Taranto: meno fumo e molto più arrosto
«Una bellezza italiana troppe volte sottovalutata, Taranto è una città dalle mille sorprese che ci regala tradizione e cultura»
Quell’angolo di mondo più d’ogni altro m’allieta, là dove i mieli a gara con quelli del monte Imetto fanno e le olive quelle della virente Venafro eguagliano; dove Giove primavere regala, lunghe, e tiepidi inverni, e dove Aulone, caro pure a Bacco che tutto feconda, il liquor d’uva dei vitigni di Falerno non invidia affatto – Quinto Orazio Flacco
Se pensate che Taranto sia soltanto fumo, polveri sottili e inquinamento, vi sbagliate di grosso. Uno degli errori che si commettono maggiormente quando si pensa a qualcosa o a qualcuno è dimenticarsi delle cose belle. Quante volte si parla di una persona per ore elencando, in un flusso inesorabile di parole, tutto ciò che ha fatto di sbagliato, tutti i suoi difetti. Avete mai pensato a quanto tempo invece passiamo a raccontare delle cose belle? Pochissimo. Quello che succede è proprio questo quando si parla di una città, si vede solo quello che c’è di brutto togliendo spazio al bello.
Oggi voglio invertire la rotta. Voglio parlare di quello che c’è di bello nella mia città.
Taranto non è di certo tra le ultime città italiane di cui si può parlare. La sua nascita risale al 706 a.C. quando Falanto e altri compatrioti, si trasferirono in quelle terre perché figli illegittimi di donne spartane. Colonia di Sparta, appunto, la città fu tra le più importanti della Magna Grecia, diventando potenza economica, militare e culturale e che diede i natali a filosofi, strateghi, scrittori e atleti, diventando anche sede della scuola pitagorica tarantina, la seconda più importante dopo quella di Metaponto.
Il modo migliore per comprendere la varietà storica e culturale di questa città è quello di ammirare le sue architetture e i luoghi che, ancora oggi, testimoniano la sua grandezza.
Uno dei più importanti è sicuramente quello della Cattedrale di San Cataldo. Questa è la più antica cattedrale pugliese e ospita al suo interno i resti del Santo Patrono. La sua costruzione risale alla seconda metà del X secolo per poi essere modificata nell’XI donandogli l’attuale pianta basilicale. Nel 1713 venne aggiunta la facciata barocca. Tra i tesori che custodisce il più importate è sicuramente il cosiddetto Capellone. Questo luogo è ornato da marmi policromi e al suo interno è presente un altare che custodisce la tomba del santo. Una bellezza architettonica che toglie il fiato.
Degno di nota è il Ponte Girevole che collega il Borgo Antico con il Borgo Nuovo. Questo ponte si differenzia dagli altri a causa della modalità di apertura che consente il passaggio della navi. Si compone di due parti che non si muovono verticalmente ma orizzontalmente, ruotando su due perni posti alle estremità del ponte. Questo meccanismo veniva azionato da turbine idrauliche alimentate da un grande serbatoio posto sul vicino Castello Aragonese fino all’introduzione di un sistema di tipo elettrico.
Il Castello Aragonese, nasce nel 916 quando i bizantini avviarono la costruzione della rocca volta alla protezione degli attacchi dei saraceni. Nel 1486, Ferdinando II d’Aragona fece ampliare il castello e gli diede l’attuale struttura. La nuova fortificazione doveva comprendere sette torri, di cui quattro unite tra loro a formare un quadrilatero, e le rimanenti tre allineate lungo il fossato fino al Mar Piccolo.
Tra i tesori di questa città non si possono dimenticare i famosissimi “Ori di Taranto” conservanti al Marta (Museo Nazionale Archeologico di Taranto). Questa collezione di gioielli consiste in una serie di oggetti risalenti all’età magno-greca. La lavorazione e la scelta dei preziosi materiali di questi gioielli li rendono unici, tanto da essere apprezzati in tutto il mondo. Per questo motivo ben 80 pezzi della collezione sono stati esposti ad Expo Shanghai nel 2010 e 5 pezzi destinati al Padiglione Italia per Expo Milano nel 2015.
Taranto non ha solo la particolarità di essere un luogo pregno di cultura e tradizione ma anche di avere una conformazione geografica fuori dal comune. Proprio da questa sua caratteristica nasce il suo soprannome “la città dei due mari”. La città è collegata alla penisola dal Ponte di Pietra, che si collega al Borgo Antico, il quale a sua volta si collega al Borgo Nuovo situato dall’altra parte dell’insenatura. Questa particolare struttura crea una rientranza naturale nella quale si identifica il cosiddetto Mar Piccolo che si collega al Mar Grande grazie al canale navigabile. In entrambi i mari sono presenti i citri, sorgenti d’acqua dolce, che creano le perfette condizioni per la coltivazione dei mitili.
Questi sono solo alcuni dei tesori che questa città protegge e custodisce. Uno scrigno nascosto da un problema ambientale di cui tutti sono a conoscenza. Ormai non ci si ricorda più di Taranto per il suo mare, per la sua storia o per la sua cultura, ma per il suo fumo che acceca la vista di chi non la conosce e avvelena chi ci vive. Città più famose, come ad esempio Napoli, vivono la stesso problema, vengono ricordate non per le loro bellezze, che sono molte, ma per le loro bruttezze, che al contrario sono poche.
Lorenzo Bianchi