28 Giugno 2016   •   Snap Italy

Soundreef: la lotta a suon di artisti continua

Il primo era stato Federico Lucia, meglio noto al grande pubblico come Fedez: durante una conferenza stampa tenutasi alla Santeria di Milano ad inizio maggio, il rapper aveva annunciato ufficialmente l’abbandono della SIAE a favore di Soundreef, l’IME (Independent Management Entity) fondata da Davide D’Atri nel Regno Unito nel 2011. La start up, che nelle sue file annoverava già circa 1000 autori italiani, si arricchiva così di un nome di punta: il primo “Big” del nostro panorama pop a decidere ufficialmente di affidare la gestione del proprio patrimonio autoriale ad una realtà alternativa. L’ingresso di Fedez nella scuderia della collecting society inoltre portava prepotentemente sotto i riflettori una questione a lungo dibattuta: la liberalizzazione del mercato delle royalty connesse allo sfruttamento delle opere dell’ingegno, che all’interno del nostro Paese vede operare in qualità di monopolista la SIAE. Il mancato recepimento da parte delle istituzioni italiane della Direttiva UE Barnier del 2014 (che imponeva una regolamentazione del mercato a favore della libera concorrenza) aveva già sollevato numerose polemiche, in cui era intervenuto il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che si era dimostrato incline a preservare la posizione attualmente detenuta dalla SIAE (“all’estero ce la invidiano” aveva dichiarato).

L’ennesimo duro colpo allo storico ente di diritto pubblico è arrivato invece proprio nelle scorse settimane: dopo Fedez anche un altro nome di spicco del nostro pop ha infatti deciso di dire addio a Siae. Si tratta del cantautore Gigi d’Alessio, forte di oltre 20 milioni di dischi venduti nel mondo e 750 canzoni nel proprio repertorio (uno dei più vasti della musica italiana). Il cantante partenopeo ha dichiarato di essere “sempre attento alle novità”, e di essersi quindi avvicinato con entusiasmo all’offerta di Soundreef: “Ho cercato di capire meglio e mi ha convinto la trasparenza della rendicontazione al contrario di quella SIAE che non è analitica e non chiarisce con esattezza da dove arrivano i proventi. Non era per me una scelta facile ma ho creduto nel progetto di questi giovani e credo nel libero mercato. Laddove c’è il monopolio il mercato non cresce”.

La risposta della società nazionale degli autori ed editori non si è fatta attendere; nella nota ufficiale che riporta le parole del presidente Filippo Sugar si legge: “Ci stupiamo delle parole di Gigi D’Alessio, non capiamo a cosa si riferisca in tema di trasparenza perché la nostra ripartizione è gestita in modo del tutto trasparente, utilizzazione per utilizzazione. Nel rendiconto che inviamo ai nostri Associati vi sono indicazioni molto dettagliate: titolo per titolo, fonte per fonte.” All’interno della dichiarazione si manifestano inoltre dei dubbi riguardo la possibilità per Soundreef di garantire un servizio efficiente sul lungo periodo attraverso le proprie rendicontazioni, tutte realizzate attraverso sistemi digitali (“Abbiamo anche delle perplessità su quanto questo tipo di approccio possa essere continuativo nel tempo perché, a meno che Soundreef abbia fondi illimitati, che SIAE sicuramente non ha, è evidente che una volta ingaggiati 5, 10, 20 artisti appare complicato che possa mantenere un modello di business adeguato per la tutela dei diritti di tutti gli Autori.”).

Per finire, a rendere la situazione ancora accesa di quanto già non sia, arriva anche un emendamento alla legge europea in discussione al Senato dai senatori del Partito democratico Laura Puppato e Pietro Ichino, insieme a Serenella Fucksia, ex 5Stelle, ora nel Gruppo Misto. Una proposta appoggiata da più parti politiche (tra i firmatari figurano nomi provenienti da Autonomie, Ala, Forza Italia e Lega Nord) con cui si chiede esplicitamente al governo di aprire il mercato delle royalty a concorrenti stranieri ma anche tricolori. Una richiesta questa che non potrà essere ignorata dall’attuale governo Renzi, il quale dopo l’intervento del ministro Franceschini aveva fatto cadere tutti gli emendamenti pro-liberalizzazione discussi durante l’iter parlamentare: che si tratti davvero di un cambio di passo per il nostro Paese come auspicato da Soundreef stessa, la quale ha recentemente parlato di una “rivoluzione digitale destinata a travolgere storici monopoli”?

Antonio Margiotta