Hydrogen
06 Aprile 2016   •   Raffaella Celentano

Hydrogen: italianità, innovazione e voglia di raccontarsi

«Io voglio fare cose che parlino, voglio che abbiano una storia dietro» – Alberto Bresci, fondatore di Hydrogen

È uno dei marchi leader nel settore del Luxury Sportswear, fondato nel 2003 da Alberto Bresci. Stiamo parlando di Hydrogen, la cui storia si presenta come una delle più entusiasmanti della moda italiana. Un italiano a Londra, la sua passione per il mondo del fashion e un’intuizione, che lo ha portato a fondare un marchio tutto suo e a collaborare con tantissimi brand e molti personaggi noti.

L’idea di fondo del brand Hydrogen è quella di basare tutto su tre pezzi: una camicia, una felpa e un jeans. Per il primo pezzo, Alberto Bresci si è ispirato ad una camicia in denim di Gianni Agnelli, indossata da Lapo Elkann una sera a Londra. Invece, il primo jeans era completamente bianco e dal taglio semplice, ispirato allo stile di Helmut Newton. Infine, per le felpe l’ispirazione è arrivata guardando quelle della squadra di Rugby.

Questo è stato il punto di partenza, che si è poi unito alla voglia di raccontare nuove storie attraverso le proprie creazioni, e di fare qualcosa di mai provato prima!

Snap Italy ha intervistato per voi Alberto Bresci, fondatore e designer di Hydrogen, oltre che inventore della filosofia e del concetto del brand.

Ho letto della sua esperienza londinese. Quanto ha influito la sua “italianità” nello svolgimento del suo lavoro?
Sin da piccolo sono sempre stato molto curioso di conoscere il mondo. A 16 anni ero già a Miami, ero un giovane e promettente tennista e giocavo in un Circolo molto famoso ad avviamento professionale. Poi un infortunio al ginocchio mi ha obbligato a cambiare strada. E così decisi di recarmi a Londra per studiare all’Università. È stata proprio la mia italianità a farmi decidere di entrare nel mondo della moda. Tutti i miei amici inglesi che lavoravano in finanza, mi chiedevano consigli su come vestirsi durante il Casual Friday. E lo chiedevamo a me proprio perchè ero italiano e quindi concettualmente ero un “intenditore di stile” cosa che oggi si chiamerebbe “trend setter”.   E io mi divertivo a suggerire loro come mixare capi super sartoriali italiani ad un abbigliamento più casual e “distressed” per non sbagliare l’ “etiquette” richiesta. E’ partito un po’ come un gioco per diventare poi il lavoro della mia vita.

Quali sono i motivi ispiratori delle sue creazioni?
Il Military è la nostra linea più iconica, caratterizzata dall’uso del camouflage, che è diventato il nostro pattern distintivo dal 2003, anno di fondazione di Hydrogen e che ogni stagione presentiamo con una mood stilistico differente. Altro punto di forza è il College, retaggio universitario anglosassone, molto Preppy e divertente. È sportivo, ma ha un twist molto “bon ton” per cui si sposa bene con vari stili. Poi c’è l’ispirazione Royal che è quella più sartoriale, manifattura italiana e stile un po’ alla Savile Row, ovvero un gentiluomo  elegante e raffinato, che fa del dettaglio il punto di forza  del proprio stile.

“Hydrogen come parodia di Diesel e Gas”, come è nato questo nome?
Sono una persona molto ironica e autoironica. Quando ho fondato Hydrogen nel 2003, in Veneto, c’erano due grandi colossi Gas e Diesel entrambi leader indiscussi nel denim. Ecco, Hydrogen era proprio un modo per canzonare Gas e Diesel. Io volevo essere Hydrogen, ovvero il carburante del futuro! Di conseguenza decisi di prendere un’altra strada: specializzarmi nella felperia. Scelta che si rivelò strategica e ci portò anche al nostro famoso co-branding con Fiat, e che portò Hydrogen alle luci della ribalta. Decisi di puntare sulla felpa perché ero convinto che non fosse un capo degnamente valorizzato, relegato ad essere usato per lo sport, mentre io ero convintissimo che facendo felpe stilisticamente interessanti sarebbero potute entrare in una categoria di abbigliamento di lusso. Tendenza che moltissime maison di moda anche blasonate stanno percorrendo proprio da qualche stagione.

Qual è il punto di forza del brand? C’è qualcosa che lo distingue da tutti gli altri?
Il punto di forza è che noi comunichiamo un Lifestyle tramite un brand di moda . Ci sono tantissime realtà in Italia e nel mondo che fanno collezioni meravigliose, che vantano anche decenni di storia, ma che non funzionano a livello di presa nel mercato. Ecco io credo che il segreto del successo sia un giusto mix tra lo stile e quello che si vuol comunicare con un capo. Quello che dico sempre in azienda quando con il mio team creativo ideiamo la collezione è: fate parlare i capi.

Quali sono i tessuti con cui preferisce lavorare?
Essendo partito con la felpa, sicuramente mi diverto a lavorare con il jersey. In tutti questi anni ho letteralmente distrutto e destrutturato il tessuto, sperimentando con i fornitori nuove tecniche di lavorazione del tessuto. Alcuni erano terrorizzati quando entravo in azienda in fase di campionario. Ogni stagione avevo un’idea diversa di interpretare la felpa e assieme abbiamo creato delle tecniche di lavorazione molto particolari. Merito anche della costante ricerca che faccio durante i miei viaggi all’estero, ultimamente mi diverto molto a lavorare i tessuti tecnici. Mi piace molto decontestualizzare un tessuto comunemente usato per qualcosa e inserirlo nella moda di alta gamma. Ad esempio uso tessuto impiegati per gli sport tecnici come il mesh (la rete) il neoprene (sub) o il ripstop (usato in aviazione) e lo faccio sposare con tessuti pregiati come il cachemire, la lana merinos, la seta

Un’ulteriore novità è stato il co-branding. Perché ha scelto di intraprendere questa strada?
Ho sempre creduto che il vero valore aggiunto fosse quello di lavorare in sinergia con altre realtà. Unire i know-how aiuta è un valore aggiunto non solo a livello stilistico ma anche imprenditoriale. Non ho mai vissuto il co-branding come un’azione di marketing, bensì come un sodalizio stilistico tra realtà e brand consolidati che, se uniti assieme, possono creare un prodotto tutto nuovo .

Quali sono al momento gli obiettivi futuri del brand?
A livello stilistico continueranno i co-branding con partner d’eccezione tipo Alberto Biani per la linea donna, Duvetica per i piumini, jPLUS per la linea occhiali, Luigi Bianchi Mantova per le giacche e capispalla, Henderson per le scarpe tailor-made. Non ultima, la linea Hydrogen Tennis ci sta dando enormi soddisfazioni. Ma la vera sfida sarà la distribuzione: abbiamo appena siglato un accordo per il mercato americano, per la Germania e il Benelux, ad Aprile apriremo un pop up store presso Lafayette di Dubai con un partner d’eccezione come Ginza e inaugureremo un nuovo monomarca Hydrogen a Tokyo.

 

Raffaella Celentano