Prima della Scala
14 Dicembre 2020   •   Raffaella Celentano

A riveder le stelle: tra musica e moda la prima della Scala è un augurio per il futuro dell’Italia

«Un’insolita prima della Scala di Milano quella del 2020. Eppure, tra restrizioni e cambiamenti, la musica ci ha regalato uno spettacolo indimenticabile, anche grazie al sostegno della moda italiana»

La prima della Scala è un appuntamento immancabile per la città di Milano, per l’Italia e per il mondo dello spettacolo. Eppure il 2020 sta mettendo a dura prova tutte le tradizioni, anche quelle più radicate. Ma, si sa, gli artisti non si lasciano abbattere dalle difficoltà e l’Italia è sempre pronta a reagire con slancio vitale e innovazione: ecco, dunque, che la prima del 2020 non è stata una serata triste, vittima delle restrizioni e del malcontento generale, anzi! È una prima che entrerà nella storia del teatro.

È stata (concedeteci il gioco di parole) una “prima” a tutti gli effetti. La prima inaugurazione senza il pubblico. La prima senza un titolo d’opera. La prima volta di uno spettacolo solo in tv (su Rai 1 e in streaming mondiale) con 24 stelle della lirica che hanno convinto il pubblico. “…a riveder le stelle” ha tenuto incollati allo schermo ben 2 milioni 608 mila spettatori. Un successo di pubblico e share (14,7%). Il titolo scelto è più che mai evocativo. Da una parte la frase “a riveder le stelle” riprende il verso finale dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante Alighieri, chiaro omaggio per i 700 anni dalla morte del sommo poeta che ricorrono nel 2021. Dall’altra il titolo vuole essere anche di buon auspicio per il futuro dell’Italia e dello spettacolo, che la pandemia ha messo in ginocchio, nella speranza di un ritorno alla normalità.

La prima della Scala: il programma

La prima alla Scala, questo insolito Sant’Ambrogio, è stato una vera e propria avventura. Nelle scorse settimane il virus ha contagiato diversi professori d’orchestra e maestri del coro, impedendo di fatto al teatro di programmare la fitta rete di prove necessarie per allestire il titolo d’opera destinato a inaugurare la stagione lirica, che quest’anno avrebbe dovuto essere Lucia di Lammermoor di Donizetti. Messa con le spalle al muro, la Scala ha approntato però, insieme con la Rai, un’inedita proposta alternativa. Un viaggio nel mondo della musica, con un’ampia carrellata di brani che ripercorrono la storia dell’opera. Per la registrazione sono stati coinvolti ventiquattro interpreti della scena lirica internazionale, le cui performance sono state dirette da Riccardo Chailly, accompagnate dal coro, istruito come sempre da Bruno Casoni, e da un manipolo di danzatori del corpo di ballo.

Le esecuzioni, poi, sono state “incorniciate” in un allestimento scenico-televisivo ideato dal regista Davide Livermore, che sfrutta anche il contributo di attori per la lettura dei testi che fissano le tappe tematiche attorno a cui si articolano le esecuzioni musicali, in un ideale percorso unitario dalle tenebre alla luce Ma l’obiettivo di questa serata era anche un altro: far capire che la lirica può essere pop, che “l’opera è ricca, ma non per ricchi” come ha detto la scrittrice Michela Murgia. Ed è così ricca che ognuna delle arie cantate ha avuto una propria scenografia e ciascuna diva un vestito firmato da grandi stilisti come Dolce & Gabbana e Armani.

Gli abiti di scena

Il rapporto tra il Teatro alla Scala e la moda italiana ha radici storiche: il foyer del Teatro è stata una delle passerelle privilegiate per il nostro sistema moda che conquistava nuovi spazi internazionali. Nel corso degli anni, poi, grandi stilisti hanno partecipato al sogno scaligero disegnando favolosi costumi e offrendo il loro sostegno al Teatro. Ancora, la prima della Scala del 7 dicembre è sempre stata una passerella per gli stilisti che hanno vestito cantanti, signore dell’alta società, modelle, politici e vip che accorrevano al Teatro per l’inaugurazione.

Quest’anno, grazie alla collaborazione della Camera Nazionale della Moda, sono stati i più grandi stilisti italiani a vestire le cantanti e i ballerini che si sono esibiti. Insomma, il binomio Scala-Moda si conferma e si rinnova in occasione della serata “…a riveder le stelle”.

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Giorgio Armani ha vestito il mezzosoprano Marianne Crebassa, interprete della Habanera da Carmen di Georges Bizet e del finale del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini. Un’altra creazione di Re Giorgio per il soprano Kristine Opolais che ha cantato “Tu, piccolo iddio” da Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Vestiva Armani anche il soprano  Lisette Oropesa, che avrebbe dovuto essere protagonista della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti prevista per inaugurare la Stagione, di cui ha cantato comunque l’aria del primo atto “Regnava nel silenzio”. Anche i primi ballerini Nicoletta Manni, Martina Arduino, Virna Toppi, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo hanno indossato abiti Armani per la serata.

Dolce&Gabbana, invece, hanno vestito cinque soprano: le italiane Eleonora Buratto, interprete di “Morrò, ma prima in grazia” da Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi e Rosa Feola che veste i panni di Norina nell’Elisir d’amore di Donizetti con l’aria “So anch’io la virtù magica”; ancora, Sonya Yoncheva che ha cantato “La mamma morta” da Andrea Chénier di Umberto Giordano; Aleksandra Kurzak con l’aria “Signore, ascolta” dal Turandot di Puccini e Marina Rebeka, che ha interpretato “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly di Puccini.

Valentino, invece, ha vestito il mezzosoprano Elīna Garanča, interprete dell’aria della principessa Eboli “O don fatale” dal Don Carlo di Giuseppe Verdi.

Anche le attrici impegnate nello spettacolo hanno indossato abiti degli stilisti: Maria Chiara Centorami ha alternato Marco De Vincenzo e Curiel, Linda Gennari aveva un abito Dolce&Gabbana, Laura Marinoni ha indossato Curiel e Gianluca Capannolo, Caterina Murino, infine, ha indossato tre diversi capi di Dolce&Gabbana. Gli smoking di Davide Livermore e Massimo Popolizio sono di Dolce&Gabbana.

Tra i capi provenienti dalla collezione di costumi scaligeri spicca una cappa disegnata da Pier Luigi Pizzi che è stata indossata dal soprano Camilla Nylund, interprete con il tenore Andreas Schager del duetto “Winterstürme wichen dem Wonnemond” da Die Walküre di Richard Wagner. I costumi del balletto Lo schiaccianoci sono quelli storici di Nicholas Georgiadis, quelli di Verdi Suite vengono dalla fantasia di Luisa Spinatelli, mentre Gianluca Falaschi ha ripreso suoi costumi da Tosca e Don Pasquale.

Raffaella Celentano