spighe verdi 2018
16 Agosto 2018   •   Carolina Attanasio

Spighe Verdi 2018: la bella Italia sostenibile in 31 tappe

«Che bisogna fare per meritarsi le Spighe Verdi 2018? Troppo tardi, sono già state assegnate a 31 località rurali italiane, di tutto rispetto ovviamente. Ci vuole sempre un riconoscimento per ricordarci quanto siamo fortunati?»

Le Spighe Verdi 2018 (sito ufficiale) per chi non lo sapesse, non sono il Nobel per il campo più curato ma l’alter ego delle più famose Bandiere Blu, sono dedicate alle aree rurali del Paese. Attenzione al territorio, all’agricoltura, al vivere sostenibile, a un buon livello di qualità della vita, queste le credenziali che bisogna avere per meritarsi la Spiga Blu 2018. Riconoscimento di Fee Italia, diramazione nostrana della danese Foundation for Enviromental Education, la Spiga Blu 2018 ha toccato 31 località rurali, borghi maggiormente, distribuiti in 12 regioni italiane. La Calabria è la new entry, ma le Marche sono campione d’incassi con sei comuni valorizzati dalla Spiga d’oro (Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Monfoldo, Montecassiano e Numana), segue la Toscana con cinque località (Castellina in Chianti, Massa Marittima, Castagneto Carducci, Fiesole e Birbona), la Campania (Ascea, Agropoli, Pisciotta, Massa Lubrense, Positano). Solo tre località per la Puglia, solitamente regina incontrastata delle classifiche (Ostuni, Castaneta, Carovigno), il Veneto (Calalzo di Cadore, Carole, Montagnana). Gaeta e Canale Monterano portano alto il vessillo del Lazio, Tortoreto e Giulianova quello dell’Abruzzo, Alba per il Piemonte, Ragusa per la Sicilia, Montefalco per l’Umbria e Lavagna per la Liguria.

Basate sulla compilazione autonoma da parte dei Comuni, super-iper verificate dal Fee, le Spighe Verdi 2018 sono certamente un grande indicatore di qualità, oltre che una sfida per tutte quelle aree rurali, e in Italia sono tante, che vogliono dimostrare la sostenibilità locale come metro di misura del benessere e della bontà dei luoghi. Rispetto allo scorso anno, le Spighe sono aumentate, favorendo la cooperazione tra amministrazioni locali, agricoltori e operatori del settore per valorizzare il patrimonio. Quanta strada c’è ancora da fare? Probabilmente tanta, ma molto dipende dai punti di vista: i parametri di valutazione delle Spighe Verdi, così come delle Bandiere Blu o di altri riconoscimenti per il territorio possono essere considerati valori assoluti? Probabilmente no.

Certamente, però, sono trampolini di lancio, sono input positivi per la crescita del territorio e delle località. L’Italia, alla fine, vive molto di questo, lo dimostra il fatto che il 2017, promosso come l’anno dei Borghi italiani, abbia contribuito a dare visibilità e nuova linfa a migliaia di piccoli comuni italiani, che forti di tante iniziative hanno intrapreso la strada della promozione turistica fatta come si deve.L’attenzione a quello che succede al di là dei grandi centri urbani e delle capitali della cultura italiane è sempre crescente, vuoi per la delocalizzazione del turismo, vuoi anche per i trend in crescita ispirati alloslow food (cibo, viaggi, cultura, quello che vi pare insomma).

Questo determina un sostanziale aumento di quelle che sono definite “buone pratiche” per la salvaguardia della qualità territoriale e per la promozione di iniziative che portino le aree rurali alla portata del grande pubblico, col serio impegno – al contempo – di mantenerle autentiche e meravigliosamente sostenibili. È questa la sfida del futuro o è soltanto una moda passeggera, dettata dalla legge dei flussi turistici? Non lo sappiamo ancora, fatto sta che prendere consapevolezza del valore locale di un territorio rurale adesso, equivale a preservarlo meglio da scempi futuri, memori di un passato in cui spesso abbiamo svenduto la bellezza in favore di un progresso che non è mai arrivato. Si può andare avanti tenendosi stretta la tradizione? In Italia si può, e si deve. Le Spighe verdi 2018 non avranno valore universale, ma sono di quei riconoscimenti che ci aiutano a ricordarci da dove veniamo e perché è importante non perderci, per andare avanti.

 

Carolina Attanasio