09 Settembre 2016   •   Redazione

Ludwig: parlare inglese non è più un problema

« L’idea del software che aiuta a scrivere in un inglese perfetto è nata da un gruppo di giovani siciliani, tutti under 35, e al momento conta utenti sparsi in più di 120 paesi del mondo»

Il luogo comune vuole che gli italiani non se la cavino benissimo con la lingua inglese. Se per alcuni già parlare può rappresentare un problema più o meno consistente, scrivere nella lingua britannica, e soprattutto in contesti formali, può diventare una vera mission impossible. Google Translate può sembrare una fonte di salvezza ma nella maggioranza dei casi non si dimostra un amico affidabile. Tempi duri, quindi, per chi non possiede una perfetta padronanza dell’ inglese, divenuto necessario sul piano comunicativo nell’era della globalizzazione in cui le distanze si accorciano e le possibilità possono giungere da qualsiasi parte del mondo.

La soluzione c’è, si chiama “Ludwig” ed è un software ideato da un gruppo di giovani siciliani, tutti under 35, che permette agli utenti di scrivere in inglese perfetto.

Il nome è un omaggio al filosofo austriaco Ludwig  Wittgenstein che disse: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo” e da questa massima si evince anche l’ambizioso obiettivo dei creatori del software: abbattere la torre di Babele e permettere a tutti di esprimersi come un madrelingua.

Ludwig funziona come un gigantesco motore di ricerca interattivo che supera, però, le funzionalità di Google Traslate e altri strumenti simili. Una volta inserita la frase da tradurre e dato l’invio compariranno una serie di esempi provenienti da una rosa di fonti autorevoli: sono più di 100 milioni le frasi contenute nel software tratte da BBC, The Guardian, Forbes, The Economist, The New York Times ecc.

L’aspetto avvincente e stimolante è che Ludwig aiuta nel processo creativo e nell’imparare facendo. L’imitazione è il procedimento più utilizzato dal cervello per acquisire conoscenze e l’utente è messo nella condizione di comprendere autonomamente e criticamente la soluzione ai suoi dubbi. Non è un approccio di tipo accademico né sviluppato intorno alla grammatica ma un metodo diverso che non dà mai una risposta univoca e punta sulla deduzione.

L’idea è venuta a Antonio Rotolo, ricercatore internazionale 33enne mentre era al MiT di Boston, e l’ha subito condivisa con Roberta Pellegrino e Federico Papa, sviluppandola poi con Salvatore Monello, Francesco Aronica, Francesco Giacalone e Antonino Randazzo.

I tre fondatori condividono una lunga serie di esperienze di studi e di lavoro all’estero per le quali l’inglese era d’obbligo ma, nonostante una conoscenza approfondita della lingua, hanno notato che il divario tra i natii inglesi e gli altri è notevole e può pregiudicare la capacità di competere sul mercato del lavoro.

L’avventura di Ludwig si concretizza in seguito alla vittoria alla call di TIM #WCap Catania nel 2014 attraverso la quale sono partiti gli investimenti per sviluppare l’algoritmo del software e creare la Startup. In seguito, è giunto anche il riconoscimento da parte dell’ESOOC (European Conference on Service-Oriented and Cloud Computing) per la migliore idea innovativa e l’invito alla finale del Venture Day, competizione internazionale per startup della prestigiosa IE Business school di Madrid.

Ad oggi gli utenti che utilizzano il software provengono da 120 paesi diversi ma il numero è destinato a crescere. In cantiere c’è l’ampliamento del database e il miglioramento dell’algoritmo e in più, a breve, verrà lanciata la versione mobile attraverso un’applicazione e la versione premium, con la possibilità di conservare le frasi più usate in archivio.

La Sicilia è la terra natia di Ludwig ed è emblematica in quanto è stata per eccellenza la terra dell’accoglienza e della contaminazione dei popoli ed oggi, attraverso i nuovi linguaggi informatici, torna a unire le lingue in quella anglofona perché tutti possano essere sullo stesso piano e farsi valere senza la barriera linguistica. Ludwing è la startup che è riuscita, e non solo negli intenti teorici, a democratizzare la lingua inglese.

Elisa Toma