manuela ravalli
21 Marzo 2015   •   Andrea Fabiani

Manuela Ravalli: «Vi racconto come è nata CharityStars»

«Manuela Ravalli ci racconta com’è nata CharityStars, la piattaforma campione di beneficenza creata insieme a Francesco Nazari Fusetti e Domenico Gravagno»

Nel 2013, Manuela Ravalli, Francesco Nazari Fusetti e Domenico Gravagno hanno creato la prima piattaforma italiana in cui vengono messe all’asta esperienze o oggetti dei personaggi famosi il cui ricavato va in beneficenza alle associazioni no profit che i vip stessi decidono di sostenere. Con un investimento iniziale di 50.000 euro a testa, i tre giovani imprenditori hanno importato in Italia un modello già presente negli Stati Uniti. Grazie alla loro tenacia e alle competenze messe in campo dal team, CharityStars ha convinto investitori, personaggi famosi e utenti che partecipano quotidianamente alle aste online, perfino l’Università di Berkley in California ha incluso CharityStars nella lista delle 20 startup con maggiore impatto sociale al mondo.

Tra i loro sogni c’è quello di creare un’asta con Papa Francesco, intanto hanno raccolto 1.209.286 euro e si dedicano allo sviluppo della loro piattaforma e alla crescita delle tre sedi di Milano, Catania e Londra.

Intervista a Manuela Ravalli

Abbiamo intervistato Manuela Ravalli, co-fondatrice di CharityStars e responsabile della sede di Milano

Cos’è CharityStars?
È una piattaforma online che mette all’asta oggetti e incontri con personaggi famosi e grandi aziende e devolve in beneficenza i ricavi ottenuti. Le ONP (organizzazioni no profit) vengono scelte direttamente dal vip e dalle company che, grazie alle aste possono finanziare uno specifico progetto. La piattaforma, quotidianamente aggiornata, ha una sezione dedicata ai nomi che hanno aderito, divisi per categoria: attori, cantanti, sportivi, chef ma anche imprenditori. Tra questi personaggi, per esempio, Emma Marrone, Lapo Elkann, Alessandro Profumo, Laura Pausini, Prada e Salvatore Ferragamo.

Come nasce questo progetto?
Ho studiato per mesi la fattibilità del progetto insieme ai miei soci, Francesco Nazari Fusetti e Domenico Gravagno.  L’idea, già rodata negli States, rappresenta un nuovo modo per sostenere e finanziare progetti benefici ed è la soluzione ideale in tempi di crisi e ristrettezze economiche.  In 20 mesi di attività abbiamo raccolto oltre 1 milione e 200 mila euro a favore di circa 200 ONP coinvolgendo 300 celebrities e 180 companies.

Quali sono gli oggetti venduti al maggior prezzo?
Nella top5 degli oggetti venduti al maggior prezzo ci sono:

  • al primo posto un furgone Iveco Daily brandizzato con il logo Telethon e CharityStars con una speciale livrea dedicata all’Italia, acquistato a 50.150 euro;
  • al secondo posto una Harley-Davidson Sportster 1200 Nightster con una speciale livrea dedicata a Marco Simoncelli venduta in sostegno dell’omonima fondazione e consegnata dal portiere del Milan Christian Abbiati per 12.000 euro;
  • al terzo posto una Peugeot 108 di X Factor 2014 autografata dai finalisti, dai giudici e da Alessandro Cattelan in sostegno della Fondazione ANT Italia Onlus, battuta all’asta per 10.850 euro;
  • al quarto posto la tuta di Andrea Dovizioso indossata nel GP di Indianapolis venduta per 10.000 euro destinati alla Fondazione Bambini Cardiopatici nel Mondo;
  • al quinto posto le scarpe indossate da Marco Belinelli per la gara del tiro dei tre punti NBA All Star Game autografate e vendute per 8.501 euro in favore della Dynamo Camp di Terapia Ricreativa.

E quali quelli più particolari?
Tra le tante varietà di oggetti all’asta ci sono dei veri e propri cimeli introvabili, dalla maglia di Gigi Riva del 1964-1965, il gagliardetto della Nazionale consegnato da Cannavaro a Zidane nella finale dei Mondiali del 2006, ma anche incontri ed occasioni particolari per conoscere grandi personaggi come una giornata a Trigoria con Francesco Totti (5.094 euro), una cena con Federico Buffa (4.500 euro) o un business breakfast con Alessandro Profumo (4.001 euro).

Come avete finanziato la vostra idea in un momento così difficile per l’economia italiana?
L’investimento iniziale è stato di noi soci. Successivamente grazie alla vittoria della prima edizione della startup competition promossa da 360 Capital Partners, società di gestione specializzata in Venture Capital abbiamo avuto modo di ricevere fondi per proseguire al meglio il lavoro. Il primo step è stato quello di aprire una sede anche a Londra.  Lo scorso anno CharityStars ha vinto un Premio FabriQ,  l’incubatore di innovazione sociale del Comune di Milano. Oltre 50 i partecipanti al bando di concorso, 12 finalisti e 5 vincitori, tra questi la nostra startup.

Quali sono le difficoltà di fare impresa in Italia?
La difficoltà maggiore è data dal carico fiscale. Le imposte e gli oneri contributivi sono davvero ingenti motivo per cui avviare un’impresa rappresenta certamente una difficoltà notevole. Ad ostacolare il tutto ci si mettono inoltre la burocrazia spesso farraginosa e poco efficiente. Fortunatamente per le startup, in particolare quelle a vocazione sociale e per quelle innovative sono previste semplificazioni riservate agli imprenditori, interessanti detrazioni Irpef e deduzioni sull’imponibile Ires.

Cosa direbbe ad un giovane italiano che vuole diventare imprenditore?
Sono giovane, ho 30 anni. Il consiglio che mi sento di dare è di non aspettare che arrivi il lavoro, ma cercare di crearselo. In ogni mercato c’è una breccia, basta studiarlo e ci si arriva.

Quali scenari offrono i mercati esteri per un’attività come la vostra?
Il mercato estero è sicuramente più ricettivo ad un meccanismo come quello proposto da CharityStars, banalmente perché all’estero, penso agli Stati Uniti, esperienze imprenditoriali simili a questa già esistono e funzionano da tempo. In alcuni paesi inoltre il potere d’acquisto dei potenziali clienti è più alto, penso agli Emirati Arabi e la predisposizione a spendere cifre importanti per aggiudicarsi esperienze uniche è senza dubbio maggiore.

Quali sono i progetti per il futuro?
Moltissimi sono i progetti che io e il mio team desideriamo implementare. Prima di tutto l’espansione e quindi l’internazionalizzazione del progetto. Chiaramente non è facile e nemmeno immediato ma il buon lavoro svolto in Italia ci permetterà gradualmente di raggiungere anche i mercati stranieri. Bisogna avere i piedi in Italia e la testa nel resto del mondo. Desideriamo inoltre proseguire la sinergia con il mondo del terzo settore coinvolgendo nomi che ad oggi non hanno aderito e vorremmo anche portare in piattaforma altre celebrities.

Andrea Fabiani