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05 Giugno 2019   •   Federica Portoghese

Luce blu: l’inquinamento e gli effetti sulla pelle

«Una vita iperconnessa ci espone a una nuova e subdola forma di inquinamento: la luce blu. I rischi? Soprattutto cutanei, dai quali occorre difendersi con filtri specifici ad ampio spettro.»

Pare che proteggersi dal sole e dallo smog non basti più a prevenire l’invecchiamento cutaneo: un nuovo nemico minaccia la bellezza della pelle. Si tratta della luce blu, emessa sia dal sole che dai dispositivi digitali (smartphone, tablet, pc, televisori e luce led). Recenti studi hanno rilevato che la luce blu è in grado di provocare danni cutanei rilevanti – come macchie, rughe e colorito grigiastro – soprattutto a fronte di uno stile di vita iperconnesso, tenendo conto che, mediamente, ogni persona trascorre 6 ore al giorno davanti ai 4 schermi dei device che possiede. Alcuni dermatologi americani hanno, inoltre, calcolato che trascorrere quattro giorni lavorativi di 8 ore davanti a un computer ci espone alla stessa quantità di energia di 20 minuti del sole di mezzogiorno. Tanto che si parla di “inquinamento da luce blu”. Un pericolo tanto subdolo quanto impercettibile, poiché non ce ne accorgiamo.

Che cos’è?

Nota in fisica come luce visibile ad alta energia visibile (o HEV), la luce blu è una lunghezza d’onda luminosa che proviene sia dalla luce naturale del sole che da quella artificiale degli schermi digitali. Quando emessa dal sole, la luce blu ha effetti positivi sull’umore, sulla memoria e in genere sulle funzioni cognitive. È quando proviene dagli schermi dei dispositivi elettronici che la luce blu può risultare dannosa: disturba il naturale ritmo circadiano, riduce la produzione di melatonina e condiziona la qualità del sonno.

Gli effetti sulla pelle

Gli ultimi studi di dermatologia hanno riscontrato che luce blu induce nella pelle uno stress ossidativo, dovuto alla capacità di raggiungere il derma, dove si trovano le fibre di collagene ed elastina, responsabili dell’elasticità cutanea. Ecco che cedimenti e rughe da smartphone sono in agguato. A essere in pericolo è anche il collo, a causa della posizione costantemente inclinata per scorrere gli schermi. Un’altra preoccupazione riguarda l’incidenza della luce blu sull’iperpigmentazione cutanea, al pari (se non più) dei raggi UV, anche se bisogna attendere gli studi a lungo termine per stabilirne l’attendibilità.

La cattiva abitudine di addormentarsi con lo smartphone

Non basta la luce emessa di giorno a insidiarci, il pericolo si insinua anche di notte, quando ci addormentiamo con gli occhi incollati a uno schermo digitale. Secondo una ricerca Estée Lauder presentata al Congresso Internazionale di Dermatologia Investigativa 2018, l’esposizione alla luce blu durante la notte influisce sul ritmo circadiano naturale delle stesse cellule della pelle. Queste ultime continuano a lavorare come se fosse giorno, compromettendo il loro naturale processo di riparazione notturno. Ciò può portare a segni visibili dell’invecchiamento, e a occhiaie costanti.

Come proteggere la pelle dai danni della luce blu

«La prima contromossa contro l’inquinamento da luce blu è aumentare le difese della pelle, utilizzando prodotti schermanti appositi» – suggerisce la dermatologa Maddalena Montalbano. «Non mi riferisco ai filtri solari che si usano normalmente al mare, ma a prodotti specifici che proteggano dall’inondazione di questa luce violetta e/o blu». Naturalmente vanno applicati anche al chiuso, come ad esempio in ufficio o se si fa largo uso di schermi digitali.

Alcune creme da giorno contengono filtri antiluce blu formati da potenti antiossidanti naturali che creano in superficie una “seconda pelle”, così da evitare che le particelle fini aderiscano all’epidermide. «L’effetto correttivo è̀ garantito dal retinolo e dall’acido ialuronico che, insieme alle vitamina C ed E ad azione antiossidante, combattono la formazione di macchie e agiscono sulla perdita di luminosità della pelle» – spiega l’esperta. Per combatterne gli effetti, è bene applicare di notte una crema ad azione detox che combatta il ritmo circadiano alterato delle cellule epidermiche stesse, e che quindi la rafforzi.

Federica Portoghese