memory route
29 Maggio 2018   •   Carolina Attanasio

Memory Route, il turismo esperienziale dell’aretino toscano

«Memory Route è il turismo che incontra la cultura locale, nella provincia di Arezzo, con un comune denominatore: fare del viaggio esperienza»

Memory Route (sito ufficiale), letto così, sembra quasi un percorso di riabilitazione delle capacità cognitive. In un certo senso è vero, perché Memory Route è un progetto che vuole salvare un’identità, preservarla, tramandandola attraverso l’attività che riesce meglio nel XXI secolo, il turismo.

Le nuove tendenze di viaggio sembrano sposarsi benissimo con l’esigenza italiana di dare nuovo vigore alle proprie radici, quelle vere, fatte di borghi, artigiani, tradizioni centenarie, gesti e abitudini local che attraggono sempre di più i turisti, affascinati non soltanto dalle grandi città d’arte, ma curiosi di scoprire la veracità italica nei luoghi dove è ancora radicata. Memory Route raccoglie questa sfida con un progetto, nella provincia di Arezzo, che intende portarvi fuori dalle solite rotte e farvi scoprire un po’ di Toscana autentica. Si può chiamare ecoturismo? Da una parte sì, se si pensa che parte di questa iniziativa è volta al rispetto delle tradizioni locali, della cultura del chilometro zero e dell’agricoltura biologica. Memory Route è anche un network di piccoli esercenti che collaborano tra di loro per mantenere viva e forte l’attività dei piccoli produttori. Mantenere viva la memoria della tradizione toscana, per assicurarne l’avvenire.

La Memory Route non è solo una strada fisica, ma un percorso fatto di sapori, odori e usanze che da Pieve Santo Stefano conducono ad Anghiari, nella verace provincia aretina.

 

L’idea ha preso il via dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, un archivio pubblico che raccoglie le memorie della gente comune che, nel corso dei decenni, preserva e racconta la storia di un angolo d’Italia attraverso gli occhi dei suoi cittadini. Diari, memorie autobiografiche e scritti che hanno trovato posto in un’ala del Municipio per iniziativa di Saverio Tutino, famoso giornalista italiano.

Come funziona? Sul sito ufficiale è possibile, al momento, prenotare due opzioni, tra weekend e settimana intera, che vi porteranno a spasso per la Valtiberina: si parte proprio dall’Archivio Diaristico Nazionale, passando poi da Anghiari e, nel routine più lungo, da Sansepolcro. Passeggiate, trekking, escursioni in campagna, workshop artigiani, tanto slow food. Un’immersione totale nella toscanità.

Memory Route, più che una vacanza, è un’esperienza nella realtà dell’Italia di tutti i giorni, quella forte delle piccole cose che ne mantengono integra l’identità. Esperienza è la parola d’ordine del turismo moderno, che sempre più spesso smette di guardarsi semplicemente intorno e preferisce entrare dritto nella realtà che lo circonda. Così, quando viaggiate, non comprate più un paio di sandali tipici, ma li realizzate insieme all’artigiano, non mangiate più solo il piatto tipico, ma vi fate spiegare come farlo, non cercate il prodotto industriale o il cibo fuori stagione, ma volete che tutto rispecchi in pieno il posto che state visitando, nel momento in cui lo state visitando. Andare lungo la Memory Route è fare un viaggio raccontato attraverso uno storytelling interattivo e coinvolgente.

Scoprire un luogo autentico per riscoprire se stessi è un’esperienza che solo alcune realtà riescono a trasmettere. Molto spesso è necessario mettersi alla ricerca di questi luoghi, che per mantenere la loro autenticità hanno bisogno di tenersi al di fuori delle rotte turistiche troppo affollate. Se ci pensate, la nuova tendenza del turismo è un po’ controversa, andare dove il turismo stesso di solito non va. La vera sfida sarà, probabilmente, riuscire a preservare le strade della memoria italiane dall’assalto di masse informi di viaggiatori che, per quantità e richiesta, cercheranno di snaturare proprio la tradizione che tanto si cerca di preservare. Non è il caso di preoccuparcene ora, forse. I piccoli paesi e le realtà rurali sono sempre stati duri a resistere ai cambiamenti, d’altronde: a volte è stata questa la loro debolezza, tante altre volte, invece, la loro forza. Sperando di non vedere mai la tradizione locale alterata e deformata dalla domanda turistica, come succede spesso nei grandi centri turistici, tifiamo spudoratamente per l’Italia vera, quella dove siamo cresciuti o dove, per forza di legami familiari, abbiamo trascorso le migliori vacanze della nostra vita, giocando tra vicoli di pietra e mangiando indimenticabili piatti della nonna, la nostra memory route personale.

Carolina Attanasio