L'Uomo Vogue
29 Dicembre 2017   •   Raffaella Celentano

L’Uomo Vogue, il mensile dedicato alla moda maschile chiude i battenti

«Dopo 50 anni dalla sua prima pubblicazione, L’Uomo Vogue è in edicola con il suo ultimo numero cartaceo. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla rivista»

Il gruppo Condé Nast ha deciso di chiudere alcune testate della “galassia” Vogue in Italia. Vogue Bambini, L’Uomo VogueVogue sposa e Vogue gioiello non saranno più in edicola, mentre continuerà a uscire il magazine principale Vogue. E così, dopo 50 anni dalla sua prima pubblicazione, la rivista maschile più eminente d’Italia chiude i battenti, e lo fa con un numero celebrativo davvero incredibile.

Il 2017 è stato, per Vogue, un anno difficile, inutile negarlo. Dopo la morte di Franca Sozzani, per la galassia Vogue Italia è iniziato un periodo di importanti cambiamenti, riorganizzazioni e (purtroppo) cancellazioni, che sono anche un sintomo della crisi della carta stampata. Eppure, nonostante le difficoltà, Vogue è sempre forte e riesce a far fronte alle difficoltà con grande determinazione e innovazione, anche quando si tratta di dover dire addio ad una delle sue pubblicazioni principali. Si vuole, ora, puntare tutto su un titolo che funziona catalizzando su Vogue Italia l’intero pubblico e lasciando che sia solo GQ il titolo di riferimento per la moda maschile in Italia. Strategie editoriali che con il tempo, ce lo auguriamo, si riveleranno giuste per i giornali e i giornalisti italiani, anche se al momento la tristezza non è poca. Ma andiamo per gradi, e ripercorriamo la storia de L’Uomo Vogue

L’Uomo Vogue (sito ufficiale) è nato su suggerimento di Sergio Galeotti allora socio e compagno di Giorgio Armani che stava per inaugurare la sua nuova linea di abbigliamento maschile. Creata da Flavio Lucchini nel 1967 come allegato a Vogue Italia, in seguito è diventata una rivista maschile a sé, a scadenza mensile.

L’Uomo Vogue non era nato per dare consigli all’uomo per vestire alla moda come succede per le donne. Era nato negli Anni Sessanta per ribellarsi al modo di vestire tradizionale e borghese sia dei ceti ricchi che poveri. Sulla scia della contestazione giovanile, esplosa con la musica dei Beatles, la rivista si faceva portavoce di nuovi stili e tendenze, in antitesi alla lunga ed obsoleta tradizione sartoriale italiana, attingendo allo stile militare, al workwear e alla moda sovversiva del neonato movimento hippy. In Italia L’Uomo Vogue fu la bandiera del cambiamento. Divenne il portavoce dei nuovi stilisti che fecero scomparire il sarto su misura. Contribuì a far capire il movimento hippy: i figli dei fiori con la loro filosofia di vita e con le loro scelte anti-tradizionali, non solo dei vestiti, hanno favorito la conoscenza di Paesi allora sconosciuti e di un modo di vivere libero e diverso. C’è stata la scoperta degli abiti da lavoro e la loro importanza e influenza sulle nuove proposte dell’abbigliamento maschile.

Insomma, quella de L’Uomo Vogue è stata una vera e propria rivoluzione, che ha saputo anticipare i tempi e dare spazio alle innovazioni. In cinquant’anni tra le pagine di questa rivista si sono alternati personaggi incredibili, giornalisti di grande talento, stilisti e fotografi di fama mondiale, dando vita ad una realtà che andava ben oltre l’idea di una semplice rivista.

Arriviamo ora a parlare dell’ultimo numero cartaceo della rivista, pubblicato questo mese in tutte le edicole italiane. Si tratta, come detto in precedenza, di un numero conclusivo e celebrativo che vuole in qualche modo chiudere il cerchio e unire generazioni molto diverse tra loro.

In cinquant’anni, sulla copertina de L’Uomo Vogue sono apparse molte icone di quest’epoca come Michael Jackson, Elton John, Giorgio Armani, Brad Pitt, River Phoenix, Tilda Swinton e Madonna, tutti fotografati dai grandi fotografi di spicco come Herb Ritts, Oliviero Toscani, Helmut Newton, Steven Meisel, Horst P Horst, Mario Testino, Ugo Mulas, Bruce Weber, Steven Klein. Il risultato è un’eredità visiva inestimabile per la storia dell’editoria del nostro paese. E l’ultimo numero della rivista non poteva essere da meno: ben due copertine sono state scelte per questa pubblicazione. In una compaiono Rupert Everett e Colin Firth (fotografati da Anton Corbijn) e nell’altra Paris Jackson (fotografata da Francesco Carrozzini).

Proprio quest’ultima copertina prova a mettere a confronto due generazioni: nel 2007, dopo un lungo periodo di assenza dalle scene, Michael Jackson posò per L’Uomo Vogue e ora, dopo dieci anni, è sua figlia Paris ad apparire su questa copertina. Come si legge nella pagine della rivista, si tratta di un filo indissolubile capace di collegare tra loro generazioni, mode e moti culturali. Insomma, un finale in grande stile, capace di ribadire come anche i giornali di moda (se così si possono definire) possono raccontare una storia inedita e accompagnarci nel corso dei cambiamenti storici, sociali e culturali, mostrandoci il mondo reale con leggerezza (che non è superficialità).

Raffaella Celentano