Elena Linari
27 Ottobre 2017   •   Snap Italy

Elena Linari: “Il mio amore per il calcio”

«La nostra cattiveria agonistica è dovuta all’amore e alla voglia che abbiamo di giocare a calcio, di dimostrare che non abbiamo nulla in meno rispetto agli uomini.» – Elena Linari

Chi dice che il calcio sia uno sport maschile? Forse chi non conosce Elena Linari (Fb), giovane calciatrice della Fiorentina Women’s FC (Fb) e della Nazionale italiana maggiore. La sua passione nasce in tenera età, influenzata anche dalla tradizione di famiglia. Sia il papà che lo zio infatti erano calciatori. Oggi gioca in difesa, ha una passione per gli scarpini di pelle artigianali, studia scienze motorie e ha uno spiccato senso della fatica, del lavoro e del sacrificio. Tutto questo ha portato Elena Linari a raggiungere tanti traguardi importanti e, ve lo garantisco, questo è solo l’inizio.

Leggete qui cosa ci ha raccontato.

Elena Linari

Elena e il calcio. Raccontaci come è iniziata questa grande storia d’amore.
È un amore tramandato dalla mia famiglia. Sia papà che zio giocavano a calcio. Fino a 5 anni facevo nuoto, poi un giorno un ragazzino dopo la scuola mi ha detto che c’erano i provini per la squadra di calcio Atletica Castello. Mi ha invitata ad andare. Da lì ho cominciato. Ho dovuto scegliere tra il nuoto e il calcio ma è stato facile.

Hai iniziato con squadre maschili.
Esatto. Ho giocato in due squadre maschili e poi a 12 anni sono passata alla A.C.F. Firenze. Nelle maschili ero l’unica ragazza ma per me non è mai stato un grosso problema. Le società dove sono andata mi hanno sempre agevolata, non mi hanno mai fatta sentire di troppo e questo è importante. Poi sicuramente qualche commento da parte dei ragazzini ci sarà stato, ma non me ne sono mai accorta, ero troppo concentrata su quello che volevo fare. In più i miei genitori non mi hanno mai ostacolata e anche questo è un aspetto importante.

A 16 anni Elena Linari esordisce in Serie A. Raccontaci questa emozione.
In generale per me il primo anno in serie A è stato un anno di esperienza, perché ho affrontato giocatrici di cui avevo sempre sentito parlare e che avevo sempre visto dalla tribuna o in Nazionale. Trovarmici a giocare insieme è stata un’emozione grandissima. Era bello vincere così come perdere. Poi, piano piano, mi sono fatta le ossa e l’ho vissuta sempre più intensamente, puntando agli obiettivi.

Poi sei andata al Brescia.
In tre anni a Brescia ho vinto tutto quello che dovevo vincere. Sono arrivata lì che avevo 19 anni e il primo anno abbiamo vinto subito lo scudetto, poi l’anno successivo abbiamo vinto la coppa Italia, la super coppa e l’anno successivo ancora addirittura abbiamo fatto il triplete. Inizialmente allontanarmi da casa non è stato facile, ma poi è andato tutto per il meglio.

Ti ricordi la prima convocazione in Nazionale?
Me la ricordo bene. Era gennaio 2009. È stata in Under 17. Quando mi è arrivata non ci credevo, anche perché ero un anno più piccola. Era uno stage, avrei dovuto dare il mio massimo per farmi scegliere. Sono stata scelta e da lì è iniziato il mio percorso: Under 17, Under 19 e poi l’esordio con la maglia della nazionale maggiore nel 2013.

Il passaggio dalle nazionali minori alla nazionale maggiore com’è stato?
È stato un passaggio devastante. In Under 19 giochi con le pari età mentre in Nazionale non è così, e già questo fa la differenza. Poi il livello, la mentalità. Sono cresciuta tanto. Ho conosciuto giocatrici che, nonostante le difficoltà, andavano avanti, si allenavano, mi hanno trasmesso quella mentalità vincente, da donna. Lì entri in contatto con il professionismo vero e l’obiettivo è prendere prendere il meglio dalle tue compagne di squadra, in modo tale che possano aiutarti a crescere, a capire l’avversario che hai davanti. Questo ovviamente va portato nel club, va portato in allenamento tutti i giorni per dare modo di crescere anche alle compagne che non hanno la stessa fortuna di giocare in Nazionale.

Adesso cosa state preparando?
Siamo impegnate nelle qualificazioni ai mondiali di calcio del 2019. Il 24 abbiamo giocato la terza partita, contro la Romania. È andata bene, abbiamo vinto 3-0 anche se è stata una partita sofferta e difficile, soprattutto a causa del vento. Avevamo già giocato a settembre contro la Moldavia e contro la Romania in casa; vinte tutte e due, complice anche il fatto che noi iniziamo il campionato più tardi. Poi c’è il campionato. Ora sono a Firenze, stiamo preparando la partita contro il Sassuolo. Non sarà facile perché rientriamo dalla Nazionale e da dieci giorni intensi, ma c’è la volontà di fare bene perché c’è un campionato da portare avanti e una maglia da onorare.  

Gli allenatori che finora hanno dato una svolta alla tua crescita, calcistica e umana.
Sicuramente Mister Antonio Ciccotta, il mio attuale allenatore alla Fiorentina, mi sta insegnando davvero molto. Poi c’è anche mister Fattori, l’altro allenatore della Fiorentina, che mi ha rivoluta a Firenze in maniera forte. E poi ultima ma non ultima l’attuale mister della Nazionale, che ho avuto anche a Brescia e che mi ha permesso di imparare davvero tanto, Milena Bertolini. Lei è stata lo step che mi ha permesso da Brescia in poi di conoscere il vero calcio.

Calcio maschile VS calcio femminile.
Noi abbiamo sicuramente un ambiente differente. Per noi non esiste attaccarsi ai soldi o non presentarsi in allenamento. La nostra cattiveria agonistica è dovuta all’amore e alla voglia che abbiamo di giocare a calcio, di dimostrare che non abbiamo nulla di meno rispetto agli uomini. È un dato che costantemente dobbiamo guadagnarci e provare, così come il rispetto. Lo fanno anche gli uomini ma per noi è ancora più difficile, perché essendo donne dobbiamo dimostrare che il nostro non è un calcio diverso, si gioca sempre 11 contro 11, con un pallone e con la stessa determinazione e voglia di vincere. La nostra grinta è dovuta tutta a questo, al fatto che non vogliamo arrenderci di fronte alle discriminazioni e vogliamo dimostrare quanto valiamo.

Elena Linari

Calcio femminile in Italia. Cosa farebbe Elena Linari per incrementarlo?
Sicuramente si stanno facendo un po’ di passi in avanti e questo non è poco. Personalmente cercherei di buttare giù un progetto, che coinvolga la Nazionale e le società dei club, oltre ai media ovviamente. Le società maschili dovrebbero investire dando alle ragazze le stesse possibilità degli uomini: strutture adeguate, stadi adeguati, staff medico, tecnico e non soltanto il proprio nome. Questo sicuramente permetterebbe a tutto il movimento di crescere in maniera equilibrata. Bisogna prendere ad esempio l’Inghilterra, dove ad oggi il calcio maschile e quello femminile sono seguiti quasi allo stesso modo. Si tratta di un investimento che costantemente può portare i suoi risultati.

Poi anche a scuola, dovrebbero essere praticati tutti gli sport. Un giorno tutti fanno calcio, un giorno tutti fanno pallavolo, un giorno tutti fanno basket etc. Altro problema è quello dei media. Aprire un giornale vuol dire, spesso e volentieri, leggere tante stupidaggini legate al calcio, e pochissime notizie vere su calcio femminile così come su tanti altri sport “minori”.

Sul tema del professionismo per le donne invece, cosa pensi?
Penso che sia uno step importante, che ci può permettere di avere diritti che ora non abbiamo e anche più tranquillità come persone. Ma attenzione, avere i diritti da professionista, significa anche lavorare da professionista. Se ora, nella condizione in cui siamo, possiamo permetterci qualche lamento, una volta entrate nel professionismo questo non esiste. A quel punto la tua passione diventa davvero il tuo lavoro e come tale va trattato. Quindi prima alleniamoci bene e comportiamoci noi da professioniste, poi a quel punto possiamo lamentarci dei nostri mancati diritti.

Elena Linari, fuori dal campo di calcio, chi è?
Compatibilmente con gli impegni che ho, sto cercando di terminare la laurea in scienze motorie. È abbastanza difficile, soprattutto perché, in questo momento, mi sto concentrando molto sul calcio. Mi piace tanto leggere, ascoltare la musica, suonavo la chitarra anni fa. Mi piace anche il cinema. Mantengo un’alimentazione abbastanza corretta, una dieta equilibrata in base ai miei impegni. Ovviamente non nego che qualche sgarro me lo concedo anch’io. E in generale mi piace seguire tutti gli sport, soprattutto di squadra.

Elena Linari

Che ruolo hanno avuto i genitori nella crescita calcistica di Elena Linari?
Un ruolo fondamentale direi. Mi hanno sempre sostenuta e seguita, nel vero senso della parola. Sono venuti in Giappone nel 2012, quando abbiamo fatto il campionato del mondo. Con mio padre poi ho un rapporto diretto e oggettivo, mi analizza e mi aiuta molto. Mamma è quella dai mille complimenti. E poi c’è mia sorella che mi ha sempre sostenuta, seguita, anche se ha obiettivi completamente diversi dai miei.

Tre qualità che una buona calciatrice dovrebbe allenare per arrivare ai massimi livelli.
Umiltà, determinazione e voglia di migliorarsi sempre.

Foto: https://www.facebook.com/ElenaLinariOfficial/

Chiara Rocca