Intervista a Simone Bertazzo, il diamante del bob italiano
«Non si può spiegare. Il bob è una cosa unica. Per chi ama la velocità e l’adrenalina è il massimo. Provare per credere!» – Simone Bertazzo
Classe 1982 di Pieve di Cadore (BL), Simone Bertazzo (FB) si prepara in vista della ventitreesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali che si terranno a Pyeongchang dal 9 al 25 febbraio 2018 (qui per vedere gli azzurri che prenderanno parte alle olimpiadi). Pilota sia nel bob a 2 che a 4, reduce da un buon secondo posto in Coppa Europa, Simone Bertazzo ha fiducia nel suo equipaggio ed è determinato nel conquistare il podio coreano. Vediamo insieme cosa ci ha raccontato il gioiello della FISI (Federazione italiana sport invernali).
Come è iniziata la passione per il bob?
Sono figlio d’arte, mio padre ha vissuto nel mondo del bob per 30 anni sia in veste di atleta che di allenatore. Per questo motivo sono nato e cresciuto sulle piste. Non appena ho raggiunto l’età giusta per iniziare non ci ho pensato due volte.
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Nel bob a 4 ogni singolo membro dell’equipaggio ha un ruolo ben preciso. Qual è il tuo?
Sia nel bob a 4 che nel bob a 2 sono il pilota.
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Nell’arco del tuo percorso agonistico hai gareggiato sia nel bob a 2 che nel bob a 4. Quale preferisci e perché?
Nonostante abbia ottenuto i miei migliori risultati con il bob a 2 ho sempre preferito il bob a 4. Sicuramente è più veloce e stabile in discesa e il lavoro di squadra ha una marcia in più! Poi parliamoci chiaro, è anche molto più spettacolare da vedere, soprattutto nella partenza!
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Il 2016 per Simone Bertazzo è stato un anno difficile a causa della lesione al tendine del bicipite femorale. Raccontaci in che modo hai affrontato la notizia e come sei tornato in pista.
Il giorno che mi sono fatto male rimarrà per sempre impresso nella mia mente. Stavo correndo quando all’improvviso ho sentito un gran rumore, come quello di un bastone che si rompe. D’istinto mi sono buttato a terra e mi ci è voluto veramente poco per capire cosa era successo, anche perché purtroppo conosco molto bene gli infortuni. In carriera ne ho avuto parecchi e ognuno è stato molto pesante, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Niente, mi sono messo l’anima in pace e ho iniziato le terapie: prima un mese solo di tecar e poi, quando il tendine iniziava ad attaccarsi, mi hanno mandato in una clinica di Milano per iniziare il lungo percorso di fisioterapia. Appena terminato questo periodo, molto prematuramente, sono tornato in pista. L’importante era fare le discese anche se zoppicavo molto ed ero praticamente al 25% delle mie forze. Finita la stagione ho iniziato subito il lavoro vero, nel giro di 4 mesi sono tornato ad un buon livello e sono tornato in pista!
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Omar Sacco, direttore sportivo della Nazionale Italiana di Bob, diserta la Coppa del Mondo di Bob a Igls (Austria) e decide di portare l’equipaggio azzurro sul catino di La Plagne (Francia) per la Coppa Europa. Te e i tuoi compagni di squadra siete stati tutti concordi con la decisione?
Siamo stati noi a proporre questa soluzione. Ormai la Coppa del Mondo funziona a punteggi insieme alla Coppa Europa e alla Coppa America: un primo posto in Coppa Europa e/o America equivale ad un 11esimo posto in Coppa del Mondo. Dal momento in cui la gara di Igls equivale ad una gara di spinta dove chi parte forte arriva primo, è stato meglio così soprattutto in vista delle nostre difficoltà attuali nella spinta. Sicuramente abbiamo fatto più punti in questa tappa, anche perché la pista di La Plagne oltre a piacermi molto, è ancora una pista dove il pilota fa la differenza.
Quale atleta dell’Italia Team convocato a PyeongChang 2018 stimi di più sia dal punto di vista etico che agonistico?
Ho stima per tutti i miei compagni di squadra perché ognuno di loro è sempre pronto a dare il massimo.
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Simone Bertazzo ha mai fatto altri sport a livello agonistico?
Così ad alto livello no. Da ragazzo ho giocato a hockey per 8 anni poi a 18 ho iniziato a praticare a livello agonistico il bob.
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Il bob è una disciplina prettamente invernale. Come si svolgono i tuoi allenamenti nel resto dell’anno?
Principalmente tra campo d’atletica e palestra, oppure andiamo nelle varie località dove troviamo pistini di spinta sia su rotaie che su ghiaccio. Il pistino che c’è a Cesana è proprio su ghiaccio e lì è proprio il massimo perché si riesce a simulare al 100% la fase di spinta.
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Nel percorrere una discesa, il bob raggiunge velocità molto elevate fino a raggiungere, correggimi se sbaglio, anche i 130 km/h. In che modo te e i tuoi compagni, all’interno del bob, raggiungete l’equilibrio vincente?
Si raggiungono anche i 150 km/h e là sì che si corre! Bisogna spingere forte, salire bene, una volta raggiunta la velocità giusta nella spinta, entrare rapidamente dentro nel bob e guidare bene fino alla fine, semplice no?!
Ad oggi l’Italia non dispone di un catino attivo per le competizioni di bob, skeleton e slittino. La pista olimpica di Cesana Pariol (Torino), dove nel 2008 collezionasti un bronzo in occasione dei campionati mondiali, è costata 110.000.000 € e ad oggi è inutilizzata, eccetto il “pistino” di spinta. Cosa pensi a riguardo?
Penso che è una grande vergogna e che purtroppo questa cosa porterà piano piano alla fine di questo sport in Italia perché non darà più nessun modo hai giovani di crescere e ancor prima di cimentarsi in nuove discipline.
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Dove ti vedi fra 5 anni?
Bella domanda, vorrei saperlo anche io! Mi piacerebbe iniziare ad allenare, sperando di riuscire a trasmettere tutto quello che ho imparato nel corso della mia carriera.
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Come descriveresti la tua disciplina a chi vuole cimentarsi nel bob?
Non si può spiegare. Il bob è una cosa unica. Per chi ama la velocità e l’adrenalina è il massimo. Provare per credere!
Foto: https://www.facebook.com/simone.bertazzo.3
Elisa Malomo