25 Febbraio 2021   •   Carolina Attanasio

Fatevi vedere da Unobravo: psicologi online al tempo del Covid

«Agli psicologi di Unobravo il senso dell’umorismo non manca, come capite facilmente dal nome. Senza, non potrebbero fare così bene il lavoro che fanno, supportare le persone facendo terapia online in tempi di Covid. Leggete un po’»

Alla fine l’ho fatto, ho chiamato UnobravoTutti dovremmo pensarci, una volta nella vita: dopo l’ultimo anno, poi, che ve lo dico a fare. Non è una battuta, ho proprio chiamato una psicologa: sì, ok, è stato per intervistarla, ma da cosa nasce cosa, sapete.

Riavvolgo il nastro, così ci capiamo: Unobravo è una community di psicologi selezionatissimi, che opera facendo terapia online. Vai sul sito, rispondi a un test e tac! Trovi quello giusto per te. Suona come un’app di dating, ma la verità è che, in questi casi, trovare la persona adatta è fondamentale per preservare la nostra salute mentale. Negli ultimi mesi, la percentuale di persone che ha deciso di rivolgersi a un terapeuta è aumentata vertiginosamente: la buona notizia è che non c’è niente di male, non siamo diventati un enorme caso da ricovero, abbiamo semplicemente bisogno di parlare per uscire fuori da quest’impasse. Me lo ha spiegato meglio Danila De Stefano,  CEO di Unobravo: espatriata a Londra qualche anno fa, ha subito usato il british humour a suo favore ideando una community serissima, dal nome divertentissimo.

Sdraiatevi pure sul lettino con noi.

Unobravo è partito dagli italiani all’estero. Perché?

Tutto è nato da un’esigenza. Io per prima sono espatriata e ho toccato con mano che trovare sostegno all’estero non è facile. Ho cercato io stessa uno psicologo ma i costi e le attese erano esorbitanti. Come fa un italiano che non si sente ancora a suo agio all’estero a ricevere assistenza? Sapevo che c’era questa necessità, tra l’altro,  perché per prima ho lavorato con gli expat. Così, a fine 2019, ho dato vita alla piattaforma insieme a un team di 9 psicologi, di cui fanno parte Corena Pezzella e Valeria Fiorenza Perris, entrambe psicologhe e rispettivamente a capo di supervisioni e risorse umane, insieme a Gregorio Diodovich, il nostro analista dei dati.

La cosa poi è cresciuta e si è strutturata. Le liste di attesa non vanno a braccetto con la salute mentale. Con la pandemia, poi, il discorso è cambiato: oltre a chi stava all’estero, anche chi viveva in Italia aveva problemi a trovare sostegno, quindi abbiamo aperto anche al nostro Paese di origine. Ora continuiamo a essere un punto di riferimento gli expat, ma lavoriamo molto con l’Italia.

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Valeria Fiorenza Perris, Danila De Stefano, Corena Pezzella

Quand’è che bisogna chiamare Unobravo?

Quando c’è bisogno di aiuto io consiglio sempre Unobravo, e non uno a caso. Non bisogna aspettare che sia troppo tardi: notiamo che le persone ci pensano solo quando sono ormai oppresse, ma lo psicologo funziona anche quando non sai cosa scegliere nella vita, quando hai bisogno di relazionarti meglio con chi ti sta intorno. Quindi ci devi andare quando senti che ti serve un sostegno, anche nella vita quotidiana, senza arrivare a soffrire di una psicopatologia.

Cosa distingue Unobravo dagli altri servizi di supporto terapeutico?

Ci basiamo su tre aspetti fondamentali: matching, selezione, controllo qualità.

  • Abbiamo un questionario legato a un algoritmo di matching, che associa l’utente allo psicologo giusto. Tu compili il test e noi ti affianchiamo il professionista più adatto alle tue necessità. Le persone non distinguono i vari psicologi, ma è come per le altre professioni mediche: il gastroenterologo, il ginecologo, si occupano di cose diverse, lo stesso vale per gli psicologi, devi trovare quello giusto per il tuo problema. Non tutto ciò che va bene per gli altri, funziona anche per noi stessi: penso, ad esempio, all’amica che ti consiglia il suo terapeuta con cui si trova così bene. Questo non vuol dire che vada bene anche per te.
  • Secondo punto, la selezione: tutti gli psicologi di Unobravo sono selezionati rigorosamente,  abbiamo 10 persone che si occupano di recruiting e ci assicuriamo che tutti quelli che salgono a bordo siano professionisti e brave persone, affidabili. Gli altri siti, spesso, sono solo dei marketplace, quindi non hai garanzie su chi contatti.
  • Terzo punto, controllo qualità: i nostri psicologi sono divisi in team e supportati da un supervisore, che li monitora e con cui si confrontano sui risultati. I feedback sono importanti per capire dove possiamo migliorare. Ci piace essere un team vero, anche se a distanza, quindi ci confrontiamo molto tra noi.
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Danila De Stefano

Raccontaci il 2020 nei panni di uno psicologo di Unobravo.

Abbiano notato che, tra gli expat, molti hanno messo in discussione le proprie scelte, tipo se fosse giusto continuare a fare quel tipo di vita, in quel posto. C’è stata molta solitudine. In generale, si sono acutizzate le problematiche classiche, che erano latenti: chi soffre d’ansia l’ha vista scoppiare, per esempio, come anche chi era depresso si è visto peggiorare. Questo ha portato moltissime persone a chiedere aiuto, nei prossimi anni capiremo quante paragonandole agli anni precedenti. È aumentata la paura dei germi e l’ipocondria. Abbiamo registrato molta preoccupazione e stress per tante categorie, in primis gli operatori sanitari, per non parlare di chi ha perso un caro e ha dovuto elaborare il lutto, in un clima di totale incertezza.

Fare una seduta attraverso lo schermo: più facile o più difficile?

L’accessibilità è molto più facile rispetto ad andare allo studio. Clinicamente, ci sono delle limitazioni: non possiamo vedere bene il linguaggio del corpo e del viso, che per noi è molto importante. Con lo schermo, però, ci si sente più liberi, la soggezione è minore rispetto a esserci di persona. La fiducia si forma velocemente, all’inizio è più difficile, ma poi migliora con rapidità. Ci sono meno barriere, meno soggezione. Il nostro primo incontro è gratuito, in questo modo possiamo spiegare alle persone come funziona e creare un rapporto attraverso lo schermo. Cerchiamo di essere molto flessibili, per permettere alle persone di trovare la giusta privacy a casa.  Ne abbiamo viste di tutti i colori: abbiamo fatto terapia con gente seduta in bagno o nella propria auto, pur di trovare privacy. Per noi terapeuti è una sfida, perché per anni ci ripetono che il setting, la “poltrona”, è importante, ma in queste situazioni bisogna essere adattabili. Per noi tutto è un dato, anche l’ambiente di casa, il marito che origlia, il letto sfatto alle spalle. Queste sedute non le puoi improvvisare, bisogna essere preparati: chi si affaccia alla terapia online, con pazienti nuovi, deve farlo con cautela. Entrare nelle case delle persone è una cosa completamente diversa da accoglierle in studio.

Il nostro è un lavoro privilegiato, comunque: attraverso gli altri impariamo molto anche su noi stessi.

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Diciamo alle persone che lo psicologo non è semplicemente quello che cura i matti?

Ripeto, non bisogna arrivare al limite, lo psicologo ti aiuta a ridimensionare i pensieri, contestualizzarli, metterli in prospettiva per fare empowerement su te stesso. Siamo troppo severi, ci giudichiamo troppo rispetto alla realtà. Al di là delle patologie, dovremmo tutti crescere e imparare da noi stessi. In Italia abbiamo ancora la mentalità dello psiscologo che cura i matti, ma non è solo quello. Noi di Unobravo, con ironia, cerchiamo di abbracciare tutti, non solo chi sta vivendo esperienze estreme con la sua psiche. Vogliamo aiutare le persone a migliorarsi e a crescere.

Un consiglio non richiesto per uscire sani di mente dalla pandemia.

Dobbiamo impiegare il tempo in modo piacevole, non essere rigidi pensando a cosa ci manca, ma riempire il tempo di cose possibili, anche in situazioni come questa. Impariamo a trasformare il tempo libero in qualcosa di diverso.

Carolina Attanasio