27 Gennaio 2017   •   Redazione

Mannarino: “solo i colori possono darti la certezza che la vita va ben oltre”

«Il grande ritorno del cantautore romano con un disco in bilico tra speranza e protesta, tra il Brasile e la sua amata Roma»

Alessandro Mannarino, noto artisticamente come Mannarino, è un cantautore italiano nato a Roma, il 23 agosto 1979. La sua carriera musicale è decollata nel marzo 2009 quando è uscito il suo primo album Bar della rabbia, pubblicato dalla Leave music e distribuito dalla Universal Music. Con questo primo progetto discografico vince il prestigioso Premio Giorgio Gaber a Viareggio e il suo disco è finalista della Targa Tenco 2009 nella categoria “Album emergenti – Opera prima”. Il 13 novembre, nell’ambito del Premio Tenco, si esibisce sul palco del Teatro Ariston di Sanremo. Pur trattandosi dell’album d’esordio Bar della rabbia ottiene un ottimo successo sia da parte della critica che del pubblico, fino alla certificazione “oro” da parte della FIMI. 

La popolarità di Mannarino cresce anche grazie alle numerose performance live nella trasmissione televisiva Parla con me di Serena Dandini. Sempre nel 2009 fa il suo esordio sul palco del concerto del Primo Maggio ed è protagonista del suo primo videoclip Tevere Grand Hotel girato al Casilino 900, il campo rom più grande d’Europa, chiuso poi nel febbraio 2010. 

Dopo questo esordio a dir poco stupefacente, Mannarino ottiene una serie di grandi successi: il 15 marzo 2011 esce il suo secondo album, Supersantos, subito in vetta alle classifiche, il 13 luglio viene premiato dalla Siae come “Miglior giovane compositore italiano”, il terzo album di inediti  Al Monte conquista il 3º posto della classifica FIMI dei dischi più venduti dopo una sola settimana e nel settembre 2014 a Faenza riceve il Premio PIMI del MEI come “Miglior artista indipendente dell’anno” per il grande successo dello stesso disco.

A questi meriti succedono una serie di altri grandi traguardi tra cui il Premio Amnesty International Italia 2015 per il brano Scendi giù, ritenuto da una giuria specializzata il “miglior testo sui diritti umani edito in Italia nel 2014”. Tuttavia Mannarino, dopo questo, si ritira dalla scena per un lungo periodo in cui fa parlare di sé anche a causa di problemi con la giustizia: ma è proprio durante questi tre anni di silenzio che il cantautore romano scrive il suo ultimo lavoro, Apriti cielo, uscito lo scorso 13 gennaio.

L’album attesta un grandioso ritorno di Mannarino, in pochi giorni in vetta alle classifiche dei dischi più ascoltati in Italia: una canzone d’autore genuina che con parole a volte feroci si fa portavoce del nostro vivere. Un disco intenso, ricco delle esperienze vissute da Mannarino durante questi tre anni passati nel silenzio, ricco soprattutto del suo vissuto, dei suoi viaggi fra i colori e la musica sudamericana, senza però perdere di vista la sua amata Roma.

Non è un caso che la prima traccia sia proprio Roma, “punto di partenza di questo viaggio” come afferma lo stesso autore. Quella canzone l’ho scritta il giorno in cui il sindaco della città (Ignazio Marino, ndr) è stato esautorato attraverso le firme dei suoi consiglieri davanti a un notaio e dopo che il Papa ne aveva parlato, il vero re di Roma. E allora dico «apriti cielo», inteso come invocazione e nello stesso tempo auspicio per una via di fuga. Però questo è un disco che vorrebbe volare un po’più alto di questi discorsi, perché sopra di noi c’è un cielo che abbraccia il pianeta ed è uguale per tutti.”

Ed ecco quindi il motivo di questo titolo: Apriti Cielo è un’invocazione, un’esortazione, ma anche un imperativo, poiché “ognuno lo legge come vuole, ma di sicuro è la speranza che ognuno di noi cerca alzando gli occhi verso l’alto. Con  Apriti Cielo volevo dire anche che basta lamentarsi contro i cattivi, contro il potere, basta con questa rabbia sociale, è arrivato il momento di trovare i colori. Solo i colori possono darti la certezza che la vita va ben oltre quella che ti è stata prospettata e che quindi non devi fermarti di fronte alla bruttezza. Questo album racconta una fuga, ma non di chi vuole scappare dalla realtà, bensì di chi sta cercando motivazioni, energie e punti di forza per poterla poi affrontare, quella realtà“. Un’opera davvero degna di merito, che vede il cantautore romano in una veste del tutto nuova, con sonorità che lasciano ben poco spazio ormai alla canzone romanesca.

Chiara Cavaterra