“Pula+” la storia di un rapper torinese
«Pula+ dall’amore per la musica, alla scrittura dei testi, fino alla collaborazione con Fibra»
Andrea Pugliese, in arte Pula+, è un rapper italiano di origini pugliesi ma nato a Torino nel 1982. La sua grande passione per la musica fa di lui un artista profondo e brillante che è riuscito a mixare la vita reale di un ragazzo di poco più di trent’anni con il desiderio di esprimersi e far conoscere il suo mondo. Nell’intervista che proponiamo emerge tutta la grinta, e la voglia di fare che hanno spinto questo giovane artista a volersi affermare nello scenario musicale e a fare del rap la sua ragione di vita.
La passione per la musica quando è nata?
La passione per la musica da sempre, da quando ho memoria di esistere. La passione per la scrittura dei brani, quando ho iniziato ad avere l’urgenza di esprimermi, di esprimere i miei sentimenti e i miei pensieri.
Se dovessi dire un momento in cui questa passione divenne quotidiana, e con il tempo si è tramutata nella mia vita, allora dico nel lontano 1996, forse ‘97.
Da cosa deriva il nome Pula+?
Mi chiamano Pula, sin dalle elementari. Credo (non ne ho mai avuta la certezza) che derivi da un mix del mio nome con il mio cognome “Andrea Pugliese”.
Il “+” si aggiunse con il tempo, con il desiderio di aggiungere qualcosa al nome, in un momento in cui avevo bisogno di una spinta personale. Ora il “+” significa tanto: Pula+ il mondo, Pula+ l’amore, Pula+ la paura, Pula+ questa intervista.
Cosa motiva un cantante nel proprio lavoro?
La voglia di superare i propri limiti e poi presentarli cucinati, speziati, in un piatto caldo, al pubblico.
Dal momento che è autore dei suoi brani, da cosa è ispirato nello scrivere i suoi pezzi?
Non ho un’ispirazione chiara e definita, le canzoni vengono fuori da sole. Le volte che ricordo con maggiore affetto ed emozione, sono quelle in cui senza pensarci, mi è venuta in mente una frase, un ritornello, una melodia.
Ogni canzone ha un suo modo per nascere. Non ricordo canzoni nate nello stesso modo. In generale mi piace raccogliere informazioni dal mondo e filtrarle attraverso la mia personalità e il mio vissuto, non fa per me un approccio giornalistico alla musica.
Lei ha avuto importanti collaborazioni, come quella con Fabri Fibra.
Quando collaborai con Fibra fu un grande punto di svolta per la mia carriera, chiaramente la cosa stava iniziando a diventare seria, portandosi dietro tutti i lati positivi e negativi del caso, dico impegnativi perché dire “negativi” sarebbe sbagliato. Lati negativi non ne esistono. Nella musica collaborare è semplice, è un’occasione che capita a tutti almeno una volta. Tra artisti si parla un linguaggio musicale, per cui molto spesso le barriere non esistono. Un artista meno famoso può trovarsi in studio con un artista di punta, senza che questa situazione possa creare particolare disagio. A volte ci si ritrova a fare della musica un lavoro, ma prima di essere un lavoro, deve essere la tua vita. Deve riempirti notte e giorno, i buchi di tempo di una giornata, gli attimi prima di addormentarti. Tutto, ti assorbe completamente.
Quando la musica diventa un lavoro bisogna essere bravi a mantenere un sano equilibrio tra estro e razionalità. Sulla seconda ho ancora da lavorare.
Rossana Palazzo