Fondazione Micol Fontana
10 Aprile 2018   •   Raffaella Celentano

Fondazione Micol Fontana: vi racconto come è nato il Made in Italy

«Abbiamo visitato la Fondazione Micol Fontana a Roma… Ecco quali segreti sono nascosti in uno dei luoghi simbolo della storia del costume e del Made in Italy»

Per gli appassionati di storia della moda e del costume (come la sottoscritta) visitare un archivio di una casa di moda è una delle esperienze più belle ed emozionanti che si possano fare. Se poi si parla dell’archivio della Fondazione Micol Fontana (sito ufficiale), che raccoglie gli abiti di una maison che ha fatto la storia del Made in Italy, l’emozione è raddoppiata!

Tutti conosciamo la storia delle sorelle Fontana, ma forse in pochi sanno che il loro lavoro continua ancora oggi grazie alla Fondazione, guidata dagli eredi della famiglia. Si tratta di un’associazione no-profit istituita nel 1994, integrata ufficialmente nell’Albo degli Istituti Culturali della Regione Lazio e dichiarata “archivio di notevole interesse storico” dal Ministero per i Beni Culturali. Il progetto, voluto dalla stessa Micol Fontana, è stato pensato per rendere omaggio alla famiglia, al suo lavoro e alla sua incredibile storia.

 

È una storia che si mescola con la leggenda e ha inizio nei primi del Novecento a Traversetolo, in provincia di Parma, nella sartoria di famiglia dove Zoe, Micol e Giovanna vennero avviate al mestiere sartoriale dalla mamma Amabile. Nel 1936 arriva la svolta: Zoe, la maggiore, arriva a Roma e viene presto raggiunta dalle sorelle. Insieme decidono di aprire una loro sartoria, che attira subito l’attenzione del bel mondo capitolino, divenendo uno dei punti di riferimento delle signore romane, seguite poi dalle dive hollywoodiane. Da qui iniziò la scalata delle sorelle nel mondo della moda: si trattò di un percorso non semplice, che le mise alla prova più di una volta, ma che loro riuscirono a percorrere sempre con grande determinazione ed entusiasmo, e soprattutto sempre insieme.

Il grande patrimonio lasciato in eredità dall’Atelier e raccolto nell’archivio della Fondazione Micol Fontana conta ben 380 abiti, oltre ad una vasta raccolta di figurini, ricami, accessori e fotografie, tutti conservati come memoria del passato e messi al servizio delle nuove generazioni. Snap Italy ha visitato per voi la Fondazione Micol Fontana e l’archivio della maison. Ecco cosa abbiamo visto…

Ad accoglierci c’era Luisella, nuora di Giovanna (la più piccola delle sorelle Fontana), insieme al marito Giovanni e alla cognata Roberta. Sono loro la colonna portante della Fondazione Micol Fontana e si occupano di tutte le attività ad essa legate. Un enorme sorriso e due occhi pieni di ricordi, Luisella ci fa accomodare nella sede della Fondazione, circondati da abiti iconici, fotografie e bozzetti, e ci racconta la storia delle sorelle Fontana…

«Zoe, Micol e Giovanna erano tre sorelle molto unite, ognuna con il suo carattere e le sue particolarità. In qualche modo si completavano… Erano capaci di litigare e urlare in atelier, per poi far pace subito dopo in casa davanti a un buon piatto caldo (rigorosamente preparato da Giovanna). L’atelier era un punto di riferimento per noi dipendenti, perché qui trovavamo sempre un rifugio sicuro, e per le clienti. All’epoca Roma era l’ombelico del mondo e tantissime celebrità italiane e straniere passavano di qui, affascinate dalla bellezza della città e dallo stile degli italiani.»

Mentre parliamo, alle nostre spalle Antonella lavora su un abito nero dai profili rossi. Si tratta del pretino, uno degli abiti più famosi della storia della moda italiana, che a breve volerà a New York e sarà esposto al Metropolitano Museum per la mostra Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic ImaginationÈ diventata un’abitudine, ormai, per la Fondazione Micol Fontana quella di prestare i propri abiti ai più grandi musei del mondo in occasione di mostre ed eventi, poiché il patrimonio lasciato in eredità dalle tre sorelle è davvero enorme e famoso in tutto il mondo.

Dopo questa breve parentesi, iniziamo a parlare della Fondazione e del suo ruolo a protezione di uno degli archivi più grandi e importanti della moda italiana.

«Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con le istituzioni, perché fortunatamente tutti hanno riconosciuto l’importanza dell’Atelier e della Fondazione Micol Fontana. Oltre all’archivio storico, ci occupiamo anche della formazione di nuovi talenti con vari seminari ed incontri rivolti agli studenti di Istituti, Accademie e Università ad indirizzo moda. Lo scopo di queste iniziative vogliamo trasferire ai più giovani la memoria storica del nostro atelier e far comprendere cosa si nasconde dietro la realizzazione di un abito di alta moda, massima espressione dell£artigianato italiano.»

In seguito ci spostiamo nelle due stanze che ospitano le creazioni delle sorelle Fontana. Ogni abito racchiude una storia particolare, nasconde segreti e narra un pezzo di storia del Made in Italy. Partiamo dal tailleur rosso ispirato al pretino e divenuto il simbolo della Fondazione stessa per passare agli abiti realizzarti per Liz Taylor, Ava Gardner, Linda Christian, e ancora Audrey Hepburn, Gioia Marconi, Angelita Trujillo e Jacqueline Kennedy.

«Ricordo che Jackie Kennedy veniva in atelier accompagnata dal marito, il presidente degli Stati Uniti, ed era lui a dare l’ok alle nostre creazioni. Qui abbiamo ancora un abito che il presidente riteneva “troppo scollato” e che quindi la signora Kennedy non ha mai indossato.»

Un altro aneddoto particolare riguarda, invece, l’abito da sposa realizzato nel 1952 per Audrey Hepburn. La Hepburn all’epoca era fidanzata con il ricco e famoso playboy londinese James Hansen e chiese alle sorelle Fontana di realizzare il suo abito da sposa. Tuttavia le nozze furono annullate e la diva di Vacanze Romane chiese a Micol di regalare la creazione a una ragazza che non poteva permettersi un abito da sposa. Le Sorelle Fontana organizzarono un concorso e, dopo qualche tempo, consegnarono alla vincitrice, Amabilia Altobello, il meraviglioso abito da sposa dell’attrice hollywoodiana. L’abito è tornato a Roma qualche anno fa, quando il nipote di Amabilia lo ha donato alla Fondazione.

Insomma, più che un archivio o un’istituzione culturale, la Fondazione Micol Fontana è un luogo magico, ricco di storia e di aneddoti capaci di far comprendere cosa era davvero il Made in Italy e come possiamo (e dobbiamo) prendercene cura.

Raffaella Celentano