think about it
24 Maggio 2016   •   Snap Italy

Think About It: piedi in Puglia e testa nella black music

«Sono in sei, vengono dalla Puglia e hanno da poco pubblicato il proprio album d’esordio: ecco i Think About It»

Sono in sei, vengono dalla Puglia e hanno da poco pubblicato il proprio album d’esordio: abbiamo scambiato quattro chiacchere con i baresi Think About It, giovane collettivo di musicisti nato nel 2013 che arriva oggi alla prima pubblicazione ufficiale mescolando la cultura hip hop alle sonorità soul e r’n’b.

Ciao ragazzi! Dato che è la vostra prima comparsata su Snap Italy, che ne dite di presentarvi ai nostri lettori?

Ciao, siamo i Think About It, siamo giovani, facciamo musica e sappiamo cucinare molto bene. Nel tempo che ci rimane tra essere amanti perfetti ed esperti enogastronomici pubblichiamo anche album: In Secondo Piano, il nostro ultimo lavoro è stato pubblicato il 6 maggio (Playbrown/Self) e racchiude 15 tracce che cercano di descrivere i timori, i problemi e le relative soluzioni di un ragazzo qualunque che raggiunge la maturità interiore dopo un’adolescenza turbolenta.

Venite dal sud, più precisamente dalla Puglia: pensate che per un gruppo delle vostre zone sia più difficile emergere?

Il rapporto con la nostra terra è molto singolare, c’è una sorta di unione carnale che ci lega fortemente alle nostre radici. Tuttavia, specie per il nostro genere di appartenenza che è l’hip hop, non sono mancati episodi in cui ci siamo sentiti messi in disparte rispetto al resto della musica emergente. Non a caso il titolo del nostro album è un riferimento, oltre che al concept generale del disco, alle numerose occasioni in cui ci siamo sentiti “in secondo piano” a livello di opportunità. Indipendentemente da ciò, non tutti i mali vengono per nuocere e siamo molto contenti di aver colto prontamente tutte le chance che ci sono state offerte nel corso dei nostri primi tre anni di attività e non ci sbilanciamo nel dire che un comune denominatore di tutte le realtà del nostro territorio è la “fame” (nell’accezione migliore del termine) che ci permette di essere veloci e di rispondere velocemente ad ogni stimolo artistico che ci viene proposto.

Nel vostro lavoro si avvertono molteplici influenze dalla black music: cosa rappresenta per voi questa tradizione e chi sono i vostri principali riferimenti?

La black music è il fulcro attorno al quale ruota il nostro intero progetto, il fiume presso il quale facciamo confluire tutte le nostre influenze che spesso si discostano da questo genere. La nostra fortuna è quella di riuscire a viaggiare in termini musicali senza pregiudizio e senza ghettizzare i nostri ascolti in un ambito particolare, in modo tale da attingere il meglio da ogni cultura e riportare tutto nel nostro porto che è la Black Music. Gli artisti di riferimento sono innumerevoli, sicuramente quelli che più hanno influito nella stesura di questo album sono: Robert Glasper, Kendrick Lamar, Roy Hargrove, Snarky Puppy e Hiatus Kaiyote. Abbiamo colto molto apertamente l’idea di inserire una sezione elettronica all’interno del progetto, influenzati sicuramente da artisti del calibro di Flume e Shlohmo che, con i loro synth un po’ wonky e le batterie talvolta squantizzate, ci hanno condotto verso una nuova possibilità di suono all’interno del collettivo.

think about it

Formato fisico o digitale? C’è uno che preferite? E se sì, perché?

La risposta è: ENTRAMBI! Sono dei mezzi di comunicazione fortissimi e nell’epoca attuale non sono da sottovalutare. Il digitale è sicuramente il formato più in voga, si potrebbe considerare il meno redditizio in termini economici, ma è sicuramente il più veloce e permette una diffusione dal punto di vista social e di media-sharing che per una band come la nostra, il cui obiettivo principale è raggiungere il numero maggiore di ascolti possibili, rappresenta linfa vitale. Il formato fisico ha invece una componente affettiva da valorizzare, siamo sempre i primi ad affermare che la musica necessita di più sensi per essere apprezzata al meglio e il solo piacere di toccare con mano un Cd mentre si ascolta il nostro prodotto permette di comprendere realmente tutti gli sforzi e i sacrifici che hanno portato alla realizzazione di qualcosa di concreto. Continueremo a stampare i nostri dischi, come cimeli per la nostra fan base che speriamo possa diventare sempre più numerosa anche grazie all’intervento di un mp3!

C’è una particolare epoca in cui sareste voluti nascere per viverne la scena musicale appieno?

Siamo molto legati alla corrente neo-soul, nata nella metà degli anni ’90, che ha come colonne nomi quali D’Angelo ed Erykah Badu. Nello stesso periodo i The Roots hanno incominciato a sfornare dischi che ci hanno segnato e pertanto, se a bordo di una DeLorean potessimo fare un tuffo nel passato, penso andremmo ad accarezzare la chioma afro di Questlove e compagni. Elerbagì (la nostra voce) avrebbe vissuto molto bene anche durante gli ’80, nella speranza di partire in Tour con Eurythmics e affini.

In questi giorni si è a lungo dibattuto sulla SIAE e la necessità di liberalizzare il mercato del diritto d’autore: come vi ponete rispetto a questo tema?

Noi pensiamo che la musica e le canzoni vadano tutelate, da SIAE o da ogni altro organo in grado di difendere l’autore da plagio o da qualsiasi attacco rivolto al danneggiamento dei propri brani. Il nostro paese è molto legato alle proprie tradizioni e la SIAE è una di queste: non crediamo che essa sia un male in quanto dal punto di vista personale non abbiamo mai avuto problemi, ma sicuramente potrebbe migliorare nel settore della comunicazione e della burocrazia per avere qualcosa di più immediato e meno sbrigativo in grado di tagliare i mille intermediari che spesso si frappongono tra Società ed autore.

Salutate i nostri lettori con qualche anticipazione sul vostro futuro di band!

Abbiamo da poco pubblicato le prime date del nostro tour, che farà tappa in diverse città italiane e ci darà l’opportunità di conoscere territori ancora inesplorati. Sarà un ottimo banco di prova per migliorare e capire meglio i meccanismi di questo gioco! Per ogni curiosità, dubbio o se non vi ricordate il tempo di cottura delle Fettuccine, contattate la nostra pagina Fb, saremo lieti di rispondervi!

Grazie ragazzi, a presto.

Un ringraziamento a Francesco di SmcItalia per la disponibilità.