the zen circus
30 Marzo 2018   •   Redazione

The Zen Circus, l’intervista con… il fuoco in una stanza

The Zen Circus? Diciotto anni di gavetta alle spalle, oltre mille concerti, nove album ed un Ep all’attivo. Gruppo rock italiano composto da Andrea AppinoKarim QqruMassimilianoUfo” Schiavelli e Francesco Pellegrini.

Fondato nel 1994 a Pisa da Andrea Appino insieme a Marcello Bruzzi. Il nome del quartetto trae ispirazione da Zen Arcade e Metal Circus, entrambi lavori pubblicati dal gruppo Hüsker Dü di Pisa, ben consolidato nella sua esperienza musicale. I The Zen Circus (sito ufficiale) si sono da sempre fatti notare per aver percorso con classe molti generi, cominciando dallo spirito del folk e del punk e il moderno per giungere al cantautorato con Andate Tutti Affanculo (2009), album quest’ultimo che ha consacrato la band grazie ad anni di rigoroso lavoro.

Questo progetto secondo Rolling Stone Italia, è considerato fra i migliori 100 album Italiani di tutti i tempi ed ha contribuito a definire la nuova generazione della musica italiana degli Anni Duemila. Precedentemente la band ha collaborato con tre mostri sacri dell’alternative americano, come Violent Femmes, Pixies e Talking Heads. The Zen Circus (pagina FB) hanno maturato una credibilità che pochissimi altri artisti nostrani possiedono attualmente grazie all’attività live incessante, ma soprattutto alla qualità del loro lavoro in tour.

La band ha confermato e moltiplicato inoltre il proprio pubblico con l’uscita nel 2011 di  Nati Per Subire fino a raggiungere la top ten della classifica Fimi/Gfk ed il primo posto di quella generale di iTunes con Canzoni Contro La Natura (2014). Oggi gli Zen Circus si confermano come una certezza nel panorama del rock indipendente Italiano, sono portabandiera della musica libera da vincoli: zero pose, zero hype, ma solo tanto, molto sudore. Questa volontà è stata premiata nel tempo da un pubblico progressivamente più caloroso, intimo e più trans generazionale, che riempie ormai da anni i migliori club e i migliori festival del paese.

Con l’ultimo album, La Terza Guerra Mondiale (La Tempesta, 2016) The Zen Circus hanno superato tutti i loro record, aumentando la loro già ampissima fanbase e stregando positivamente la critica. Da qui l’esigenza e la fortuna di affrontare il tour più lungo della loro carriera: 66 date in tutta Italia in 10 mesi, per oltre 98.000 presenze. La Terza Guerra Mondiale è entrato direttamente al 6°posto della Classifica FIMI/Gfk dei dischi più venduti in Italia. È stato presentato in televisione in programmi come Quelli che il calcio di Rai 2 e nel TG3 nazionale e in programmi radio come Radio 1 Music Club, Radio Deejay Tropical Pizza, Radio 1 King Kong, Radio 2 RocK’n Roll Circus, Radio 3 La Lingua Batte. Il 10 agosto 2017 Radio 2 ha trasmesso l’intero concerto della band, registrato a giugno durante il Biografilm Festival di Bologna.

L’album è stato in seguito recensito dalle principali testate nazionali, ricevendo un enorme consenso. Ne hanno parlato Repubblica Nazionale, il Corriere della Sera, La Stampa,L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, Sette de Il Corriere della Sera, Internazionale, TV sorrisi e canzoni, Rolling Stone, tutte le riviste musicali e non solo. Tutti i video estratti (Ilenia, L’anima non conta e Non voglio ballare) sono stati trasmessi da RockTv e da MTV.  In occasione del loro ritorno sulla scena, hanno parlato di loro e dell’album La Terza Guerra Mondiale oltre 200 radio e ben 300 testate online. Che aspettate? leggete l’intervista!


Cari The Zen Circus, dopo il successo di La seconda guerra mondiale siete tornati con Il fuoco in una stanza, nel frattempo cos’è successo ?
Dopo l’ultima data del tour de La terza guerra mondiale ci siamo presi un periodo di ferie. Di sette giorni 🙂 Siamo tornati subito nel nostro studio per arrangiare ed iniziare a produrre le nuove canzoni sulle quali stavamo lavorando da mesi, in parallelo con l’uscita ed il tour de La terza guerra mondiale. Eravamo innamorati di questi nuovi brani, e li abbiamo provati per mesi prima di registrare le versione definitive che trovate sull’album.

Il Fuoco in una stanza è il titolo del vostro nuovo progetto discografico ma anche dell’ultimo singolo uscito. Che cos’è la libertà?
Esistono mille colori nella vita che, dalla normalità e dalla bellezza, riescono a diventare prigioni capaci di tendere agguati ad ogni piè sospinto: il corpo, la fede, la famiglia, il lavoro, i desideri, il sesso, l’amore, la passione, la morte. Siamo noi a rendere arma un utensile come il coltello. Sta a noi, sempre. Per me la libertà è il riuscire a non farsi schiacciare dalla vita, dalle emozioni, dalle paure, da Dio, dalla paura della fine. La vita è una partita truccata, dura poco e alla fine si muore, e questo destino oggettivo è una sassata in testa che spesso ci confonde durante il nostro cammino. La morte è una spinta per vivere, spesso anche attraverso il dolore. O meglio, questa è la mia idea di libertà.

Chi ha ispirato i The Zen Circus lungo il cammino che ha portato alla nascita del nuovo lavoro artistico?
Ascoltiamo tantissima musica, io ed Ufo collezioniamo vinili da decenni, mentre Andre è un gran fruitore di Spotify. Che dire, non stiamo mai a pensare: “facciamo un pezzo come loro”… vige sempre un processo molto naturale nella composizione e nella produzione. Sicuramente quando si giunge alla fase del pre master in studio c’è un confronto “obbligatorio” con i dischi che amiamo, ma quello è più un discorso tecnico che riguarda il volume di uscita, il tipo di master e la “cattiveria” delle compressioni usate durante il mix.

Ogni vostro video racconta una storia legata a sensazioni quotidiane, figlie dei tempi. Com’è stato pensato il video-clip per Catene?
Già dalla prima riunione con Ground’s oranges (i registi del video di Catene) era chiara l’idea di fare un clip lontano dai trend del momento. In un periodo nel quale i video italiani sono sovente dominati da post adolescenti in mutande pseudoribellitroppopazzemainfondosensibiliedincercadiamore, mettere al centro della scena una signora ultrasettantenne era un rischio, ma l’immaginario visivo ed estetico non poteva essere scisso dal contesto emotivo della canzone. È andata benissimo, il video è piaciuto, ed i ragazzi di GO sono dei draghi.

Chi è il nemico nella quotidianità secondo The Zen Circus e come viene raccontato in questo album?
Credo che non esista un unico nemico della quotidianità. Sarebbe troppo facile. I rapporti umani a volte sono catene che pesano in modo indicibile… ora dopo ora, giorno dopo giorno. Talvolta non riusciamo a spezzarli, altre volte non vogliamo. La famiglia ha una parte fondamentale nella quotidianità, nel bene e nel male. Sono i legami più difficili, perché intrecciati con l’imprinting della nostra crescita, delle nostre paure e della nostra voglia di libertà.

Se vi ritrovaste a vivere come degli adolescenti, proporreste la musica che vi ha caratterizzato e che continua a rappresentarvi? sarebbe possibile proporre il vostro modo di suonare nonostante trend del momento?
C’è un elemento di continuità nella nostra musica, che si slega dall’approccio meramente musicale. Dalla nostra svolta testuale verso la lingua italiana sono passati 10 anni. In questo decennio il pubblico è aumentato, anno dopo anno, fino al permetterci di entrare nella top 10 di vendite e suonare in tour sold out. Abbiamo fatto un passetto alla volta, senza fretta, senza hype. Da anni una parte non marginale del pubblico zen è occupata da adolescenti: c’è un ricambio generazionale continuo in chi ci segue. Chi aveva 16 anni quando uscì Andate tutti affanculo oggi ne ha quasi 26 e continua a venire ai nostri live, come una parte dei nuovi fan, che oggi ha 17/18 anni, ed andava alle medie quando registrammo L’egoista.

«La vita è una partita truccata, dura poco e si muore»

Un gruppo sottovalutato dalle band odierne?
Non saprei, sarebbe abbastanza spocchioso pretendere di sapere chi ascolta cosa 🙂 Al di là di questo sento che band fondamentali come Love, Creedence clearwater revival, Monks, Cramps, MC5, Blue Cheer, Stooges e Kinks non godono di molta fama in Italia nelle nuove generazioni, nonostante il loro ruolo centrale nella storia della musica rock a 360° gradi.
 Una nuova band che bisogna assolutamente imparare ad apprezzare?
Negli ultimi anni sto ascoltando molto Chelsea Wolfe, i King Gizzard and the Lizard Wizard, i Death Grips, Kurt Vile, Kendrick Lamar, King Krule e Kamasi Washington, Lykke Li ed i Code Orange. Non sono tutti di “primo pelo”, ma ultimamente hanno fatto alcuni dei loro lavori migliori.
Silvia Pompi