rocco hunt
24 Febbraio 2016   •   Snap Italy

Rocco Hunt: groove, coscienza sociale e tanta energia

«Durante la settimana del Festival di Sanremo abbiamo avuto il piacere di intervistare Rocco Hunt, il giovane rapper salernitano vincitore della sezione Nuove Proposte nel 2014. Ecco cosa ci ha raccontato!»

Cantante energico e spigliato, con i suoi testi solleva la morale sociale e con la sua musica fa ballare chi lo ascolta, un ragazzo del sud che sogna un futuro migliore per la sua terra. Stiamo parlando di Rocco Hunt, giovane cantante campano che ormai ha una ricetta che conquista. Noi di Snap Italy lo abbiamo incontrato durante il 66° Festival della Canzone Italiana e abbiamo avuto il piacere di intervistarlo. Con grande disponibilità e umanità ha risposto alle nostre domande durante una Round Table con altri giornalisti e questo è quello che ci ha detto.

Al grido di Wake Up (guagliù) sei approdato alla 66esima edizione del festival di Sanremo. Come ti senti?
Non mi aspettavo di risvegliarli veramente però, durante l’esibizione, mi sono accorto che era successo qualcosa di grande. Sono contento di essere riuscito ad essere il punto di rottura, l’outsider di questo Sanremo. Anche durante la serata cover, con “tu vuò fa l’americano”, il pubblico ha trasformato l’Ariston nella sagra della Carcioffola o della castagna come dir si voglia, siamo riusciti a sdoganare un ambiente “pettinato” con la mia semplicità e la mia voglia di fare.

Ironia e dialetto, un mix utilizzato anche per temi importanti. Come li ha utilizzati Rocco Hunt nella canzone e nell’album che sta arrivando?
Credo che il rap di per sé, quando si parla di queste tematiche, sia già un po’ ironico, perché se non ci metti l’ironia devi metterci la violenza e non c’è una linea di mezzo per il mio genere. Io sono il rapper “positivo”, voglio muovere delle critiche ma con il cucchiaino, per farle ingerire a tutti con una maschera di positività. Nel brano a parte il ritmo funky e l’allegria che può dimostrare, si dice qualcosa di molto grave. Per me è una cosa bellissima vedere il mio pezzo al primo posto nei passaggi radiofonici e quando una canzone del genere, che tocca determinati temi, è al primo posto, vuol dire che una rivoluzione è in atto.

Come hai vissuto il passaggio alla categoria Big?
Non l’ho vissuto proprio. Ci sono state più interviste, più passaggi da un albergo all’altro, però mi ritengo sempre una nuova proposta perché quest’anno in gara ci sono nomi blasonati come Patty Pravo ed Enrico Ruggeri. Quando cantavano loro io non ero ancora nato, essere nella loro stessa categoria mi fa capire che c’è un Sanremo Giovani, un Sanremo Big e un Sanremo Big Giovani.

Ormai hai anche una videografia ricca. Quanto ci metti di Rocco Hunt nei tuoi video?
Il video di Wake Up, con la regia di Alberto Salvucci, ha vinto il premio come miglior videoclip dei 20 brani di Sanremo. Sono contento perché nel video ci abbiamo messo tutto l’entusiasmo possibile, lo abbiamo girato in Sardegna, che è un set cinematografico a cielo aperto, una regione nella quale dovrebbero essere valorizzati i luoghi di cui è fatta. Andiamo ai Caraibi per cercare di fare le vacanze in un mare corallino quando poi abbiamo la Sardegna che è un paradiso, non fiscale (ride). Abbiamo deciso di fare il video li perché ti permette di sfruttare diversi ambienti, c’è il mare, c’è la montagna, c’è la pianura, c’è tutto ed è anche ricca di talenti. In Sardegna ho conosciuto Alberto Salvucci, regista di Sassari, che ispirato dalle parole del mio testo ha realizzato questa regia molto ben riuscita, questa lotta tra la classe dirigente e la classe operaia che rispecchia l’Italia dei giorni nostri. C’è un clima di guerra un po ovunque, la gente schizza per niente quindi…Wake Up.

I tuoi testi sono sempre molto carichi di messaggi importanti accompagnati da ritmi molto più leggeri, più radiofonici. Non temi che il messaggio possa passare in secondo piano per la leggerezza del ritmo?
Credo che quando una canzone parte con “In questi giorni ero un po’ triste ed ho fumato un po di più, mi sono fatto due risate con la politica in tv” si capisca già benissimo il senso del brano. Non ho assolutamente paura, anzi, credo che questa canzone sia ancora più dura delle altre, la melodia sicuramente prevale ma il testo è fondamentale in questo brano. Il testo è la chiave perché senza di esso non ci sarebbe la melodia e di conseguenza non ci sarebbe la musica.

Come ti vedi tra altri 10 anni?
L’unica certezza è che ne avrò 31, mi angoscia pensare che devono passare altri 10 anni perché mi sento già maturo, senza peccare di superbia. Da Sanremo di due anni fa sembra che sono passati già 5/6 anni quando in realtà erano solo due. Mi immagino sempre con un microfono in mano o comunque nell’ambiente musicale perché è l’unica cosa che so fare, a parte il pescivendolo.

Tu riesci a fare un mashup tra italiano, inglese e napoletano. Come pensi di riuscire a conquistare un mercato che va al di là dell’Italia con una lingua che fuori dal contesto in cui vive non è italiano?
Prendetemi per pazzo, ma io sono convinto che quando vado all’estero e parlo napoletano, mi capiscano di più di quando parlo italiano. In questo brano uniamo tre lingue. Vincere Sanremo è un sogno ma, nel caso in cui ci riuscissi e arrivassi all’Eurovision sono sicuro che WakeUp potrebbe colpire e incuriosire o quantomeno sarebbe l’unico brano di cui capirebbero il titolo.

Quindi Rocco Hunt accetterebbe di partecipare all’Eurovision?
Assolutamente, sarebbe un sogno, un’occasione unica.

Parli spesso nelle tue interviste della lontananza dagli affetti familiari, della lontananza da casa. Anche il tuo amico e collega Clementino porta un brano che parla proprio di questo. Tu vivi a Milano, cosa ti manca di casa e cosa è migliorato da quando sei lontano?
Io vivo a Milano per esigenze meramente lavorative, l’industria discografica si è tutta spostata lì quindi, per una questione logistica, sono costretto a viverci. Al nord c’è molta più professionalità nel mio ambito e ci sono molti più uffici che lavorano nel mio settore. Questo è quello che manca da noi al sud, ci sono i talenti ma non ci sono le strutture mentre al nord ci sono più strutture che contenuti. Un paradosso.

Come abbiamo detto prima è sempre presente nelle tue canzoni, il tema sociale accompagnato da ritmi divertenti. Una vera e propria ricetta Rocco Hunt. Pensi che ci sia spazio nei tuoi testi per tematiche non strettamente legate alla tua terra, come per esempio il caso dell’ILVA di Taranto? Ci sono temi che ti interessano in questo momento?
La situazione di Taranto l’ho trattata nel pezzo Nu juorno buono, si parlava dela terra dei fuochi e dell’ILVA. Sono molto impegnato nel sociale, molto spesso capita che mi scrivano per portare l’attenzione su determinate tematiche sociali. La situazione è incresciosa perché le famiglie si rivolgono a me per far sentire la loro voce, un ragazzo di 21 anni che sta cantando una canzone. Questa è la prova evidente che la nostra politica è assente su questi temi, non c’è una vera e propria assistenza sociale, è questo il vero problema della nostra Italia.

In questi giorni nella tua terra si parla tanto di faide anche tra ragazzi della tua età. C’è un appello che vorresti fare? Un messaggio che vorresti lanciare?
Io non sono nessuno per lanciare un messaggio, ci vorrebbe un aiuto dall’alto. Io non sono nessuno per giudicare e nessuno lo può fare. L’aiuto dovrebbe partire dalle istituzioni, dalle scuole. Servirebbe un tabula rasa generale. Sarebbe bello ripartire dalla nostra terra e dalla nostra cultura che da sola vale il 70% del patrimonio mondiale. Si parla sempre delle cose negative perché non si parla di Pompei, dei paradisi che si trovano nei vicoli di Napoli, di Capodimonte, della Costiera, del Cilento. Quello che mi auguro è che la nostra nazione possa ripartire dal sud così come è ripartita dall’unità d’Italia.

Cosa dire alla fine di questa chiacchierata con Rocco? Niente di più di aver avuto il piacere di incontrare un ragazzo sincero e semplice, che osserva ciò che gli sta intorno con occhio critico ma senza perdere mai la speranza e la voglia di gioire. Come dice lui stesso gli “artistici” vivono tutto al 100%, sia i momenti di down che i momenti di gioia. E’ tutto amplificato. Non possiamo che augurare il meglio a questo giovane cantante che si fa promotore della rinascita di un paese alla riscoperta di se stesso in maniera inconsapevole. Un ragazzo che spettina e sbalordisce con la sua energia.

Bravo Rocco Hunt!!!

 

Lorenzo Bianchi