15 Luglio 2020   •   Carolina Attanasio

Nelle Grotte di Pertosa, alla ricerca del tempo perduto

«No, Proust non è stato scomodato inutilmente nel titolo, e se sapete cosa sono le Grotte di Pertosa Auletta immaginerete perché. In tempi di distanziamento, andate a mettere un piede verso il centro della Terra.»

Le Grotte di Pertosa Auletta hanno riaperto il 1 luglio, dopo 115 giorni di chiusura: un’eternità per noi, un niente assoluto per il tesoro che questi anfratti contengono. Avventurarsi al loro interno non è solo una grande lezione di geologia, ma un monito preciso sulla relatività dei giorni che passiamo su questo mondo. Se state vagando per la Campania, o avete in programma di farlo, le Grotte di Pertosa valgono ogni chilometro che le separa dal mare, sapientemente nascoste dai monti Alburni nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Si tratta di cavità carsiche di eccezionale rilevanza, le uniche in Italia dove è possibile navigare un fiume interno, il Negro, le uniche in Europa a conservare i resti di un villaggio palafittico del II millennio a.C.

Credits @Grotte di Pertosa

grotte di pertosa

Credits @Grotte di Pertosa

Grotte di Pertosa: cosa vi aspetta

Avete presente quello che riesce a fare una persona mediamente attiva nell’arco della sua vita, diciamo di 80, 90 anni? Ecco, nello stesso tempo una stalattite si avvicina a una stalagmite di circa 1 centimetro. È con questa bella notizia che Vincenzo, la nostra guida, ci introduce nelle Grotte di Pertosa. L’ingresso che utilizziamo non è quello solito, che parte dal fiume, ma una porticina laterale, che appena chiusa alle nostre spalle crea un muro tra la temperatura esterna, di 30 gradi, e quella interna, di 16. Felpa, cappuccio, via. La strada verso l’inferno è lastricata di buone intenzioni, si dice, quella che percorriamo noi – invece – striscia nella roccia carsica e ci lascia a occhi aperti, quando le luci si accendono. Piccoli fari colorati illuminano timidamente, per non turbarne il microclima, un ambiente tanto inquietante quanto affascinante.

Ed eccole qui: lungo il percorso, centinaia di stalattiti, di forme e dimensioni diverse, percorrono gocciolando la strada che le separa dalle loro stalagmiti. Le piogge si infiltrano lentamente nella montagna, animando il carbonato di calcio nella roccia, che inizia a gocciolare dal tetto formando la stalattite e, cadendo a terra, dà vita alla relativa stalagmite. Quando le due formazioni si incontrano, secoli dopo, si dice che si bàcino. La loro unione contribuisce a farle espandere in larghezza. Qui dentro, del Covid, deve essergliene fregato davvero poco. Pensare che la fatica dei mesi scorsi qui sia passata inosservata ci ricorda la realtà di questo mondo, che cresce e muore in modi e tempi così diversi tra loro.

grotte di pertosa

Credits @Grotte di Pertosa Auletta

grotte di pertosa

Credits @Grotte di Pertosa

Un po’ come Dante

Giusto per ricordarci quanto possiamo essere pericolosi per l’ambiente che ci circonda, Vincenzo ci raccomanda di non toccare – per nessun motivo – le formazioni intorno a noi: il grasso sulle nostre dita comprometterebbe il lavoro di millenni. Bisogna essere viaggiatori silenziosi, un po’ come Dante traghettato da Caronte all’inferno. Nelle Grotte di Pertosa, tra l’altro, è stato inscenato molte volte proprio questo capitolo della Divina Commedia, con somma gioia di chi ha potuto assistervi. Qui il barcaiolo è Vincenzo, che tirando delle funi ci porta, inosservati, lungo il fiume interno, parlandoci dei resti delle palafitte scoperte lungo il suo corso. Corridoi e percorsi ci portano di sala in sala, da quella del trono, dove un’enorme stalagmite è sormontata da una stalattite che sembra il baldacchino di una sedia reale, fino alla magnifica Grande sala, alta 24 metri, dove ai più nerd sembrerà di sentire degli orchi in lontananza. Arrivandoci, si possono leggere dei nomi incisi su una parete, e delle stelle di David: a quanto pare è in questo silenzio che, il secolo scorso, qualcuno ha cercato riparo da un male più spietato di quello da cui fuggiamo noi oggi.

Vincenzo ci fa osservare varie forme di roccia, ci si può giocare come si fa con le nuvole, cercando strani animali, o castelli, o volti conosciuti. Viene spontaneo chiedersi cosa ci sia oltre, più lontano, più giù, e quanto poco importi alle viscere della Terra del nostro passaggio. Ma non c’è tempo per questo, è ora di tornare fuori.

Come funziona

Prenotazione obbligatoria, solo piccolo gruppi al momento. Il percorso è alla portata di tutti, occhio soltanto a non farvi male alla testa perché in alcuni punti passerete sotto le stalattiti. La temperatura interna è sui 16 gradi costanti, l’umidità è molto alta. Portate scarpe chiuse e giacca anche se fuori è la giornata più torrida mai vista.

Carolina Attanasio