italians do it better
15 Gennaio 2018   •   Cecilia Gaudenzi

Italians do it better, la classifica di musica italiana che non ti aspetti

«Italians do it better su Spotify è la classifica di musica italiana che non avreste mai riconosciuto. Una selezione dei brani più fighi di artisti italiani ma cantati in inglese.»

Cantano in inglese, pronuncia e cadenza perfette, tanto da darti la certezza che si tratti di artisti stranieri. E invece no! Dietro i loro nomi da tante h, k o j ci sono musicisti e cantanti italiani. Li trovate su Spotify nella playlist Italians do it better e una volta ascoltati non potrete più farne a meno. Sono bravi, giovani e hanno deciso di cantare in inglese. Hanno fatto bene, perché l’effetto sorpresa quando scopri le loro origini è assicurato.

Va bene che il mio rapporto con la tecnologia è un continuo tira e molla ma per quanto riguarda Spotify, ormai principale mezzo di trasmissione musicale e che sa usare anche mia nonna, beh mi sentivo piuttosto ferrata. Sbagliato! A farmi scoprire la playlist Italians do it better è stata la mia amica portoghese Marta. Quando mi diceva di ascoltare tanta bella musica italiana, pensavo si riferisse ai soliti Big che hanno sfondato oltre patria. Laura Pausini, Tiziano Ferro, Il Volo… e mi dicevo “va bene che Marco se ne è andato dal 1993 e chissà se tornerà, va bene le Sere Nere che non c’è tempo non c’è spazio e mai nessuno capirà… ma non sarà un po’ troppo entusiasmo?

Era chiaro che ci fosse un fraintendimento e infatti quando mi ha fatto sentire la playlist che tanto le piaceva sono rimasta senza parole. In effetti è questo l’obiettivo della musica. Di tutti i nomi di artisti, non avrei detto di nessuno che fosse italiano, sentendoli nemmeno. 45 brani per 2 ore e 43 minuti di piacere e orgoglio. L’offerta è ampia, solisti e gruppi, ci sono generi per tutti i gusti, dall’ Indie, al pop, l’elettronica, il folk, il blues, l’Hip Hop. Ormai sono mesi che l’ascolto e non mi stanca mai. Come detto prima, gli artisti in questione sono tanti e tutti bravi, tra loro L I M (pagina FB), Kiol, Inude (pagina FB), Wrongonyou, Lyves o Mòn, giusto per citarne alcuni. A colpirmi però, tre nomi in particolare: Joan Thiele, The Leading Guy e AINÉ. Scopriamo insieme chi sono gli italiani che lo fanno meglio, o per dirlo in inglese, italians do it better.

Joan Thiele

Italians do it better

Joan Thiele si chiama Alessandra, ha 27 anni e ogni mattina si sveglia felice perché ha coronato il suo sogno. Nata a Milano da mamma italiana e papà svizzero-colombiano, è cresciuta a pane e Beatles e da quando aveva 4 anni voleva fare la cantante. Trasferitasi dal capoluogo lombardo in Colombia, dove ha vissuto per diversi anni, ha assorbito suoni, melodie e sensazioni che ha saputo mettere insieme nella sua musica una volta tornata in Italia. You Tube è stata la sua culla artistica, si è fatta notare grazie ai video di cover, il primo fu Lost Ones di Lauryn Hill, fino al primo inedito Rainbow.

Tra i suoi gusti musicali non mancano il pop e il rap, ma la sua dimensione è più intima e raccolta. La sua voce, infatti, riesce ad esprimerla benissimo. You Tube e tanta, tanta gavetta. Prima di cominciare il suo percorso da solista, infatti, faceva parte di una band, erano in quattro più gli strumenti e stretti stretti in una Y10 hanno girato l’Italia per fare più concerti possibili. Poi c’è stata Londra, tanti concerti che le hanno cambiato la vita artistica e un amore che una volta finito l’ha riportata in Italia. Grazie a una vita in giro per il mondo, festival, tanti concerti e ad una musicalità così internazionale Joan ha riscosso e continua a riscuotere parecchio successo all’estero e in Italia.

Nel 2016 ha firmato un contratto con la Universal, da lì il primo Ep intitolato Joan Thiele e che contiene il singolo Save me, una delle mie preferite. Oltre ad una musicalità sensualmente travolgente, il brano è un generatore di energia e forza, quella che ognuno ha e che deve usare per “salvarsi”. Non c’è che dire: Italians do it better!

The Leading Guy

Italians do it better

Quando ho sentito la sua canzone While the dogs are barking non ho potuto fare a meno di “tartassare” amici e parenti, mandando il brano a tutti quanti. Ero felicissima. Un po’ meno quando ho scoperto che la canzone faceva parte del suo disco di esordio Memorandum del 2015 (tra i 50 migliori di quell’anno) e che quindi me ne ero privata per più di due anni. Comunque, stando ai colpi al muro dei vicini dopo l’ennesima riproduzione del brano, credo di aver, almeno un po’, recuperato.

The Leading Guy, nome estratto da un brano di Micha P. Hinson, è il progetto musicale da solista di Simone Zampieri partito nel 2015, prima faceva parte di una band, la Busy Family. Nato a Belluno, vive a Trieste e canta in inglese per essere capito e portare la sua musica ovunque. Oltre a tour in Italia e aver aperto molti concerti di artisti come Max Gazzè o Jack Savoretti, TLG si esibisce infatti anche all’estero. Dal suo esordio si contano più di 70 date in Italia e in Europa, considerato uno dei migliori cantautori emergenti, è riuscito a catturare l’attenzione di Davidoff. Il famoso marchio di moda ha infatti scelto Times, il suo ultimo singolo, come colonna sonora per la sua nuova campagna pubblicitaria mondiale. Il suo stile è decisamente folk, tramite cui si esprime in modo chiaro e immediato.

Le canzoni sono il suo strumento introspettivo, per conoscere sé stesso e avvicinarsi agli altri e While the dogs are barking ne è un esempio.

AINÉ

Italians do it better

AINÉ è il nome d’arte di Arnaldo Santoro. Romano, classe 1991. La sua è una storia, fortunata e meritata di talento e tanto studio. Impegno, ricerca e voglia di mettersi alla prova. Non è “solo” un cantante ma anche musicista, cantautore e produttore. Un genere solo gli stava stretto. Grazie a sperimentazioni e al sapiente uso miscelato di hip-hop, Elettronica, Soul, Jazz, Pop, ha consolidato una propria sonorità, affermandosi nella scena nu-soul e R&B.

A Roma ha frequentato prima il college di musica Saint Luiss e poi l’Accademia di Musica. Si è poi trasferito a Los Angeles dove ha frequentato la Venice Voice Accademy finchè nel 2015 non ha vinto, come unico studente europeo, una prestigiosa borsa di studio per un corso di live performance al Berklee College di Boston. Tutto questo senza abbandonare il palcoscenico. Tra le tante, due esperienze sono state probabilmente determinanti nella sua carriera. La tourneè teatrale con Gegè Telesforo, con lui infatti scrive Last Goodbye, singolo primo in classifica su iTunes categoria Jazz per ben tre settimane e l’opening del concerto di Robert Glasper al Locus Festival.

Canta in inglese principalmente ma anche in italiano. Nel suo album d’esordio Generation One del 2016, tra le varie tracce in italiano ce ne è una scritta e interpretata con Sergio Cammariere. The Other Side è il mio tormentone del momento, la canta in inglese e fa parte di UNI-VERSO il suo ultimo EP uscito il 20 ottobre 2017 per la Universal. Ve l’ho già detto che Italians do it better?


Special Thanks to Giorgio Ferdinandi for the amazing Artworks, follow him on Instagram: https://www.instagram.com/420mara/

Cecilia Gaudenzi