Nomadi digitali
08 Maggio 2023   •   Emanuele Bellizzi

Nomadi digitali: chi sono e come diventare uno di loro

«Se il vostro sogno è quello di lavorare e viaggiare contemporaneamente vuol dire che avete lo spirito dei nomadi digitali: chi sono e cosa serve per diventare uno di loro.»

Il mondo del lavoro è cambiato profondamente negli ultimi anni, anche prima che la pandemia ci costringesse ad un percorso introspettivo in grado di ridisegnare priorità e nuovi limiti del nostro benessere personale. Merito innanzitutto del processo di digitalizzazione che sta vivendo un vero e proprio boom nell’ultimo quinquennio, offrendo a molti professionisti l’opportunità di lavorare da remoto. Una possibilità che fa di loro dei nomadi digitali, ovvero una vera e propria classe di lavoratori che possono coniugare il mondo del lavoro con il desiderio di viaggiare e di spostarsi, senza particolari confini e limitazioni. Un’opportunità per pochi: in molti, infatti, possono viaggiare solo dopo aver lavorato, costringendoci a sostare per lungo tempo in prossimità del nostro luogo di lavoro.

I nomadi digitali, invece, possono lavorare e viaggiare contemporaneamente, intraprendendo così uno stile di vita “non convenzionale, che – come anticipato – li libera dai vincoli e dalle “catene” imposte dal lavoro tradizionale. Se avete già sentito parlare di questo fenomeno e siete curiosi di intraprendere questa particolare esperienza non vi resta che preparare la valigia e scoprire quali paesi offrono il visto da nomade digitale, permettendovi così di poter lavorare senza la necessità di un permesso d’ingresso speciale.

Nomadi digitali

Smart worker e nomadi digitali

Prima di parlare in maniera più approfondita di un nomade digitale è necessario fare qualche premessa, anche perché spesso si finisce per confondere quest’ultimo con una categoria di lavoratori apparentemente simile ma caratterizzata da enormi differenze. Lo smart working, infatti, è un fenomeno letteralmente esploso durante la diffusione del Covid, ma è bene sottolineare che il lavoro da remoto esisteva anche prima della pandemia. Tuttavia, vista l’esigenza di limitare il più possibile i contatti durante l’emergenza sanitaria, molte aziende hanno puntato sullo smart working, applicandolo a tutte quelle professioni che potessero essere svolte “non in presenza” e semplicemente grazie all’ausilio di un pc/tablet e una connessione a internet.

Il nomadismo digitale, invece, ha presupposti molto diversi, e la sua diffusione non è così legata alla pandemia quanto lo status di smart worker. In effetti si diventa nomadi digitali per intraprendere uno stile di vista diverso, che non sia ancorato alla staticità fisica del posto di lavoro (un lavoro – una città – un ufficio) ma che offra la possibilità di lavorare e viaggiare contemporaneamente, scoprendo così nuovi posti, nuove persone, abitudini e costumi molto diversi da quelli del proprio background culturale. Alla base, quindi, c’è la ricerca di un senso di libertà, in grado di portare vantaggi a dipendenti e datori di lavoro: il benessere del lavoratore, infatti, dona maggiore produttività, mentre le aziende possono assicurarsi così i migliori professionisti del settore, ovunque essi si trovino.

Relativamente agli strumenti del mestiere, invece, c’è qualche analogia con lo smart worker, visto che il nomade digitale basa la sua attività su internet, senza dimenticare l’utilizzo costante e sapiente di pc e smartphone. Fatta questa premessa è doveroso allontanare alcuni stereotipi che spesso vengono legati al nomadismo digitale. Fino a non molto tempo fa, infatti, quando si parlava di nomadi digitali ci si focalizzava su uno stile di vita votato all’avventura, in cui la sfera lavorativa non rappresentava che una parte assolutamente marginale. A diventare nomade digitale, quindi, erano solo giovani dallo stile di vita libero e con una grande passione per i viaggi.

Un concetto affascinante, stimolante ma che non racconta in maniera esaustiva la vita di un nomade digitale. In effetti parliamo comunque di un professionista che più semplicemente può scegliere da dove lavorare, senza alcun vincolo da parte dell’azienda. Come tutti gli altri lavoratori, però, ha scadenze e responsabilità, così come compiti da portare a termine. Per cui, per quanti stereotipi ci siano sulla loro presunta avversione al lavoro, vi assicuriamo che i nomadi digitali lavorano, ma rispetto agli altri possono decidere dove e come farlo.

Come diventare un nomade digitale

Delineati alcuni importanti confini possiamo cominciare a disegnare la figura del nomade digitale, parlando delle competenze necessarie da avere e di alcuni documenti imprescindibili per intraprendere questo percorso professionale. Del resto, come anticipato in precedenza, quella del giovane spensierato con una montagna di tempo e di soldi a disposizione è un’immagine stereotipata e niente affatto aderente alla realtà. In effetti tutti possono diventare nomadi digitali, fermo restando un buon rapporto costo/qualità della vita nel luogo scelto e alcuni importanti aspetti burocratici. Ad esempio, se sognate di soggiornare per più di tre mesi in un paese extraeuropeo avrete la necessità di ottenere un particolare visto, grazie al quale potrete restare per un determinato periodo di tempo nel paese in cui il visto è stato rilasciato. In questo modo potrete continuare a svolgere normalmente la vostra professione, a patto che lavoriate in un’azienda che non ha sede nel paese ospitante. In genere, oltre a questo visto e al passaporto sono necessari:

  • polizza di assicurazione sanitaria del paese ospitante;
  • contratto di lavoro;
  • lettera del datore di lavoro che attesti l’opportunità di poter lavorare a distanza;
  • attestazione del reddito

Lavoro per tutti

Quello del nomadismo digitale è un fenomeno che può svilupparsi in diversi contesti, anche perché è possibile applicarlo a diverse tipologie di attività. Ad ogni modo, almeno in linea generale, i campi di riferimento restano più o meno sempre gli stessi: marketing, informatica, design, comunicazione e consulenza: Quindi c’è davvero lavoro per tutti, con alcune mansioni che più delle altre presentano molte opportunità. Ecco qualche esempio:

  • Travel blogging: tra i nomadi digitali quella del travel blogger è una delle occupazioni più gettonate. Settore piuttosto competitivo per intraprendere questa sfida professionale dovrete essere appassionati di viaggi, raccontando le vostre esperienze in un blog, che assume i contorni di un vero e proprio diario di viaggio. Col tempo, complice lo sviluppo dei social, la figura del travel blogger viene spesso associata a quella dell’influencer, diventando così una risorsa di grande potenziale anche per tutte quelle aziende legate al mondo del turismo.
  • Copywriting: parliamo in questo caso di un creatore di contenuti (testi di diverso genere e lunghezza) destinati alle piattaforme web. Nella maggior parte dei casi si tratta di freelance che godono di molte libertà, potendo scegliere il numero di clienti per cui seguire progetti e il luogo da dove poter svolgere la loro professione. Per lavorare nel in questo campo sono necessarie solide basi SEO, ottima padronanza della lingua per la quale si scrive e molta creatività. Come il precedente anche questo è un lavoro che offre molte opportunità, prestandosi bene al lavoro a distanza.
  • Digital Marketing: in assoluto è una delle figure più richieste sul mercato, anche perché quasi tutte le aziende hanno ormai un loro settore dedicato al marketing. Esperto di marketing digitale, si occupa della pubblicità in rete di prodotti e servizi. A tal proposito può proporre prodotti suoi o di terzi, percependo in questo caso una commissione su ogni vendita effettuata.

Nomadi digitali

  • Graphic Design: professione molto apprezzata dai nomadi digitali si richiedono in questo caso competenze specifiche per quel che riguarda il design e moltissima creatività. In effetti sono loro a realizzare banner pubblicitari, loghi, locandine e tutti quei contenuti grafici destinati alla rete. Anche in questo caso parliamo di un’attività che può essere svolta da qualsiasi parte del mondo e per clienti da ogni parte del mondo.
  • Programmazione: Per lavorare nella programmazione, oltre alle specifiche competenze di base, servono un computer e una connessione ad internet, ovvero tutto quello di cui sono in possesso tutti i nomadi digitali. Ad ogni modo è bene sottolineare che si tratta di un lavoro molto complesso e con diversi sviluppi. Un buon esempio è rappresentato dal creatore di siti web o e-commerce, che prima ancora di mettersi a scrivere infinite linee di codici deve capire cosa vuole il cliente e quali obiettivi vuole raggiungere grazie a questo sito.
  • Traduzione: trattandosi di un’attività gestibile tranquillamente da remoto diventa molto appetibile per chi sogna di diventare un nomade digitale. Il professionista in questione, infatti, deve occuparsi di traduzioni, risultando quindi svincolato da qualunque “posto fisico”. A questo proposito le opportunità lavorative e di spostamento sono molteplici, potendo unire l’utile al dilettevole.
  • Business: per concludere è bene sottolineare che molti lavori (ora offline) potranno in futuro diventare appetibili per il nomade digitale. Nei prossimi anni, infatti, non è da escludere che il mondo del business viri con decisione sul digitale, aumentando così esponenzialmente le opportunità lavorative per chi intraprende questo tipo di percorso.