affettatrice Berkel
29 Novembre 2019   •   Redazione

Affettatrice Berkel: ecco come acquistarla o restaurarla

«Oggetto del desiderio per macellai e salumieri, ecco qualche utile consiglio per acquistare o restaurare un’affettatrice Berkel.»

Nella seconda metà dell’800, l’idea di un macellaio appassionato di meccanica portò alla creazione della storica affettatrice Berkel, allora azionata a mano. Si tratta del precursore dello stesso dispositivo, oggi opportunamente modernizzato, che consente a molti macellai e salumieri di tagliare in fette regolari qualsiasi tipo di carne, dalle bistecche al prosciutto. L’officina meccanica Artigiani del restauro ha fatto di questo macchinario lo scopo principale della sua azienda, vendendo e restaurando le affettatrici Berkel a volano dell’epoca.

Navigando sul sito, è possibile visionare innanzitutto i vari modelli di affettatrice, ognuna con descrizioni accurate. Per gli appassionati del genere, è anche possibile fare ricerche filtrate in base all’anno di produzione e di messa a punto: è così possibile scoprire, ad esempio, che il modello più raro, proprio perché tra i più antichi, è quello L. Con i suoi contrasti cromatici tra il rosso accesso e il lucido metallo a nudo, è più un oggetto di design che un’affettatrice. Le linee armoniose del volano a fiore nascondono, invece, uno strumento estremamente efficace, che aziona sia la lama perfetta che il carrello a scorrimento per far avanzare i tagli di carne nella direzione giusta. Grazie a un’asta graduata e a un sistema a vite senza fine, è possibile impostare lo spessore desiderato delle fette e procedere con la lavorazione anche per tagli molto grossi.

I modelli del passato

Di dimensioni inferiori, ma di certo non meno efficace è il modello B, progettato a cavallo degli anni ’20 del secolo scorso nello stato americano dell’Indiana. Denominata anche indianina, questa affettatrice era apprezzata proprio per la sua adattabilità anche agli ambienti meno spaziosi e ha un meccanismo di regolazione della fetta in ben 12 posizioni diverse. Rossa, nera o bianca, è tra le più apprezzate nel mercato antiquario del settore.

affettatrice Berkel affettatrice Berkel

Per tutti gli anni ’30 e fino al dopoguerra, si è utilizzato il modello 8H: la vite senza fine si tramuta in vite conica e viene ricoperta dall’apposito carter; la stessa cosa avviene a protezione del carrello. La manovella può essere fatta ruotare in due sensi, quindi il carrello scorre a destra o a sinistra a seconda delle necessità. L’affilatoio per la lama è, a sua volta, protetto da una calotta verniciata. Il modello 115, invece, è stato l’ultimo a vedere il volano ed è stato prodotto fino agli anni ’80. Con la sua alimentazione che avveniva per mezzo di un motorino, è una delle versioni più moderne della storica Berkel, che ha nel modello 12 il corrispettivo contemporaneo, dotato di un sistema di sicurezza a gancio.

I segreti del restauro

Per chi possieda già un’affettatrice Berkel e necessiti di un restauro, viene offerta una lavorazione minuziosa e attenta, atta a ridare nuova vita anche agli apparecchi più vecchi. Si inizia con un’accurata quanto delicata opera di smontaggio, che mette in luce eventuali pezzi danneggiati da sostituire. Si procede, quindi, con il lavaggio delle parti, per mezzo di macchinari e detergenti dedicati e poi con la sabbiatura, che eliminerà ogni residuo di sporco o di vernice. Solo a questo punto è possibile proseguire con carteggiatura e stuccatura, indispensabili per creare un fondo adeguato alla fase successiva, la verniciatura: si tratta di ben 11 strati di vernici opache di ottima qualità e rifiniture ottenute anche grazie agli aerografi. Successivamente, vengono applicate 3 ulteriori mani di vernice trasparente per conferire lucentezza e l’affettatrice passa anche per una lucidatura manuale. Infine, la macchina sarà rimontata pezzo per pezzo.

Immagine copertina: Reinhard Kraasch [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons