città creative unesco
27 Novembre 2019   •   Carolina Attanasio

Città Creative UNESCO, Biella e Bergamo vincono per l’Italia

«Le notizie che ci piacciono: Biella e Bergamo sono le due nuove Città Creative UNESCO per l’Italia. Vanno ad aggiungersi a una lista mondiale che, ogni anno, non manca di includere il nostro Paese, a testimonianza che l’eccellenza è di casa»

Ci sono 246 Città Creative UNESCO al mondo, e Biella e Bergamo ne fanno parte di gran diritto. La prima per l’artigianato e l’arte popolare, la seconda per la gastronomia. È di pochi giorni fa la notizia ufficiale, che vuole le due città del nord Italia andare a unirsi a Milano, Bologna, Pesaro, Parma, Alba, Torino, Carrara e Fabriano nella lista di rappresentanti nostrane.

Quando la cultura diventa il pilastro, e non il traguardo, su cui si fondano attività, iniziative e spirito di un posto, ecco che puoi entrare tra le Città Creative UNESCO, perché metti storia, tradizioni e creatività al servizio della collettività, e delle giovani generazioni, i cui cervelli non mettono più chilometri di distanza dal loro luogo di origine, ma si spremono volentieri per salvaguardarlo.

Le Città Creative UNESCO: Quando sono nate e perché

La rete UNESCO delle Città Creative è nata nel 2014, per promuovere la cooperazione tra le città che hanno  nella creatività  l’elemento strategico per lo sviluppo urbano sostenibile: sette le aree, Musica, Letteratura, Artigianato e Arte Popolare, Design, Media Arts, Gastronomia, Cinema. Non è una competizione, si parte dal presupposto consolidato che la cultura appartenga ai luoghi e lì abbia giusto diritto di vivere e prosperare. Le città che riescono a farne il fulcro del proprio essere, possono competere per diventare Città Creative UNESCO. Ci si candida tramite bando pubblico e il Direttore Generale Unesco, a seguito di consultazioni, decreta annualmente le città del mondo a cui spetta questo riconoscimento. Al di là del valore intrinseco e dell’orgoglio di entrare in una classifica UNESCO, essere Città Creativa è il trampolino di lancio per lo sviluppo sociale e turistico del posto, mica poco.

Perché Biella

A Biella vi avevamo già portato qualche settimana fa, o meglio, è la città a essere venuta da noi, al Maker Faire di Roma dello scorso Ottobre. Già qui la creatività e la capacità artigiana fuoriuscivano dai pori di gente a malapena maggiorenne, e in un caso ancora ben lungi dall’esserlo. L’UNESCO ha scelto la città piemontese, storicamente invidiata per un comparto tessile che ha segnato la storia della qualità Made in Italy,  proprio per la creatività tessile, che ha risvegliato e trascinato trasversalmente altri settori cittadini, unitamente alla grande capacità dei biellesi di fare squadra e al supporto della Fondazione Pistoletto, guidata proprio da Michelangelo Pistoletto (uno dei padri dell’arte povera), il quale ha messo a disposizione il logo del Terzo Paradiso.

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Perché Bergamo

A Bergamo tocca la gastronomia, l’avreste mai detto? E invece sì, perché ogni territorio, in Italia, è un universo di scoperta e qualità tutta da mangiare. Nel caso specifico, si tratta della produzione casearia dell’area montana della città, le cosiddette Cheese valleys. Stiamo parlando di un’altra robetta da poco, giusto giusto 30 diverse produzioni casearie, 9 DOP e 3 presidi Slow Food. Se pensate che in Italia esistono in tutto 50 produzioni DOP, vuol dire che un quinto si concentra nella sola aria bergamasca. Nonostante lo spopolamento, che ha gravato su queste zone come in tante altre del nostro Paese, anche in questo caso i produttori hanno saputo fare rete e permettere a quest’eccellenza di competere per il primato conquistato.

Carolina Attanasio