smart work
13 Ottobre 2017   •   Redazione

Smart work: le nuove frontiere del lavoro agile in Italia

«Quello dello smart work è un tema molto dibattuto negli ultimi anni. Vediamo in che modo viene affrontato in Italia dal punto di vista delle aziende e dei lavoratori»

Parlare di smart work e lavoro agile è una tendenza ormai diffusa nel nostro Paese, specie negli ultimi anni. Molto spesso, però, chi ne parla non conosce fino in fondo meccanismi e funzionamento di questo processo innovativo, da molti considerato come una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro.

Per smart work o lavoro agile si intende “una filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità ed autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

In altre parole, lo smart working consiste proprio nel dare autonomia al lavoratore, consentendogli la libertà di svolgere il proprio lavoro da dove desidera. I vantaggi di questo sistema sono molti, ma i critici sono già in allerta. Qual è la situazione nel nostro Paese? Scopriamolo insieme.

Smart working: definizione e significato

lavoro agile

Come abbiamo accennato, per smart work intendiamo un nuovo approccio al lavoro subordinato, in cui il lavoratore gestisce in piena autonomia il lavoro, svolgendo le sue mansioni da casa o dagli spazi di coworking.

Si tratta, appunto, di una nuova forma di gestione del lavoro, in cui le Aziende concedono al professionista la libertà di esercitare la propria professione in maniera delocalizzata, con il solo vincolo di raggiungere il monte ore pattuito.

Il vero boom dello smart work si è avuto nel mondo dopo il 2000, con gli Stati Uniti che hanno fatto da pionieri. Ad oggi, sono sempre più i Paesi (e le Aziende) che stanno sperimentando questo nuovo approccio.

Caratteristiche e vantaggi del lavoro agile

La filosofia del lavoro agile è una sola: slegare il concetto di produttività di un dipendente dal luogo in cui viene svolta. Flessibilità, autonomia e responsabilizzazione sono i mantra dello smart working, che può portare innumerevoli vantaggi sia per le aziende che per i lavoratori. Vediamoli insieme:

  • Abbattimento dei costi: indubbiamente, il lavoro agile consente un forte abbattimento dei costi da parte delle aziende, che non si vedono più costrette ad investire in una sede di lavoro fisica;
  • Maggiore libertà e autonomia: diciamocelo, lavorare in autonomia può migliorare sensibilmente le condizioni di vita di un professionista. Lavorare da casa e gestire i propri spazi è un plus da non sottovalutare;
  • Tutela e sicurezza dal punto di vista contrattuale, essendo un lavoro subordinato, legato al Disegno di Legge sullo smart working di cui parleremo tra pochissimo.

Dall’altra parte, gli scettici non esitano a storcere il naso sulle nuove dinamiche del lavoro agile. La paura è quella di uno sfruttamento del dipendente da parte dell’azienda e un’effettiva svalutazione del lavoro, ma sarà veramente così? Vediamo come funziona lo smart working dal punto di vista della normativa italiana.

Normativa e situazione italiana

Parliamo ora di smart work e normativa italiana, citando la Legge sul lavoro agile definita dallo Stato Italiano. Nello specifico, la normativa prevede e definisce i confini dello smart work e del lavoro agile, sottolineando che si tratta di quel lavoro che può essere svolto in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, seguendo però gli orari previsti dal contratto di riferimento e prevede l’assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all’esterno dei locali aziendali.

A proposito di telelavoro e normativa, questa prevede anche la tutela dei cosiddetti lavoratori subordinati smart in Italia, prevedendo che il trattamento economico non dovrà essere inferiore a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono le stesse mansioni all’interno dell’azienda. Inoltre, gli incentivi fiscali e contributivi (ad esempio i premi) riconosciuti in caso di incremento di produttività ed efficienza del lavoro sono applicabili anche a questa nuova categoria di lavoratori. Parlando della situazione italiana, secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, quasi il 50% delle grandi aziende sta già sperimentando questo tipo di prestazione.

Sempre dati alla mano, sono circa 250mila i lavoratori che in Italia possono più o meno scegliere come lavorare e con quali strumenti: si tratta del 7% circa dei dipendenti. L’età media è di 40 anni e più della metà di loro lavora al Nord. Il numero dei lavoratori interessati allo smart work cresce del 40% l’anno, secondo il Politecnico.

Si tratta di una rivoluzione già in atto? La risposta è sì, se consideriamo che in Italia già il 51% dei manager e dei professionisti lavora lontano dall’ufficio per almeno metà settimana. Lo spunto di riflessione che possiamo cogliere dallo smart working fa riferimento al rapporto presenza fisica e produttività. Per anni abbiamo pensato che per essere produttivi ci fosse la necessità di essere presenti in un ufficio. I numeri ci smentiscono già, ma diamo ai posteri l’ardua sentenza.

Non ci resta che attendere e vedere in che modo questo cambiamento interesserà le nostre aziende e le startup italiane e quali saranno le nuove frontiere del lavoro delocalizzato nel nostro Paese.

Jessica Simonetti