Made and Told
20 Dicembre 2016   •   Carolina Attanasio

Made and Told, giovani che fanno e raccontano il Made in Italy

«In che modo i Millennials si approcciano alla tradizione e all’artigianalità del Made in Italy? Ce lo svela il progetto Made and Told.»

Il Made in Italy come modello educativo generazionale, è questa la base da cui parte Made and Told, un progetto promosso dal MIUR – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nell’ambito del Piano nazionale per la promozione delle industrie culturali e creative, il cui scopo è accompagnare la scuola italiana nella comprensione del Made in Italy attraverso percorsi d’apprendimento informale in connessione con il mondo del lavoro.

Il progetto ha coinvolto circa 50 studenti tra i 15 e i 18 anni iscritti al nuovo indirizzo Sistema Moda dell’Istituto di Istruzione Superiore Leon Battista Alberti di Roma, che nelle scorse settimane si sono confrontati con alcuni degli artisti più conosciuti del Pastificio Cerere, fucina d’arte e di talenti nel quartiere San Lorenzo.

Made and Told si è articolato in 4 fasi: conoscere, fare, raccontare, esporre.

I ragazzi hanno conosciuto cinque artisti: le fashion designer Myriam B e Andrea Stoger, il fotografo Ottavio Celestino, l’artigiano designer Eligio Paoni, l’artista Pietro Ruffo. In seguito, hanno partecipato a delle giornate creative nei vari atelier, durante le quali i ragazzi hanno creato opere originali insieme agli artisti. La terza fase, più vicina al background digitale dei partecipanti, ha visto l’elaborazione di un percorso di video storytelling in collaborazione con Melting Pro, realtà femminile e romana che si occupa di management culturale trasversale, attraverso approcci tecnologici innovativi.

Il risultato è una mostra, allestita negli spazi della Fondazione Pastificio Cerere dagli stessi studenti, dove sono esposti i lavori realizzati e i video dello storytelling.

Come è andata? Ce lo dicono Emanuela Pigliacelli e Carlotta Antonini di Fondazione Pastificio Cerere e Laura Bove di Melting Pro.

Che rapporto hanno i giovani con l’artigianalità?

Nel corso dei workshop è risultata subito evidente la volontà, da parte dei ragazzi, di realizzare qualcosa che potesse rendere omaggio o provare ad essere all’altezza del prodotto Made in Italy, emblema del modello di industria all’italiana che vanta una lunga stagione di successi: è uno dei primi brand conosciuti e apprezzati al mondo, il marchio di un saper fare che ci distingue agli occhi degli altri paesi per creatività, qualità e originalità. A questo senso di sudditanza verso le proprie origini, si aggiunge la voglia di emergere nel mercato internazionale, grazie alla realizzazione di prodotti di pregio e a un’artigianalità che molti Paesi ci invidiano.

Forse Made and told avrà insegnato ai ragazzi dell’Istituto Alberti che partire da sé stessi può essere la carta vincente per dare il via a un processo creativo che fa forza sulle proprie abilità, ma anche su un background fatto di sensibilità, attenzione ai dettagli e armonia, che appartiene alla nostra cultura.

Mai come oggi, forse, è importante fare apprendimento esperienziale e aprirsi a un mercato lavorativo che cambia molto velocemente: che feedback avete avuto dai ragazzi e dagli artisti che hanno partecipato?

Gli studenti hanno dimostrato un grande entusiasmo per la possibilità di venire a contatto con figure professionali dei settori di arte, design, moda e fotografia. È risultato subito evidente l’interesse e la voglia di tutti loro di apprendere, sperimentare, creare.

I workshop, tenuti negli studi di artisti e designer al Pastificio Cerere, hanno visto una prima fase di apprendimento, seguita poi da una fase strettamente pratica, durante la quale sono state concepite le opere esposte nella mostra finale del progetto (in corso presso la Fondazione Pastificio Cerere dal 13 dicembre al 15 gennaio). Le creazioni sono l’esplicita conferma di un appassionato coinvolgimento da parte degli studenti che, a loro stesso dire, hanno vissuto questa esperienza come una possibilità di applicare concretamente le tante nozioni teoriche apprese fra i banchi di scuola. Conclusi i laboratori, molti di loro si sono detti soddisfatti di aver partecipato e ancora più convinti di voler lavorare nel campo della moda o dell’arte in generale.

Secondo il loro parere, la preparazione teorica impartita a scuola non è sufficiente per farsi strada nel futuro mondo del lavoro. Un’esperienza come quella offerta da Made and Told è stata significativa per aggiungere quel tassello in più alla propria formazione.

Anche gli artisti coinvolti nel progetto si sono detti estremamente soddisfatti dei risultati raggiunti. Ci hanno comunicato di aver visto gli studenti inizialmente molto smarriti, impauriti nel lasciarsi andare al flusso creativo. Una volta preso il via però, hanno notato da parte dei ragazzi una partecipazione attiva ai workshop e una gran voglia di imparare i segreti del mestiere.

Come si è sviluppato il progetto di storytelling digitale?

Lo storytelling digitale è una metodologia che unisce la tradizione della narrazione orale all’uso delle nuove tecnologie. Melting Pro nel corso degli anni ha sperimentato il suo utilizzo in diversi contesti, appassionandosi sempre più a uno strumento dalle grandi potenzialità. Il metodo di riferimento viene dagli Stati Uniti ed è quello della BBC, riadattato dal giornalista e storyteller Daniel Meadows e dallo Story Center di Berkeley in California fondato da Dana Atchley e Joe Lambert, con cui collaboriamo da diversi anni.

Abbiamo deciso di utilizzare questa metodologia all’interno di Made and Told per dare ai ragazzi la possibilità di raccontare in modo creativo e innovativo la loro esperienza, attraverso un linguaggio, quello del digitale, a loro familiare. Partendo da un’esperienza autentica e personale, hanno raccontato il loro mondo, le loro passioni e emozioni. Un percorso non facile che ha richiesto attenzione e cura negli equilibri individuali e di gruppo. Il risultato? Storie delicate, fatte di ricordi di nonne sarte sapienti, di colori, di progetti futuri e tanta voglia di essere ascoltati.

Cosa vuol dire per un millennial, abituato a pensare a livello globale, confrontarsi col concetto di Made in Italy, che è per tanti versi ‘locale’ e legato alla tradizione?

La mobilità, l’apertura, il confronto verso altre culture e l’europeismo, sono alcune caratteristiche tipiche dei millennial, che si riflettono nelle abitudini di tutti i giorni, probabilmente anche grazie alle politiche comunitarie adottate negli anni di studio di questa generazione. Questa peculiarità della generazione di tutti i nati dall’inizio degli anni Ottanta alla metà degli anni Novanta, non esclude però il fatto che la maggior parte di questi possa sentirsi comunque strettamente legato alle proprie tradizioni. Crediamo non sia stato facile per i ragazzi confrontarsi con una dimensione così ‘intima’. Lavorare sulle forme espressive e i linguaggi del Made in Italy ha significato riflettere su qualcosa di vicino, a volte sulle proprie radici culturali o sulla storia della propria famiglia. Hanno imparato a vedere cosa è nascosto dietro la bellezza di alcuni oggetti: abilità, estro, creatività, ma anche fatica, sacrifici, resilienza. In tutte le fasi del progetto, i ragazzi hanno dovuto mettere in campo una parte di loro stessi. Non più l’immagine ‘studiata’ e costruita sui social, ma la loro vera essenza. Gradualmente, hanno lasciato cadere le prime resistenze e hanno svelato le loro passioni e abilità, confrontandosi e sperimentando nuovi linguaggi espressivi, guidati dagli artisti del Pastificio Cerere e dallo staff di Melting Pro per lo storytelling.

Carolina Attanasio