digital advertiser
25 Maggio 2017   •   Snap Italy

Digital advertiser: le nuove professioni digitali

«Dopo il community manager spostiamo il nostro focus sul digital advertiser, una professione digitale che apre le porte ad un nuovo modo di lavorare e di reinventarsi»

Secondo appuntamento con il focus sulle nuove professioni digitali (qui la prima puntata), ovvero quelle figure lavorative più o meno inedite che stanno aprendo nuove frontiere occupazionali. Abbiamo visto precedentemente che il concetto di resilienza è molto importante oggi per poter far fronte alle sfide che il digitale ci presenta ogni giorno, facendoci trovare sempre pronti ai cambiamenti. Parlando stavolta con Andrea Febbraio scopriremo che la sua versatilità nel costruirsi la carriera come esperto digital advertiser è stata determinante per il successo professionale che oggi può vantare. Co-founder di Teads.tv, influencer, imprenditore e investitore, Andrea Febbraio insegna anche in diversi master di prestigio lungo lo stivale. Ai nostri microfoni si è raccontato non solo in veste di esperto ma anche da amico e tutor per quei giovani che ancora sono negli atenei.

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Andrea Febbraio

Salve Dottor Febbraio, il suo percorso di studi qual è stato?

Nasco come uno smanettone di computer, quando ero piccolo il mio primo pc fu un Commodore Vic20. Non esistendo Internet, programmare in codice non era da tutti. Finito il liceo scientifico, mi sono laureato in Economia con indirizzo marketing e comunicazione. Subito dopo andai a Londra per imparare l’Inglese e cercare qualche esperienza di lavoro. Fu così che incontrai dei ragazzi che volevano sfruttare internet per vendere vini negli States e feci uno stage da loro nel 1999, riscoprendo di blocco la passione per i computer e la possibilità di poter comunicare con tutto il mondo. Da lì il passaggio al mondo della pubblicità è stato breve, prima iniziando come consulente e poi come imprenditore. Vivo il mio momento forse più fortunato, poiché la mia creatura Teads.tv è stata recentemente comprata per 300 milioni.

L’università mi ha aperto la mente per alcune cose, ma per tante altre non è servite. Mi trovo a insegnare a molte persone in tanti master, alla Bocconi, alla Luiss, alla Sole24Ore business school,  e scopro che in Italia c’è un gap pazzesco tra il mondo del lavoro e l’università. I corsi sono troppo brevi e concentrati e sono totalmente scollegati dal lavoro, così che gli italiani sono esposti alle prime esperienze professionali molto più tardi rispetto ai colleghi esteri. Se dovessi dire che l’università mi ha aiutato nella mia professione di digital advertiser mentirei.  Pensa che a Scienze della Comunicazione il digital marketing non viene insegnato assolutamente, e i ragazzi sono costretti a fare dei master a pagamento per implementare le loro competenze e colmare le lacune. In alcuni di quelli dove insegno organizzano anche degli study tour per fare esperienza all’estero, ma in realtà dovrebbero essere già ricompresi nei corsi universitari.

Cosa fa nello specifico un digital advertiser?

Il digital advertising è un mondo composto da vari attori, quelli che la pubblicità digitale la vendono, la comprano e infine “quelli che la pensano”. I primi attori sono gli investitori o le agenzie di media che lavorano per conto dei brand. Gli editori e i concessionari di pubblicità vendono gli spazi sui vari formati. Quelli che la pensano invece, costruiscono nell’online non tanto il messaggio pubblicitario in sé, piuttosto la tecnologia e il formato che tale messaggio dovrà avere. Questo tipo di società, vedi Google o Facebook stessa, sono chiamate adtech.

Il lavoro del digital advertiser si divide altre sì a seconda di dove opera nella filiera descritta. Se lavori nel settore acquisti, allora ricoprirai il ruolo del digital marketing manager che sovrintende a tutto quello che riguarda la comunicazione coi media dell’azienda. Se acquisti gli spazi per conto di grande agenzia di media, allora sarai un media o strategic planner che consiglia al cliente quali sono i canali pubblicitari migliori da attivare per far apparire la pubblicità. Se viceversa sei dalla parte di chi la pubblicità la vende, allora sarai un account executive che propone al brand o al centro media gli spazi pubblicitari o la tecnologia migliore per raggiungere un determinato target.     

Quanto beneficiano le aziende dei profili specializzati nell’advertising?

Il mondo della pubblicità digitale è un settore che non conosce crisi. Gli investimenti stanno andando tutti verso il digital advertising, pensa che ci sono brand come Nike o Adidas che hanno smesso di investire sulla pubblicità in tv. La tv on demand, fruibile anche dai dispositivi mobili, invece resiste, ma contiene pochi investimenti. Nel digitale i pochi manager veramente esperti di advertising vengono pagati cifre iperboliche dalle aziende.

Il futuro di queste professioni come lo vedi?

Il digital advertiser sta andando già fortissimo. Se dovessi dare un consiglio ai ragazzi, immaginandomi davanti agli studenti di uno dei miei master, dico sempre loro che al momento di scegliere un lavoro devono guardare al mercato più in voga possibile. Il digital advertising offre tante opportunità e tante posizioni lavorative si stanno aprendo. Chi vuole però affrontare questa professione deve presto sporcarsi le mani, ovvero fare più esperienze possibili nel più breve tempo possibile. Vedo un futuro florido per il digital advertiser, una professione in cui dove gli esseri umani non potranno mai essere fagocitati o sostituiti dalla tecnologia. Il contatto tra le persone anche nel digitale sarà sempre necessario e dunque ci saranno sempre tante opportunità di lavoro.

Flavio Mezzanotte