“Lucio Dalla, immagini e suoni”: in mostra al Vittoriano
La mostra, al Vittoriano fino al 2 ottobre, è la prima mai dedicata a Dalla. A renderla unica gli scatti di grandi fotografi, una colonna sonora ad hoc e la proiezione del film documentario “Senza Lucio”
Lucio Dalla ha raccontato gli aspetti della vita “a modo suo”, un modo speciale e geniale che unisce la leggerezza alla profondità, che fa sorridere e commuovere nella stessa strofa e più volte all’interno di una canzone e che porta a domandarsi: come è naturalmente possibile tutto ciò?
Superati gli scalini del complesso del Vittoriano, ancor prima di entrare nella Sala Zanardelli, tra un’affluire continuo di gente in entrata e in uscita e incorniciato tra l’imponente architettura e il titolo della mostra, si vede il primo ritratto del cantautore ritagliarsi il proprio spazio: sta indicando la mela che ha sulla testa in uno scatto di Massarini.
Appena dentro il colpo d’occhio è d’effetto. I ritratti esposti riportano Dalla di nuovo davanti al pubblico ed è come se, in qualche modo, stessimo davanti al palco ma anche con lui a fine esibizione tra una chiacchiera e un’altra. Questi ritratti, scelti dal curatore Ernesto Ansaldo, raccontano, infatti, la dimensione più privata, ironica e personale oltre che quella dello spettacolo, tracciando un ritratto totale dell’universo di Dalla: dall’amore del pubblico, alle sue collaborazioni e amicizie, evidenziando la passione assoluta per tutto ciò che faceva.
Le immagini proposte per la mostra, la prima interamente dedicata al cantautore bolognese percorrono un arco temporale che va dal 1979 al 2012, da “Banana Republic” agli ultimi periodi della sua attività. Esse offrono un vero e proprio percorso narrativo monografico e portano la firma di grandi fotografi come Giovanni Canitano, Guido Harari, Fabio Lovino, Carlo Massarini, Fausto Ristori e Luciano Viti.
Il percorso, come ricorda il titolo, non è solo visivo, anche i suoni, e dunque la musica, ne fanno da padrona con una colonna sonora che raccoglie i più grandi successi del cantautore.
La storia del cantautore è raccontata anche attraverso la proiezione di Senza Lucio, film documentario di Mario Sesti, grande successo di pubblico e critica che ricostruisce la vita del cantautore attraverso i ricordi delle persone a lui più vicine come Marco Alemanno, Renzo Arbore, Paolo Nutini, John Turturro e i posti che sono stati per lui fonte inesauribile di ispirazione come le Tremiti, Sorrento, la Puglia e l’Etna.
Musica e immagini a raccontare la sua incredibile storia.
Una storia così lunga ed eccezionale non può che avere una data di inizio memorabile e precisa: il 4 Marzo 1943. Questo è il giorno in cui nacque Lucio Dalla ed è anche la data che fa da titolo ad uno dei suoi più grandi successi.
https://www.youtube.com/watch?v=Fw788heyfXw
Non c’è il porto e il mare a dargli il benvenuto, come per la storia racconta dal brano in questione, ma Bologna, la città che lo ha visto nascere e crescere e la città che più di tutte lo ha amato senza riserve e che ancora continua a farlo nel tempo, come l’orologio di Piazza Maggiore ricorda.
È Bologna lo sfondo e la scenografia della storia, ed è qui che nasce in Dalla la passione per la musica. È un ragazzino quando imbraccia la sua prima fisarmonica e il clarinetto. Il jazz è il primo amore. Inizia a suonare con la Rheno Dixiland Band per poi entrare a far parte dei Filippers con i quali, attraverso una sorta di “scat” jazzistico, inizia a sperimentare il canto.
La creatività e il suo ingegno (e anche l’orecchio attento di Gino Paoli) lo spingono presto verso il cantautorato. A 21 anni esordisce con “Lei (non è per me)”, un 45 giri che regala i primi successi e la prima partecipazione a Sanremo con “Paff… bum!” nel 1966. È il tempo del beat e Dalla rappresenta l’incarnazione del movimento nel cantautorato italiano.
Vive il ’68 e con esso la ribellione giovanile, la necessità di cambiamento, le battaglie sociali, politiche e culturali. Segue il mutare del vento e lo traduce in musica e parole. Sull’onda dei nuovi fermenti, porta sul palco di Sanremo del 1971 proprio “4 Marzo 1943” che prima dell’intervento della censura doveva chiamarsi “Gesù Bambino” e il testo presentava riferimenti a “ladri e alle prostitute”, anch’essi spariti.
Dalla è artefice ed interprete del rinnovamento radicale della canzone italiana e gli album scritti con la collaborazione del poeta Roversi ne sono l’esempio: “Il giorno aveva cinque teste”, “Anidride solforosa”, “Automobili”.
Carico di esperienze, di frequentazioni di artisti, poeti, scrittori, registi, con la creatività e le turbolenze artistiche dettate dalla sua Bologna degli anni ’70, Dalla torna a lavorare da solo producendo un tris di capolavori: “Com’è profondo il mare” (1977), “Lucio Dalla” (1979) e “Dalla” (1980).
https://www.youtube.com/watch?v=UF8zIXlBjeA
Cambia le regole anche per quanto riguarda i live realizzando spettacoli dal vivo ricchi di condivisioni di palco, fra tutte quelle con De Gregori, Gli Stadio, Ron con i quali darà vita al tour più clamoroso della storia della musica italiana fino a quel momento: Banana Repubblic. Addirittura, il disco dell’evento viene pubblicato mentre il tour è ancora in corso e arriva al primo posto in classifica.
https://www.youtube.com/watch?v=EOBrioX4THc
Genova, Torino, Bologna, Napoli, Roma. La storia del nostro Paese è entrata nei pezzi di Dalla che ha saputo raccontarla con la semplicità e la meraviglia delle quali lui era capace.
Anche la lingua italiana e i suoi dialetti sono stati per il cantautore materia con la quale creare, forgiare e modellare testi dai sapori mischiati, creando slang e un linguaggio comune, di strada, di storie d’insieme. Come lui stesso ha detto: “nella musica si parla e si scrive con l’animo e con la testa abbandonando il linguaggio ufficiale”.
Le sue attività sono innumerevoli e lavora per ognuna di esse con inesauribile energia. Lavora a musical, si muove tra multimedialità, video arte, musica classica, balletto, anche televisione.
Non è stato solo un cantautore, ha saputo raccontare l’Italia e gli italiani traducendo in arte sogni e visioni collettive. Parlava di ultimi, lavorava con i giovani e credeva in loro e le piazze erano la sua casa.
È stato sempre “a modo suo” infischiandosene del successo e sperimentando sempre: ha saputo come condurre un’orchestra o darsi da fare con la musica elettronica. Lo stesso per i testi a volte beffanti, spudorati.
La sua popolarità non ha mai significato rinuncia di qualità. Anzi sono stati proprio la costante della qualità unita alla sua sensibilità e amore per il pubblico gli ingredienti del suo successo.
Grande successo per storia dai mille percorsi e che trova “la strada per le stelle”.
La mostra è aperta ogni giorno, inclusa la domenica, presso la Sala Zanardelli del complesso del Vittoriano.
L’ingresso è gratuito.
Gli orari di apertura sono: 8:30- 18:30
Elisa Toma