stilistica che da sempre contraddistingue le sue linee d’abbigliamento, di accessori e borse fa di questa azienda un brand di lusso con circa 174 punti vendita monomarca e una fitta rete di negozi multimarca. Ma l’azienda Roberto Cavalli produce anche molti prodotti in licenza come accessori, gioielli, occhiali, profumi, intimo e costumi da bagno.

Anita Atzori