Ligera Ink, il lato “romantico” della malavita
«Atmosfera anni ’70, la Milano della ligera e uno studio di tatuaggi tra i più gettonati del 2018. Tutto questo per uscire fuori dagli schemi con Ligera Ink»
È sulle note della Ballata del Cerutti Gino del buon Giorgio Gaber che oggi vi parliamo di Ligera Ink, uno dei tattoo Milano più in voga del momento, e forse – ma dico forse – anche dei più alternativi. Per capire questo studio di tatuaggi dobbiamo tornare indietro ai primi anni del dopoguerra e pensare a tutto ciò che è sorto fino agli anni ottanta; laddove i criminali a Milano erano ancora dei gentiluomini e i furti si racimolavano a quelle poche lire rubate ai malcapitati, quando ancora rispettare un codice d’onore significava non praticare la violenza. Anni importanti questi, dove Luciano Lutring, soprannominato da tutti come Il Solista del Mitra, nascondeva la sua arma dentro la custodia del violino. 500 rapine tra Italia e Francia nelle più potenti banche e multinazionali per diventare poi una leggenda nonché un film, Lo Zingaro, interpretato dal meraviglioso Alain Delon. Ma c’è un momento in cui la ligera ebbe il suo culmine, quello segnato dal 1958, quando alcuni banditi vestiti da operai inscenarono un incidente in strada per assalire il furgone porta valori della Banca Popolare d’Italia. Fuggirono con 614 milioni di lire senza mai sparare un colpo. Un piano apparentemente folle che però per le basse classi sociali segnò la rivolta e un pizzico di rivalsa. Un mese dopo tutti i rapinatori vennero scovati e arrestati, anche se come scrisse Montanelli :
«Ufficialmente sì, tutti scrivono e proclamano che sono contenti, anzi entusiasti del fatto che i criminali siano stati smascherati in modo tale da togliere a chiunque la voglia d’imitarli. Ma, sotto sotto, senza osare dirlo o dicendolo a bassa voce, la maggioranza tifava per i rapinatori.»
La rapina di Via Osoppo, così venne chiamata, segnò la fine della ligera e l’inizio della malavita organizzata. L’unica che in tal caso non ebbe mai nulla a che fare col vero regime della mafia e delle organizzazioni criminali, tanto che mai nessuna rivolta tra cittadini e polizia avvenne in tutti gli anni della ligera. Molte volte facendo presupporre un qualche misterioso accordo tra le parti. L’entrata di Francis Turatello e Renato Vallanzasca cambiò le sorti del gioco, mandando nel dimenticatoio quell’aura un po’ romantica che invece ligera si è sempre conservata. Da qui l’idea di parlarvi di uno studio di tatuaggi che da tutto questo ne ha costruito un fenomeno contemporaneo, nonché la chiave di lettura di un’azienda ancora radicata in quelle atmosfere stimolanti ma mai pericolose. Perché come si dice sempre è l’ultima chiave del mazzo che apre la porta, e qui modestamente per capire cosa ruota attorno a Ligera Ink dovete davvero immergervi nel passato senza alcun pregiudizio, ma solo con la forza della vostra immaginazione.
Tatuaggi a Milano
Nel mondo dei tatuaggi a Milano questo è uno di quelli dove vi serve carta e penna. Carta e penna per segnare il resident artist di Ligera Ink più adatto alla vostra personalità, carta e penna per segnare tutte le sensazioni che solo un design d’interni anni ’70 come questo può evocarvi, ed infine carta e penna per ricordarvi tutti gli appuntamenti che dovrete segnare per colorare il vostro corpo nella maniera più creativa e personale possibile. C’è il traditional di Marco per chi sogna quello stile old school che sembra non tramontare mai. Ci sono i tatuaggi acquerello del talentuoso Walter per chi oltre alle linee vuole quegli schizzi tipici da olio su tela che ancora affascinano i grandi sognatori. E poi ci sono i realistici di Ira dove la vera natura del tatuaggio trova la sua totale rappresentazione, quel legame tra corpo, natura e animali che mai come ora significa rispetto e condivisione. Mai scordarsi di Valentina, professionista del blackwork tattoo Milano, un punto di riferimento per la città amante dell’inchiostro, nonché uno splendido esempio di ricerca interiore e sperimentazione del tatuaggio in bianco e nero. Come non parlare poi dei suoi formidabili colleghi Luca, Mirko e Carol, la cui fortuna è stata proprio quella di nascere con un immensa dote che non è altro che la passione per l’arte in ogni sua forma. Infine Massimo e Alessio, apparentemente così opposti e invece tanto vicini da condividere la stessa dedizione per il realistico e le esplosioni di colore.
Infine, ma non meno importante, la mente di tutto questo, il visionario Simone. Un fotografo legato al mondo ink, che grazie al suo interesse e forte legame per questo settore ha deciso di creare un filo diretto col suo mestiere, ovvero quello di condividere col pubblico tutto ciò che ruota attorno ad obbiettivi, corpi tatuati e personalità mozzafiato. Che dirvi ancora di Ligera Ink? Beh sicuramente che ogni suo lavoro è vostro e per questo non ripetibile, che ogni vostra richiesta è un favore nonché una sfida con se stessi; che ogni dettaglio è un lusso da concedersi quotidianamente. Così come il trucco semi-permanente che la carissima Elisabetta offre alla vasta clientela assecondando i trend del momento e la tecnica più eccelsa. In altre parole? Dovete andarci. Dovete per un giorno spogliarvi di tutto ciò che è scomodo, pesante e terribilmente noioso. Dovete farvi trasportare dallo spirito rock anni ’70 e urlare per un momento “Sì, Io posso”.
Anita Atzori