Pizzica Salentina
14 Aprile 2017   •   Snap Italy

La Pizzica Salentina, danza popolare della Puglia

«La pizzica salentina fa parte della grande famiglia delle danze di tradizione diffuse dall’Età moderna nell’Italia meridionale.»

La pizzica salentina è una danza popolare attribuita in particolare a Taranto e a tutto il Salento, nata intorna alla fine del 1400. Molti sono i racconti legati alla sua origine: la prima ipotesi vuole che la pizzica sia legata al culto del dio Dioniso, identificato come Bacco. Pare, infatti, che le popolazioni, durante i festeggiamenti, si lasciassero andare a comportamenti sfrenati; mentre altri sostengono che il nome “taranta” derivi proprio dal morso della tarantola, che gettava la persona in uno stato di choc dal quale riusciva a risvegliarla solo la musica. La persona danzava e musicisti specializzati suonavano per lei fino a quando non riusciva a annullare l’effetto del veleno. In seguito, con l’avvento del cristianesimo, la figura terapeutica di San Paolo si affianca a quella della guarigione tramite il ballo, la guarigione dal morso della tarantola aveva il suo scenario rituale nelle quattro mura di casa.

Con il tempo questa danza è diventata patrimonio della cultura contadina: la prima fonte scritta riconducibile alla pizzica salentina risale al 20 aprile 1797, e si riferisce alla serata da ballo che la nobiltà tarantina offrì al re Ferdinando IV di Borbone in occasione della sua visita diplomatica nella città. Il testo parla di “pizzica pizzica” come di una “nobbilitata tarantella”.

Ad ogni modo la pizzica salentina è una vera e propria tarantella che si divide in varie categorie: la prima è la pizzica tarantata, tra tutte la danza più conosciuta. Si tratta di un ballo tipicamente femminile, con la quale si evoca il mito, vissuto drammaticamente, del morso della tarantola che rende “furiose” le donne fino a farle danzare freneticamente per liberarsi dal male interiore. Nella vita dei campi era facile che si venisse punti da ragni velenosi, e talvolta tali punture provocavano un malessere che si esprimeva in svenimenti e stato di trance. Il ballo avrebbe avuto la funzione di esorcizzare, attraverso la danza sfrenata, tale stato di malessere e far guarire la persona colpita.

La seconda è la pizzica-pizzica: è un ballo vivace di coppia, che compare solo alla fine del secolo XVIII. Oggi vive per lo più nella memoria degli anziani del Salento, e prevede nelle danze caratteristiche movimenti molto legati al senso di circolarità anche risaltati dalla ronda stessa. Se si pensa alla pizzica ballata nelle sagre e nelle feste di paese, la ronda coi suoi musicisti e i suoi tamburellisti caratterizza l’intera piazza, accentrando tutta l’attenzione.

Infine la danza delle spade, che è un’originale forma di danza derivata certamente da un antico rito di sfida al coltello, praticato dagli uomini litigiosi che si incontravano durante le fiere e i mercati. L’origine del duello è naturalmente da ricercarsi nei tipici regolamenti di conti fra soli uomini d’onore, con i patner “legati” dal ritmo e dal movimento; il legame che si stabiliva tra di essi è di tipo ancestrale, ed affonda la sue radici anche nella competizione amorosa, facendo diventare il ballo un momento di sfida, in cui ci si confronta, esibendo doti di agilità, creatività e prestanza fisica.

In ultimo ricordiamo anche la pizzica di San Vito dei Normanni, tra tutte la più particolare e caratteristica: si credeva, in effetti, che il tarantato o la tarantata, qualora fosse stato morso dal ragno in acqua, poteva guarire dalla crisi solo se il ballo si fosse poi svolto in acqua.

La pizzica salentina non era, quindi, solamente un ballo di festa di comunità o di famiglie, ma rappresentava un vero e proprio strumento di guarigione nel contesto di riti etnocoreutici del tarantismo. La musica veniva eseguita da vari strumenti, tra i quali primeggiava, ovviamente, il tamburello, seguito dal violino e da altri strumenti a corde. Il ballo proseguiva per giorni, talvolta per settimane, ed aveva un ritmo particolarmente accelerato, come testimoniato dalle celebri registazioni del maestro violinista Luigi Stifani.

Nel Salento oggi si festeggia la Notte della Taranta, e si registra una grande attenzione per il fenomeno, anche se il tarantismo, di fatto, è praticamente scomparso. In realtà c’è ancora chi ha la volontà di conoscerne le origini, che riconducono all’antichità classica e alla mitologia greca. È la storia di Arakne, una giovane donna molto bella e di umili origini, nota in tutta la Lidia per l’arte della tessitura in cui eccelleva, tanto da sottoporsi ad un confronto con la dea Atena; la gara vide la produzione di due bellissime tele ricamate. Alla vista del meraviglioso drappo di Arakne, Atena ebbe uno scatto d’ira e d’invidia, strappò il telo della fanciulla e tramutò lei in ragno, destinandola per sempre a tramare le sue ragnatele.

L’ ultima curiosità riguardante la pizzica salentina è il fazzoletto: pare, infatti, che non appartenga alla tradizione della danza, ma che sia stato aggiunto in seguito, come ornamento. Le mani delle danzatrici si riempivano del rosso della sua stoffa per aggiungere colore alla coreografia di una danza già di per sé travolgente. A prescindere da quale possa essere la sua vera storia, il rosso di quel fazzoletto è di sicuro simbolo emblematico di un sentimento forte ed istintivo, come l’amore e la passione di cui si fa vessillo.

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Argia Renda