Manuel Careddu
21 Dicembre 2018   •   Anita Atzori

Manuel Careddu e il dolore di Nicholas: ecco Tra di noi

«Il delitto di Manuel Careddu ha scosso tutta Italia, specialmente la Sardegna, anche se molti TG hanno smesso di parlarne. Il fratello Nicholas ci racconta come vive nella sua musica»

11 Settembre 2018, data che forse nella mente di un sardo rimarrà impressa più di una vittoria del Cagliari. E no, non stiamo parlando di partite, non stiamo parlando di vittorie, stiamo parlando di sconfitte. Le più amare che ci possano essere, quelle dove lo Stato ancora una volta ha perso, ma quelle dove sopratutto il popolo ha pianto. Ha urlato e per un minuto è rimasto col fiato sospeso pensando “Dai, con Manuel Careddu andrà diversamente”. E invece no, tutto è andato secondo i piani, secondo i piani degli altri.

Il delitto di Macomer

11 settembre 2018 – Manuel Careddu, diciottenne di Macomer (NU) viene ritrovato, fatto a pezzi, a 20 cm di profondità a ridosso di un caseggiato rurale nelle campagne di Ghilarza, vicino ad Oristano. Secondo l’ipotesi della Procura il movente sarebbe stato un debito di poche centinaia di euro che la vittima aveva con gli amici per questioni di spaccio. Quelli che però chiamiamo amici, in realtà, saranno i suoi assassini, quelli che la sera stessa della scomparsa gli danno appuntamento alla Stazione di Abbasanta, non per restituirgli il debito come promesso, ma per ucciderlo nella maniera più atroce che un essere umano sia in grado di fare. Giorni di attese, di ricerche imperterrite e di dubbi senza fine. Giorni che non passano. Giorni che arrivano ma vorremmo non arrivassero mai. Il corpo di Manuel dopo settimane viene ritrovato, in avanzato stato di decomposizione e con una sola domanda che rimbomba nel cuore di una famiglia e di tutta la Sardegna “Perché?”. Perché si è arrivati a questo grado di crudeltà? Perché a 16 anni si è pronti ad uccidere e non a vivere? Perché una madre può e deve sopportare tutto questo dolore? Domande che non troveranno mai una risposta ma solo un terribile silenzio, con alle spalle 6 arresti tutti tra i 17 e i 20 anni. Ad architettare il piano malefico una ragazza di soli 17 anni che forse, per la sua età, aveva già visto troppi film. O più semplicemente aveva goduto di una libertà che non sempre si rivela benefica. Al suo fianco il fidanzatino, indagato per omicidio e occultamento di cadavere.

«Dovevi vedere per credere? Io me la rido perché non me ne frega un c… eh vabbè. Non me ne devi dare soldi perché… è difficile che lo dici»
Cristian Fodde

Accanto a Cristian Fodde per l’omicidio di Manuel Careddu altri due maggiorenni, Matteo Satta e Riccardo Cartache avrebbero avuto dei ruoli fondamentali all’interno della vicenda assieme alla presenza di un ragazzo minorenne di origine romena. Un debito di qualche spinello che Manuel Careddu non avrebbe mai accettato dalla giovane, e che per questo motivo, dopo essersi presentato sotto casa sua, gli sarebbe costato la vita oltre che un dolore atroce. Ad incastrare i giovani una microspia all’interno della macchina di Fodde, usata effettivamente nel delitto. Microspia che registrerà discorsi, nomi e moventi. Microspia che risulterà preziosa e indispensabile nella composizione di un quadro macabro, quasi surreale. Microspia messa peraltro dentro la macchina nel 2017, a seguito dell’omicidio di Mario Atzeni, allevatore ucciso nelle campagne tra Abbasanta e Ghilarza proprio in quell’anno. Ovviamente né il padre né il figlio sanno che su quella macchina c’è la microspia che i carabinieri avevano piazzato tempo addietro, nella speranza di venire a capo della prima indagine. Sono stati definiti “impassibili, col ghiaccio nelle vene”, e si fa fatica a non credere considerando l’accaduto. Ragazzini, adolescenti. Così giovani ma allo stesso tempo esperti. In altri paesi potrebbero essere tranquillamente associati a figure criminali di un certo livello, organizzazioni losche, temibili di un qualsivoglia bidonville, dove la vita umana vale qualche grammo d’erba. Eppure siamo in Sardegna, in un paese – Ghilarza – dove le anime sono poco più che 4.000. Famoso per aver “cresciuto Gramsci” e i suoi santuari che profumano di sacro. Famoso per le sue manifatture e l’artigianato che in molte altre parti è già stato sostituito dalle più innovative tecnologie. Qui non siamo al Bronx, qui non siamo in America. Qui siamo in un paradiso, quello che De Andrè cantava nelle sue canzoni e che ora da circa 20 anni si cosparge di sangue irrimediabilmente.  E allora la domanda da porci è “Cosa stiamo sbagliando?

Tra di noi… c’è Nicholas Frau

Impossibile trovare una risposta, e forse noi di Snap Italy non siamo nemmeno i più adatti a formularla. Però vogliamo parlarvi di una persona che in tutta questa vicenda con le sue parole ci ha scaldato il cuore. Lui si chiama Nicholas Frau, in arte SLAD, ed è il fratello di Manuel Careddu. Nicholas, un ragazzo 18enne come tanti altri, la passione per la musica, gli amici e le serate. La vita che scorre, i progetti mai troppo grandi e quei segni che purtroppo ti cambiano la vita. Il suo modo di trasformare il dolore ci ha subito stupiti, anzi a dirla tutta mi ha lasciata senza parole. Sì, perché a quell’età difficilmente riesci a darti una spiegazione, e se non me la do io per la morte di mio padre, ancor più difficile è darsela quando di fronte hai un giovane di quell’età che ti viene strappato alla vita barbaramente e senza alcun motivo giustificabile. Ed io al suo posto forse non avrei avuto nemmeno al forza di alzarmi dal letto. Ma lui sì. E lo fa con una determinazione che fa riflettere e ci fa pensare al valore della vita. Tra di Noi è il titolo della sua canzone, prodotta in collaborazione con Ekoms. Tra di Noi è una melodia più che un testo, Tra di noi è un insieme di cose. Tra di Noi non racconta solo di Manuel Careddu ma un po’ di tutta la Sardegna. Della sua sconfitta, delle sue paure e di quel rapporto tra fratelli, amici e famiglia che forse ci tocca tutti da vicino. Voi che siete madri e state leggendo, noi che siamo figlia e stiamo piangendo. La dualità tra morte e vita che qui dentro è così labile e sottile che quasi si può toccare, la fragilità di quegli anni che non sono mai troppi, ma semmai troppo pochi.

Ai microfoni di Snap Italy Nicholos Frau, fratello di Manuel Careddu, ripercorre a modo suo questa vita tutt’altro che facile.

Intervista a Nicholas Frau

Nicholas Frau in arte SLAD. La sofferenza può essere trasformata in musica e tu l’hai dimostrato. Quanto è stato difficile?
Trasformare la sofferenza in musica,non è stato tanto difficile. Io nella mia musica ho sempre parlato della mia vita, ma questa volta è stato qualcosa di diverso, qualcosa di più forte. Dovevo parlare di due vite…davvero forte. Tra lacrime, odio e tanti pensieri, sopratutto bei ricordi, ho cercato di ricostruire un puzzle che ha formato la canzone SLAD ft. Ekoms, Tra Di Noi.

Dicono che la musica sia terapia, quanto ha influito sul tuo umore questo periodo?
Sì, è proprio cosi. La musica è terapia, in questo periodo sono stato veramente male. La musica mi ha tenuto e mi tiene tutt’ora occupato, ma sopratutto è l’unico modo in cui posso e riesco ha sfogarmi abbastanza da pensare di stare bene.

Molti ormai ti conoscono come il fratello di Manuel Careddu. Quanto pesa questa cicatrice sulla tua vita di tutti i giorni?
La verità? Non mi pesa per niente. Chi mi conosce sa di me e di Manuel, chi siamo stati e come siamo stati. La maggior parte delle persone adesso si, mi conosco per questo fatto, però non mi pesa anche perché se ascoltiamo ogni cosa che dice la gente non concluderemo mai nulla nella vita. Io e Manuel siamo stati fratelli è lo saremo per sempre.

Che risposta ti sei dato a tutto ciò che è successo?
Non trovo una risposta precisa per tutto questo, posso solo rispondere che tutto questo è ingiusto e non lo meritava. Togliere la vita ad un ragazzo di 18 anni come se fosse un gioco. Senza parole.

Eri molto legato a Manuel. Hai sempre condiviso la tua passione per la musica con lui?
Sì abbiamo sempre condiviso le nostre passioni. Gli piaceva molto disegnare, fare tatuaggi era il suo sogno. Infranto.

La forza di tua mamma. Il sostegno di chi ami. Quanto ti ha incoraggiato la tua famiglia sulla produzione di questo brano?
Mi ha incoraggiato molto, a momenti siamo stati vicini, però sulla mia musica lavoriamo solo in due menti. Io e il mio produttore.

Potrai mai perdonare gli assassini di Manuel?
Mai. 

I sogni di Nicholas Frau.
Il sogno sempre meglio non svelarlo, potrebbe non realizzarsi! Però infondo e facile capirlo…

Tre cose che odi e tre cose che ami.
Tutto ciò che odio è la falsità delle persone, doppie facce, finti amici.

Il ricordo più bello che hai di Manuel.
Ogni singola cosa che abbiamo fatto, per me rimarrà un bel ricordo.

I tuoi idoli. Da chi prendi ispirazione per comporre la tua musica.
Prendo ispirazione dalla mia vita, avere un prodotto personale diverso da tutti è fantastico. Non mi ispiro a nessuno, io sono me stesso, tutto quello che ho fatto e ho visto lo butto sopra un foglio bianco. Assieme al mio produttore lavoriamo sodo fino a quando il pezzo piace ad entrambi. Non è facile, ma i risultati ripagano.

Manuel Careddu voleva fare il tatuatore.
Manuel Careddu aveva 18 anni.
Manuel era un figlio. Manuel era un fratello. Manuel era un amico.
Manuel sta sotto terra. No, non è vero Manuel è in mezzo a noi.
Manuel è ciò che non sarebbe dovuto succedere.
Manuel sono sogni infranti, dolore e una regione a pezzi.
Manuel sta nel mare cristallino della Sardegna, nel sole cocente d’estate, nel sorriso della gente ovunque.
Manuel vive ancora.
Anita Atzori