25 Gennaio 2018   •   Cecilia Gaudenzi

Luciano Ligabue e il suo “Made in Italy”

«Siamo stati alla proiezione in anteprima e alla conferenza stampa di Made in Italy il nuovo film di Luciano Ligabue. Dopo anni dal suo ultimo film Liga torna dietro la camera da presa. Noi ve lo raccontiamo.»

Con Made in Italy, nelle sale dal 25 Gennaio, Luciano Ligabue (pagina FB) si porta a casa il terzo film come regista, dopo 20 anni dal suo esordio alla regia con Radiofreccia e dopo 16 dal suo secondo film Da zero a dieci. Ligabue ci ha messo vent’anni per tornare dietro la camera da presa e lo ha fatto perché aveva una storia da raccontare, «faccio film se ho una storia» ha detto il rocker durante la conferenza stampa. Si tratta di un film in cui gli stati d’animo sono sfacciati, spudorati. È un film sentimentale, a detta del regista stesso, che ha proseguito così: «mi interessava raccontare gli stati d’animo di un gruppo di persone per bene che come tale mediamente non hanno voce in capitolo, raccontare i cattivi è più cool più figo… questo invece rispecchia quello che conosco. Io ho un gruppo di amici di vecchia data che sono brave persone e che spesso dicono che essere brave persone non paga… volevo dare voce a questa categoria che non è tanto rappresentata».

Made in Italy nasce come progetto affine alla realizzazione del suo omonimo album, uscito alla fine del 2016, 20esimo disco della sua carriera e l’11esimo di inediti, nonché suo primo concept album. A proposito ha detto: «Negli anni 2000 la musica viene ascoltata mediamente con una certa velocità, si arriva al ritornello e poi si passa ad altro. Chiedere a qualcuno di ascoltare un album intero per seguire una storia è al limite della presunzione in tempi come questi ma era quello che volevo fare». Come i precedenti, anche questo film è distribuito dalla Medusa film e prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci. È stato proprio lui che Luciano Ligabue ha voluto chiamare per parlargli della storia che voleva raccontare, l’album poi gli era piaciuto tanto. Dopo di che si sono messi subito a lavoro, trasformando quelle emozioni in immagini.

Dopo il successo di Radiofreccia, anche per questo film Ligabue ha voluto Stefano Accorsi come attore protagonista nei panni di Riko, affiancato da Kasia Smutniak nei panni di sua moglie Sara, e da un supporting cxast notevole, composto tra gli altri da Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbi, Tobia De Angelis.

Il film tiene insieme due piani paralleli: da una parte la storia d’amore tra Riko e Sara mentre dall’altra c’è l’Italia. Quella che vede Ligabue è un’Italia in una fase di grande incertezza ma ad avere rilevanza dice «è il sentimento che continuo a provare verso l’Italia». Il cantante comincia a parlare del suo paese 10 anni fa con la canzone Buona notte Italia, poi è stato il momento de Il sale della terra e de Il muro del suono. Da un altro punto di vista avevano la stessa intenzione ovvero raccontare il suo amore verso questo paese che non viene meno nonostante la frustrazione per tutti i problemi che vediamo non essere risolti. Ligabue vuole raccontare esattamente questo sentimento attraverso Riko, un uomo che vive una vita senza privilegi, normale ma che nella sua normalità è straordinaria e ha un rapporto molto forte con le radici e con il suo paese (il film è ambientato a Correggio, città natale di Luciano Ligabue). A proposito le parole del regista: «Nel film diciamo che nessun italiano fa le vacanze a Roma, o la luna di miele in Italia nonostante concordiamo che sia il paese più bello del mondo. Assuefatti, abituati alla sua bellezza tanto quanto rassegnati al suo malfunzionamento, questo produce frizione, un sentimento mai risolto che spesso sento il bisogno di raccontare».

Altro tema forte del film è quello del cambiamento. Come ha detto Ligabue, il cambiamento fa paura, quasi sempre, pensiamo che non porti buone cose e se poi ci si è ancorati a 2 o 3 certezze è ancora più improbabili che lo si voglia intraprendere. Il cambiamento però è un processo naturale della vita, cambiamo noi, costantemente e senza nemmeno accorgercene, cambia il nostro modo di guardare le cose. Forse più che gli eventi è come noi reagiamo agli eventi a cambiare la nostra realtà e ovviamente siamo un po’ resistenti a questo. Riko e Sara sono due persone che vivono in una realtà consolidata, poi arriva un momento di crisi in cui l’inquietudine di Riko gli fa stare stretta la sua vita nonostante l’avesse sempre amata. Ha bisogno di cambiare il punto di vista sulle cose che ha sempre avuto sotto mano.

Stefano Accorsi, a proposito del suo personaggio, dice: «Riko è un uomo che sta, in questa sua vita in cui ha vissuto stagioni diverse del suo paese. Questo film racconta una storia d’amore e anche la vita. Vediamo un uomo in un momento difficile della sua vita, come la perdita del lavoro a 50 anni. Non succedono cose eclatanti, per quanto difficili o dure sono cose che capitano. Interessante è il suo modo di rapportarsi a quanto gli accade, il suo modo di cambiare punto di vista rispetto alla sua vita che gli è andata bene per tanto tempo e in cui adesso non riesce più a trovare linfa. Cambiando punto di vista si rigenera. Trovo raro mettere scena questo tipo di persone raccontate in questo modo. La cosa forte in questo film e che ha permesso di interpretare i personaggi in modo autentico è che Luciano Ligabue pone uno sguardo sugli attori e personaggi fidandosi di quello che costruisci dentro, se c’è l’emozione dentro è come se lui riesca a vedere quella verità. C’è tanta verità in questo film».

Nella colonna sonora del film c’è anche Non ho che te dove Luciano Ligabue canta la storia di una persona che perde il proprio posto di lavoro e all’età di 50 anni non riesce a trovarne un altro. Nel film l’ha inserita suonandola in acustico e non in elettrico come era in origine. Racconta Liga: «Mi piaceva poter raccontare questa cosa che non è un’analisi sociale ma un’analisi specifica di come una persona come Riko nel momento in cui perde il posto di lavoro perde anche il senso di identità. E non è solo un discorso di non essere più utili in casa con lo stipendio, ha a che fare con il chi sei e quanto fragile diventi quando perdi quel tipo di certezza, è un discorso sulla propria utilità, anche sociale, su come riempire le giornate».

Liga ha detto di essere perdutamente innamorato del personaggio di Sara, interpretato da Kasia Smutniak. La figura di Sara nel disco è appena accennata, citata nella canzone Mi chiamano tutti Riko, man mano che la scriveva, a Sara voleva sempre più bene. Così come alla sua forza, alla sua coerenza, alla sua capacità di sbagliare ma anche alla sua praticità quando ci sono dei problemi lei tiene ferma e unita la famiglia. Da che nel disco le voleva bene, grazie all’interpretazione di Kasia Smutniak è arrivato ad innamorarsene.

Del suo rapporto con Sara parla anche Kasia Smutniak che dice: «Sara è un personaggio molto importante per me, difficile interpretarla. Mi sono ispirata alla forza delle donne e di lei mi piace la coerenza, sta con i piedi per terra sa esattamente quello che vuole. La vita poi può portarti a perderti ma lei è una risolta, è una che sa. Un tipo di donna che nei momenti difficili prende decisioni senza la paura di prenderle. Cosa che mi piace del personaggio. Mi ha aiutato lavorare su una base musicale, su delle parole che poi è il mondo di Luciano Ligabue».

Noi il film non ve lo spoileriamo però vi lasciamo con una delle sue frasi più belle:

Cambia te invece di aspettare i cambiamenti

Foto Copertina: @Fosforo Press

Cecilia Gaudenzi