08 Settembre 2017   •   Snap Italy

Leonardo Seminati e i Cincinnati Reds: “Yes, I’m ready!”

«Ogni bambino dovrebbe almeno provare a giocare a Baseball: imparerebbe a gestire gli aspetti base della vita e poi è veramente divertente.» – Leonardo Seminati

Questa settimana la nostra rubrica di sport ospita un giovane ragazzo, che con tenacia e determinazione, è riuscito a coronare il suo sogno. Parliamo di Leonardo Seminati (FB). 18 anni, bergamasco, giocatore di baseball. Il suo è uno sport che in Italia non ha grande seguito, non riceve molti incentivi, ma Leonardo ha saputo giocarsela bene e alla sua giovane età si ritrova oggi con un contratto di sette anni già firmato con i Cincinnati Reds, squadra professionistica della Major League Baseball americana. Una firma questa che cambierà la vita di Leonardo Seminati, che lo porterà nel mondo dei grandi, di quelli che valgono e che gli permetterà di vivere a pieno lo sport che ama. La sua carriera professionistica d’altronde non poteva iniziare meglio, dal momento che ha avuto la possibilità di scegliere: infatti su di lui c’erano anche i Boston Red Sox e i New York Mets. Non possiamo che fargli un grandissimo in bocca al lupo.

Ma lasciamo la parola a Leonardo, per raccontarci la sua storia e l’emozione provata a firmare un contratto del genere, a soli 18 anni.

Leonardo Seminati

 

Leonardo, da dove nasce la tua passione per il baseball?
Da sempre la mia passione sono state le piccole palline che stavano in una mano. Quella da baseball aveva un fascino particolare: è stato amore a prima vista. Non sono figlio d’arte e del gioco sapevo poco o nulla ma i movimenti di questo sport mi erano congeniali e, in poco tempo, lo furono anche le regole.

Come mai un ragazzo giovane come te, nella società di oggi, non si è buttato sulla tanto battuta strada del calcio, ma ha preferito uno sport meno “comune”?
Il calcio non l’ho mai preso in considerazione. Nato e cresciuto in una famiglia nella quale l’educazione è ancora un valore, l’ambiente del calcio è sempre stato ritenuto diseducativo, non per lo sport in se ma per tutto ciò che ruota intorno a quel mondo, in primis il comportamento di genitori e tifosi sugli spalti.

Che valore in più pensi abbia il baseball rispetto agli altri sport?
Il Baseball ha un grande valore educativo nello sviluppo dell’atleta, perché giocando si sperimentano gli aspetti base della vita: la gestione del fallimento (subire uno strike out, o commettere un errore), la paura (di essere colpito, dell’insuccesso, di sbagliare), la frustrazione (essere eliminato, subire una battuta), l’imbarazzo (andare strike out a basi cariche o concedere il punto vincente per un errore), saper cavarsela da soli (al piatto sei tu e la tua pelle), l’attesa (intervalli lunghi tra ogni apparizione al piatto o inning), il controllo delle emozioni (le situazioni di gioco non devono condizionare il proprio atteggiamento) e, ultimo ma fondamentale, il saper lavorare in Team (il valore del vero gioco di squadra dove non servono le prime donne perché solo insieme si costruisce il risultato) .

Qual è il ruolo di Leonardo Seminati e come si svolgono i suoi allenamenti?
Ho ricoperto diversi ruoli: esterno e terza base, ma negli incontri internazionali di solito sono in prima base. I miei allenamenti sono quotidiani e si dividono in una parte atletica, (stretching, palestra, corsa) e una tecnica (routine di battuta, lanci e prese) per una media di 4 ore al giorno.

Hai militato nella Junior Parma e poi c’è stato il salto dalla Junor all’IBL. Quali sono le differenze più evidenti?
Per me i ritmi di gioco non erano nuovi. Il livello della nostra serie B è inferiore a quello delle leghe di College USA contro cui ho giocato negli States. Le esperienze fatte oltre oceano grazie all’MLB Europa mi hanno permesso di misurarmi con lanciatori e velocità di gioco anche superiori. Quello che mi è purtroppo mancato quest’anno in serie A prima e in poi in IBL è stata la continuità: è molto difficile “mantenere il ritmo” facendo turni di battuta sporadici o passando interi incontri in panchina; negli Stati Uniti si gioca molto di più e questo consente di acquisire l’esperienza che solo il campo può darti.

L’esperienza nell’Accademia FIBS di Tirrenia. Quanto è cresciuto Leonardo Seminati?
Avevo quindici anni quando sono andato via da casa; lì ho vissuto i tre anni più importanti e formativi della mia carriera sportiva: crescita tecnica, rapporti umani, rigore, etica, rispetto. Ho avuto anche tante esperienze internazionali e tutto ciò mi ha costretto a crescere in fretta.

Il raduno con la Nazionale maggiore e la partecipazione, anche se solo con la presenza, al World Baseball Classic. Ti è sembrato di toccare il cielo con un dito?
Sinceramente l’ho vissuta più come un premio per il duro lavoro fatto in questi anni, come una grande occasione in cui mettermi in gioco a fianco dei miei miti. Accidenti, avere la possibilità di giocare in squadra con Liddi, Colabello, Maestri era sempre stato un sogno.

Attualmente sei impegnato con il Mondiale Under 18 in Canada. Come sta andando?
Dopo un piccolo infortunio alla fine della prima giornata, che ha avuto ripercussioni sulla seconda partita, ora ho ritrovato il giusto ritmo e seppur fasciato, riesco ad aiutare la squadra e a fare bene. È una squadra giovane la nostra, che ha bisogno ancora di farsi le ossa soprattutto in vista di appuntamenti futuri importanti.

Lo scorso 5 luglio poi la soddisfazione più grande. Hai firmato con i Cincinnati Reds, squadra della Major League Baseball. Non è da tutti. Quali emozioni hai provato?
Indescrivibile! Tutto ciò che ho sognato per anni, il 5 luglio è diventato realtà. La soddisfazione di vedermi riconosciuto un valore come giocatore e come persona è stata impagabile: i sacrifici, i bocconi amari che ho dovuto ingoiare, le giornate seduto in panchina senza avere una chance… sono spariti in un attimo, lo stesso attimo in cui al telefono con Eric Lee (Director of Baseball Operations), ho detto “Yes, I’m ready!”. Le parole di Mr. Lee a chiusura della call non le dimenticherò mai: “Adesso vai a festeggiare Leo, noi qui stiamo già festeggiando!”.

Quando inizierai? Che aspettative hai?
L’11 settembre lascerò il Canada alla volta di Goodyear, in Arizona dove inizierò l’Instructional League nella famiglia dei Reds. Mi aspetto di imparare tanto, tantissimo. Vorrei davvero diventare un giocatore ad alto livello o almeno, voglio provarci.

In tutto questo Leonardo Seminati non ha mai abbandonato lo studio. Prima di iniziare l’esperienza americana, tornerai in Italia per finire il liceo, esatto? Cosa studi? Come riesci a conciliare sport e studio?
Quando rientrerò il prossimo novembre incomincerò a preparare la maturità scientifica ad indirizzo sportivo. Sarà faticoso, come lo è stato in questi anni, far combaciare i tempi della scuola con quelli dell’allenamento. Purtroppo in Italia l’atleta studente è molto penalizzato e spesso i sacrifici che deve affrontare non sono tenuti in giusto conto.

La tua storia riconduce inevitabilmente a quella di Gianluigi Donnarumma, che però ha deciso di mollare lo studio, e di Nicolò Martinenghi, che invece come te ha deciso di diplomarsi. Quanto pensi sia importante per un atleta coltivare anche la propria cultura?
Coltivare la propria cultura è molto importante così come è importante mettere le basi per costruirsi un’attività un domani. Il baseball mi ha dato l’opportunità di viaggiare e di arricchire il mio bagaglio, ma fare il professionista nello sport è il lavoro più rischioso che ci sia: un infortunio, o un problema fisico possono essere dietro l’angolo e se non hai almeno un diploma che ti consenta di mettere in atto il piano B ovvero accedere all’università, che cosa puoi fare nella vita?

Hai qualche rito scaramantico prima di una partita?
Nulla di particolare, l’importante è non pestare la riga di foul quando entro in campo…porta male!

Leonardo Seminati nella vita di tutti i giorni che ragazzo è? Quali sono le sue passioni?
Leonardo è tutti i giorni quello che vedi! Ormai la mia vita fuori e dentro il campo si sovrappongono. Quando ho un po’ di tempo libero lo passo volentieri in famiglia e con gli amici per i quali mi piace cucinare, passione che condivido con la mia mamma. Mi rilassa molto andare in bici, portare a spasso i cani e giocare a biliardo.

Leonardo Seminati

Il baseball non è uno sport molto praticato in Italia. Cosa ne pensi? Lo consiglieresti ai più piccoli?
L’Italia ha una lunga tradizione calcistica che assorbe buona parte delle risorse economiche a disposizione ed è sviluppata in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Il Baseball è ben sviluppato solo in quelle regioni in cui c’erano o ci sono tutt’ora basi americane ma nel resto d’Italia non c’è granchè ed è un vero peccato perché è uno sport meraviglioso, dove tutto è possibile. Ogni bambino dovrebbe almeno provare a giocare a Baseball, per tutti i motivi che ho detto prima: imparerebbe sul “diamante” a gestire le cose della vita e poi è veramente divertente.

Foto: https://www.facebook.com/leonardo.seminati?ref=br_rs

Chiara Rocca