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11 Aprile 2016   •   Snap Italy

Guardini: il mondo di Tiziano fatto di Natural Couture

«Tra etica e natura l’eco-designer, Tiziano Guardini, racconta a Snap Italy la sua personale visione della moda»

La prima volta che ho incontrato Tiziano Guardini (sito web) se ne stava dietro un bancone da sarto nel flagship store di una nota catena di abbigliamento americana. Effettuava un servizio di tailoring e indossava una salopet in denim fatta con gli stralci dei tessuti dei jeans che orlava, assemblati insieme in stile patchwork. Già da lì, avrei dovuto immaginare che era uno che non spreca mai niente. Oggi è conosciuto a livello internazionale come l’eco-designer per eccellenza. Romano, classe 1980, Tiziano Guardini è artista, stilista, artigiano e racconta a Snap Italy la sua personale visione della moda che coincide perfettamente con la sua filosofia di vita. Un qualcosa che coincide con l’essere in armonia col mondo e una creazione di valore che ha poco a che fare con l’economico… è qualcosa di profondamente cosmico.

Quella di Tiziano Guardini è un’avventura tutta da scoprire. Per ogni affascinante storia che si rispetti, c’è un momento in cui il protagonista capisce che nella vita non può fare altro che seguire la sua passione e riuscire a vivere di quello. Quando hai capito che saresti stato un designer?
Sembra strano ma ogni giorno è quel momento perché quando ti approcci ad un lavoro creativo e lo fai profondamente come tale, non hai binari già scritti e quindi io, quella sensazione di paura ed eccitazione di quando inizi una nuova avventura la sento continuamente. Se però dovessi raccontare questa storia sicuramente ci sono stati due momenti importanti, il primo a circa 11 anni, quando mi sono ritrovato con un blocco di fogli bianchi, una matita e ascoltando la mia compilation preferita, fatta da me in cassetta, mi sono ritrovato a disegnare intere collezioni, divise per stagioni e con temi specifici. E lì, avevo deciso. Poi per motivi familiari non ho potuto continuare ad alimentare questo impulso e quindi solo dopo una laurea in economia è arrivato il secondo momento. Infatti dopo aver fatto i primi lavori da economista mi sono ritrovato ad essere profondamente annoiato e capendo che non erano i posti dove stavo a non darmi stimoli e gioa, ma era proprio il lavoro che facevo a non essere giusto per me, mi sono fatto coraggio. Mi informai quindi sulle accademie di moda che potessero dare concretezza al mio sogno, ormai quel desiderio si è riacceso.

Le creazioni di Tiziano Guardini sono “abiti scultura” e nascono dall’ispirazione che riceve principalmente dalla natura e dal mondo che quotidianamente lo circonda. Raccontaci di come nasce l’idea di realizzare un abito interamente fatto di aghi pino, di corteccia o rafia. Per quale tipo di donna li immagini?
Racconto un pò un sogno cioè quello di poter vivere a contatto e in profonda armonia con la natura. Credo che il legame con questo pianeta sia fondamentale e soprattutto è importante ritornare a sentirlo profondamente. Noi abitiamo questo mondo e a volte, oltre a darlo per scontato, lo trattiamo come se ne fossimo i padroni e come se lui fosse disposto a sopportare ogni nostra violenza. Noi semplicemente lo abitiamo. Premettendo questo, “naturale” la creazione di abiti con una tale filosofia in cui non voglio ricreare delle forme che ricordano la natura, ma entrarci in sintonia, in un legame di squadra come se fossimo una cosa sola, si tratta di quel legame uomo-natura di nuovo ritrovato. Il messaggio è questo e sicuramente gli abiti scultura hanno permesso di esprimerlo chiaramente. Il prossimo obiettivo è quello di permettere alle persone di vivere quotidianamente in armonia con la natura attraverso capi che mantengano la stessa filosofia, attraverso lavorazioni e materiali molto ricercati che permettono di vestire questa donna che si rigenera proprio perché ritrova il suo legame con l’energia e con la terra e quindi, e quindi con la vita.

Quanto tempo ci vuole per realizzare uno dei tuoi abiti? Come organizzi il tuo lavoro?
Dipende, ormai ho smesso di pianificare, infatti quando mi chiedono di fare un vestito faccio dei calcoli molto lunghi così da riuscire a rientrarci, ma faccio sempre corse e nottate anche perché essendo materiali e lavorazioni sperimentali non so mai come muterà il progetto rispetto alla visione finale. Comunque, quello che mi ha impegnato di più, è il tubino fatto con i petali delle pigne, ci sono voluti tre mesi a partire dalla raccolta che di solito faccio nei parchi dove costantemente il mio corpo richiede di immergersi. Poi ancora la pulitura, la selezione e il ricamo finale. Un aneddoto che non mi scorderò mai è legato a quando facevo il vestito con le cortecce nel parco di Villa Panphili. Iniziai a raccogliere da terra le parti che mi interessavano e due signore, sedute su una panchina poco distante, mi seguivano con lo sguardo e così ad un certo punto mi chiesero che cosa ci facessi, ed io, non avendo il coraggio di spiegargli. Risposi che le raccoglievo perché mi piaceva il profumo e loro quindi decisero di fare lo stesso.

Adesso un tasto dolente. Trattandosi “Natural Couture”, quindi come abbiamo detto, tutti abiti con componenti naturali, c’è da fare i conti con il deperimento degli elementi. Come si rapporta Tiziano Guardini a questo? Come lo fa sentire impiegare così tanto tempo per un prodotto che purtroppo non rimarrà integro nel tempo?
Come nella natura tutto ha un corso e nulla è eterno, non vivo il loro deperimento con dramma se non per alcuni pezzi per i quali mi dispiace fortemente, soprattutto per il primo abito fatto. Non mi piace alterare il loro colore, il tatto o l’odore, quindi li lascio così. Se c’è una cosa che mi dispiace è quando gli altri non sentono la loro delicatezza e pretendono di maneggiarli come abiti.

Già da tempo nella moda si sente parlare di etica. Di recente la Camera Nazionale della Moda Italiana, ha approvato in merito delle linee guida per tutte le aziende che producono abbigliamento e accessori. Considerato che l’ethical fashion è una caratteristica intrinseca delle creazioni di Tiziano Guardini, cosa ne pensi al riguardo? Si tratta di un traguardo o c’è ancora molta strada da fare?
Solo il fatto che se ne parli è un ottimo traguardo, ma non quello finale. Come hai precisato, sono indicazioni e non regole rigide. Credo fortemente nella libertà e quindi non credo in norme da imporre dall’esterno perché  se non si sente profondamente questa scelta alla fine si imbroglierà e si cadrà in compromessi con tempi imposti dal fashion system. Sono convinto che principalmente devo mettere valore con la mia vita in ogni cosa che faccio, quindi etico ed ecosostenibile costantemente. Dal porre attenzione nelle piccole cose come il non lasciare la luce accesa in stanze in cui non sto cercando tessuti da lavorare all’essere in armonia con la vita.

Oltre agli abiti scultura, hai realizzato anche dei capi di abbigliamento più pratici e comuni, come ad esempio i look di Vladimir Luxuria in veste di giudice all’ultima edizione di Miss Italia, ma anche per altri personaggi dello spettacolo. Qual è la tua opinione in merito all’approccio di un potenziale cliente a questo tipo di prodotti?
Vladimir mi ha fortemente sostenuto in quell’occasione e fortunatamente anche altre persone del mondo dello spettacolo credono nel mio progetto. Purtroppo, spesso siamo abituati ad associare alla moda ecosostenibile una visione di una maglietta basica magari anche bianca in cotone biologico. Il mio progetto è quello di creare una moda ecosostenibile che mantenga tutte le caratteristiche di ricerca, di tendenza, di originalità, di bellezza di una collezione di moda proiettata nel futuro e, allo stesso tempo, usare materiali e lavorazioni ecosostenibili ed etici.

Tra eventi e mostre ci capita spesso di vedere in giro per il mondo le creazioni di Tiziano Guardini. Ora è passato molto tempo dalla tua prima presentazione pubblica al concorso Limited/Unlimited. Abbiamo visto il tuo abito di liquirizia in mostra a L’eleganza del cibo. Tales about food and fashion, fino ad arrivare all’ultima presentazione in oriente. Parlaci di questo ultimo viaggio e di quello che ha significato per te.
Questo è stato un viaggio incredibile, una risposta al mio desiderio di portare il mio messaggio in giro per il mondo. Lo scopo principale è stato l’invito a partecipare a questo concorso di moda a Pechino. E poi, come ciliegina sulla torta, ho anche vinto il Bronze Hempel Award e sono riuscito a parlare, a raccontare, in un paese così a “distratto” dal tema dell’ecosostenibilità e dell’eticità, del fatto che una moda del genere si può fare, si può creare valore per i noi di adesso e per i noi fra qualche anno.

Uno dei progetti di Tiziano Guardini riguarda il mondo degli accessori e in particolare la lavorazione della plastica. Parlaci di come è nato e in cosa consiste.
Riguarda una collaborazione con il riciclo artistico fatto da Alecci e Di Paola. Un lavoro veramente divertente perché abbiamo usato il loro materiale fatto con vecchi flaconi di shampoo e con bottiglie di bibite. Non solo tagliandoli e applicandoli semplicemente, ma modellandoli e creando degli effetti e delle forme che loro hanno sperimentato con l’uso del calore non diretto per la creazione di accessori che di base avessero sempre l’elemento naturale che in questo caso è la rafia.

Per Tiziano Guardini, che fondamentalmente è un artigiano, cosa rappresenta il see now-buy now? Pensi che questo particolare momento che sta attraversando il mondo della moda, quindi la velocità in cui vengono messi in vendita gli abiti e tutto il potenziale cambiamento della filiera della produzione che ne consegue, possano danneggiare il Made In Italy? Come credi che un piccolo brand possa fronteggiare questa rivoluzione?
La fretta, dice un detto, è una cattiva consigliera. Io credo che sia molto bello il fatto che l’informazione e gli scambi tra persone avvengano sempre con più immediatezza ma nello stesso momento, sono consapevole del fatto che quando si accelera il respiro, questo diventa più corto e quindi mi fa riflettere su quanto, invece, sia importante mantenere un respiro profondo e di qualità. Come ogni cosa della vita si può scegliere di usarla per costruire o meno. Mi auguro che questo non avvenga a discapito del rispetto della vita, che sia la scelta del materiale da filare o del colore con i loro fissatori o di chi confeziona poi il capo. Per quanto mi riguarda, scelgo di creare valore e quindi sono sicuro che riuscirò ad essere veloce, consolidando una struttura che sia anche sinonimo di eticità.

So che vedremo presto una delle tue ultime fatiche in una grande esposizione che prenderà il via a breve, è in fase di work in progress ed è organizzata da Stefano Dominella e Bonizza Giordani Aragno. Puoi darci qualche news in anteprima?
Non lo so se posso, bisognerebbe chiederlo a loro, quello che posso anticipare è che si tratta di un pezzo scultura fatto ricamando foglie di bamboo. Poi per il resto lo vedremo alla mostra.

 

Alessandro Iacolucci