Identità digitale per un rapporto migliore tra PA e cittadini
«Fondamentale per avere accesso ai servizi pubblici online, l’Identità Digitale può migliorare il rapporto tra PA e cittadini: ecco come.»
Come sappiamo, oggi è fondamentale avere strumenti come il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) per accedere comodamente ai servizi pubblici online. Secondo la legge di conversione (argomento che approfondiremo più nel dettaglio in questo articolo), le PA sono obbligatoriamente tenute ad accettare l’identità digitale come mezzo di riconoscimento dei cittadini, in luogo delle comuni credenziali di accesso. Proprio perché il fenomeno della digitalizzazione mira a semplificare la vita degli italiani, oggi è possibile perfino apporre la propria firma elettronica all’interno dei documenti informatici mediante una tecnologia “cugina” dello SPID: la firma digitale.
Ecco perché sempre più persone decidono di dotarsi di questo servizio, caratterizzato ormai da un’offerta piuttosto diversificata: ad oggi, infatti, sono disponibili anche alternative low cost come quelle introdotte da Letterasenzabusta, un ufficio postale online che ha acquisito notorietà offrendo la possibilità di avere una firma digitale a costo zero. Ad ogni modo, in questo articolo ci concentreremo sullo SPID spiegando in che modo si può utilizzare la propria identità digitale e quali sono i propositi del governo per colmare il gap digitale all’interno della PA. Perché utilizzare la propria identità digitale per accedere ai servizi online della PA.
Identità digitale uguale semplicità, praticità e sicurezza
A seguito del “Semplificazione e innovazione digitale”, convertito successivamente in legge, i cittadini possono accedere liberamente ai servizi pubblici online mediante l’uso della propria identità digitale. In altre parole, la Pubblica Amministrazione è tenuta, per legge, ad accettare come mezzo di autenticazione i seguenti strumenti:
- il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID);
- la Carta d’Identità Elettronica (CIE);
- la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).
In questo modo, i cittadini potranno accedere a dati e documenti contenuti nelle piattaforme in modo semplice e sicuro, ovunque si trovino e in qualsiasi momento, eliminando le lunghe ed estenuanti attese, spesso e volentieri giudicate come il comune denominatore degli uffici pubblici. L’automatizzazione delle procedure e la velocizzazione dei processi garantisce, da un alto, un comodo accesso a tutte le informazioni degli utenti interessati e, dall’altro lato, un risparmio di tempo e aumento della produttività da parte degli impiegati della PA. C’è da dire che sempre più cittadini decidono di creare lo SPID: ad oggi se ne contano più di 30 milioni. Il problema però è che, una volta creato, molti lo accantonano e, banalmente, non sanno che farsene. Ecco perché il suo ideatore, Stefano Quintarelli, mira a rendere lo SPID uno strumento utile per l’accesso alle piattaforme e riconosciuto a livello nazionale. E in effetti, la situazione sembra andare proprio in quella direzione.
Come usare lo SPID
Oggi lo SPID permette di:
- iscriversi a corsi, scuole e università;
- accedere al Bonus Cultura 18app;
- effettuare pagamenti online;
- beneficiare di servizi locali e nazionali;
- richiedere la pensione.
In altre parole, questo strumento è particolarmente versatile nell’uso ed è orientato alla semplificazione della vita dei cittadini e al miglioramento del loro rapporto con la PA.
SPID e CIE per servizi pubblici online: ma solo un italiano su tre li utilizza veramente
Con l’obbligo di riconoscere lo SPID e la CIE come mezzi di identificazione, oggi i cittadini sono tutelati e possono tranquillamente avere libero accesso a tutte le informazioni e i dati presenti nelle varie piattaforme. Il tutto può avvenire comodamente da casa: basteranno una connessione internet e un dispositivo mobile. Questo processo di digitalizzazione annovera una serie di vantaggi. Se da una parte le procedure saranno più veloci e immediate, i servizi saranno automaticamente più efficienti e in grado di soddisfare le attese dei cittadini. Eppure, tutto ciò suona ancora un po’ utopistico per molti italiani: stando ai dati raccolti recentemente, due italiani su tre non utilizzano questi strumenti per accedere ai servizi online. Le ragioni?
Molto probabilmente, i cittadini ritengono che la proposta offerta dalla PA sia inadeguata e incapace di rispondere alle loro richieste, per cui preferiscono agire “alla vecchia maniera” e recarsi all’ufficio più vicino al proprio comune di residenza. Questo, abbinato al lento processo di automatizzazione, ha creato un divario digitale che separa cittadini e Pubblica Amministrazione. Tuttavia, il nostro Paese sembra impegnarsi nel volerlo colmare nel migliore dei modi, grazie agli obiettivi stabiliti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: gli obiettivi della nuova PA digitale
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un progetto nato recentemente per convogliare l’Italia all’interno di un percorso di crescita e sviluppo sostenibile attraverso una serie di riforme e investimenti. Per farlo, le PA potranno richiedere i fondi stanziati dal PNRR grazie a una piattaforma apposita, che prende il nome di PA digitale 2026. Lo scopo è raggiungere ben cinque obiettivi entro 2026 che menzioniamo qui di seguito:
- almeno il 75% delle PA dovrà ricorrere ai servizi cloud;
- tutte le famiglie e aziende italiane dovranno essere provviste di reti a banda ultra-larga;
- il 70% della popolazione dovrà utilizzare correntemente l’identità digitale;
- il 70% della popolazione dovrà acquisire le competenze digitali e familiarizzare con l’utilizzo di strumenti come SPID, CNS e CIE;
- l’80% dei servizi erogati dovranno essere disponibili online.
Conclusioni
Per concludere, questo articolo aveva l’obiettivo di fornire un quadro della situazione attuale delle PA e dell’uso dell’identità digitale per accedere ai servizi pubblici online. Grazie alle legge emanata recentemente, i cittadini possono utilizzare strumenti quali lo SPID o la CIE come mezzo di identificazione comodo e sicuro che tutela i loro dati e documenti. Da ciò ne conseguono un ingente risparmio di risorse, tempo ed energie. Inoltre, l’automatizzazione di alcune procedure renderà inevitabilmente i servizi più efficienti e contribuirà a consolidare il rapporto tra gli utenti e le PA.Infine, abbiamo parlato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che mira a colmare il gap informatico e a rendere l’Italia un Paese maggiormente digitalizzato entro il 2026.