Azzedine Alaia
17 Ottobre 2018   •   Raffaella Celentano

Azzedine Alaia e gli altri grandi scultori della moda

«Vogue Italia ha curato una mostra dedicata allo stilista-scultore Azzedine Alaia. Ma quali sono gli scultori della moda italiana? Scopriamolo insieme»

A Milano, dal 21 al 25 settembre a Palazzo Clerici, si è tenuta la mostra di Vogue Italia dedicata ad Azzedine Alaia, il grande stilista tunisino scomparso nel novembre 2017. Dagli esordi negli anni Ottanta sino all’ultima collezione Haute Couture indossata dalla top model Naomi Campbell nel 2017, i 21 i capi esposti sono stati scelti dal curatore Olivier Saillard e da Carla Sozzani.

Al centro dell’esposizione non c’erano solo le creazioni iconiche dello stilista, ma anche il suo intero percorso creativo e professionale. Una retrospettiva senza precedenti che, senza seguire un percorso cronologico, rievoca la continuità del lavoro di Azzedine Alaia e la sua levatura stilistica. Non semplici abiti, ma vere e proprie opere d’arte che enfatizzano la silhouette femminile esaltandone le forme: i vestiti si trasformano in sculture grazie a tagli a sbieco e architetture di tessuti, alle linee sinuose e alle raffinate asimmetrie. Creazioni inimitabili rese uniche da un’abilità sartoriale unica e una visione estetica avanguardista, che ha trasformato la fisicità femminile in un vero e proprio empowering delle forme.

A metà tra un couturier e uno scultore (non a caso, aveva studiato scultura all3Accademia della Belle Arti), Azzedine Alaia aveva un animo libero che rifiutava i tempi imposti dagli altri, e non amava farsi influenzare dai trend. Aveva anche rifiutato il ruolo di direttore creativo da Dior pur di non chiudere il suo atelier. Insomma, è stato uno degli ultimi couturier e uno dei pochi scultori della moda, ovvero quegli artisti che hanno saputo unire l’arte con la moda, l’architettura con l’artigianalità sartoriale. Assieme a lui, pochissimi designer hanno lasciato un segno del genere nella storia della moda e molti di questi sono (o sono stati) italiani. Vediamo insieme chi sono…

Elsa Schiaparelli

È stata la stilista-artista per antonomasia, oltre che la storica antagonista di Mademoiselle Chanel. Elsa Schiaparelli ha realizzato abiti degni dei più grandi artisti, una stilista amante dell’arte e della letteratura, oltre che una grande innovatrice e creatrice di abiti estrosi, sgargianti e particolari. Avvicinatasi al mondo della moda durante i suoi numerosi viaggi, nella capitale francese Elsa si dedicò a tempo pieno a questa sua nuova passione e nel 1927 aprì una sua attività. Gli artisti più popolari del tempo, come Salvador Dalì, frequentavano la sua maison prima in Rue de la Paix, poi in Place Vendome, fornendole l’occasione per disegnare gioielli e bozzetti sempre più accattivanti. Ad ispirarla erano proprio i lavori dei suoi amici, che lei trasformava in opere d£arte da indossare con orgoglio e un pochino di ostentazione. Ricordiamo, ad esempio, il cappello-scarpa creato su disegno di Dalì oppure le maglie trompe l’oeil, le stampe zoomorfe fuori scala, i bottoni a forma di bocca e i guanti di camoscio con le unghie laccate di rosso. Insomma, il catalogo Schiaparelli pullula di invenzioni che riscrivono la grammatica e la semiotica dell’abito, rendendolo vettore di sogni e visioni scardinanti.

Gianfranco Ferrè

Definito “l’architetto della moda”, il suo processo creativo partiva dallo studio delle forme e proseguiva con precisi calcoli, culminando in abiti raffinati e impeccabili.

Disegnare, per me, significa gettare sulla carta un’idea spontanea per poter poi analizzare, controllare, verificare, pulire, riducendo gli elementi di base a linee sintetiche e precise, innestate su diagonali e parallele e racchiuse dentro forme e figure geometriche. Da stilista e architetto concepisco la moda come design.”

Attento fin nei minimi dettagli all’artigianalità e alla creazione sartoriale, Ferrè sapeva mixare in maniera unica la moda, il design e l’arte, unendo queste discipline e tirandone fuori creazioni che sembravano opera davvero di un genio. Il lusso per lui era tutto nella ricerca dei materiali, nella perfezione delle linee e nell’innovazione culturale che portava avanti con grande impegno attraverso il suo stile. La sua creazione più importante è stata sicuramente la camicia bianca, ispirata al look maschile, ma così femminile e raffinata da diventare uno dei simboli delle sue collezioni: con questo capo Gianfranco Ferrè univa abilità sartoriale e precisione matematica, accostava materiali molto diversi tra loro e dava vita ad una complessa elaborazione di forme.

Roberto Capucci

E arriviamo al designer-scultore italiano per eccellenza, il petite Balenciaga come lo battezzò la stampa francese negli anni Cinquanta. Romano di nascita, Roberto Capucci aveva sorpreso il pubblico già nel 1951 con i suoi abiti costruiti come vere e proprie architetture. Le sue creazioni hanno incantato il mondo con i loro colori audaci, i volumi insoliti e delle proporzioni inedite, uniti a dei materiali che non erano mai stati utilizzati in precedenza come il bambù o la rafia. Più che un sarto o un couturier, Capucci è un artista. E infatti molte creazioni di Capucci sono state esposte nei musei, facendosi portavoce dell’inventiva e dello stile italiano. Parliamo, ovviamente, dell’Abito Nove Gonne del 1957, usato per lo spot statunitense della Cadillac, oppure dell’Omaggio all’arte di Vasarely e dell’Arancia sculpture dress del 1982. Uno degli ultimi maestri della moda italiana prima dell’avvento del prêt-à-porter, non ha mai amato la fretta e la stagionalità, a lui piace creare fuori dal tempo e senza pressioni, proprio come faceva Azzedine Alaia.

Raffaella Celentano