Giorgio Minisini
04 Agosto 2017   •   Snap Italy

Giorgio Minisini: “L’oro non è stato un colpo di fortuna”

«È stato un po’ difficile vincere i pregiudizi e qualche presa in giro di troppo, ma ho sempre avuto coscienza di quali fossero i miei progetti e per questo non ho mai mollato.» – Giorgio Minisini

Il nuoto sincronizzato è stato uno dei protagonisti dei Mondiali di Budapest, che si sono conclusi lo scorso 30 luglio. A dare voce all’Italia, conquistando l’oro, è stato il duo formato da Giorgio Minisini (pagina FB) e Manila Flamini. La loro coreografia ha trattato uno dei temi più scottanti dell’ultimo periodo, quello dei migranti. Questa settimana, ospite della nostra rubrica di sport (clicca qui per l’ultima puntata), è proprio Giorgio Minisini. La sua è una storia interessante, diversa dalle altre, la storia di un ragazzo che con grande determinazione si è avvicinato a uno sport per i più prettamente femminile. Forte delle sue capacità, Giorgio Minisini pensa al futuro, nel quale l’obiettivo sarà “dimostrare che l’oro non è stato un colpo di fortuna”.

Giorgio Minisini

Ecco cosa ci ha raccontato.

Giorgio, raccontaci il tuo ingresso nel mondo del nuoto sincronizzato
Ho iniziato seguendo le orme di mio fratello maggiore. Entrambi eravamo rimasti stregati dell’esibizione di Bill May in una gara a Roma nel 2000. In seguito abbiamo iniziato a praticare questo sport nella squadra allenata da mia madre.

Il fatto di essere un uomo, in uno sport catalogato quasi esclusivamente come femminile, cosa ha significato e cosa significa ancora oggi per te e per la tua carriera sportiva?
Credo sia una grande occasione quella di poter dimostrare che questo sport non sia esclusivamente femminile, ma anzi trova la sua completezza grazie all’inclusione di figure maschili. È stato un po’ difficile vincere i pregiudizi e qualche presa in giro di troppo, ma ho sempre avuto coscienza di quali fossero i miei progetti e per questo non ho mai mollato. 

Tra l’altro il misto è stato escluso dalle Olimpiadi di Tokyo 2020. Una sconfitta per la posizione maschile nel sincro. Cosa ne pensi?
Direi che questa finora è l’unica “sconfitta” per un movimento in crescita esponenziale, destinato a ingrandirsi ancora. Il seguito da parte del pubblico è aumentato, la quantità e la qualità delle coppie sono aumentate ed è solo questione di tempo e lavoro prima di riuscire a convincere anche i più scettici.

L’oro ai Mondiali di Budapest insieme a Manila Flamini è stato però una bella rivincita. Raccontaci questa esperienza.
È stato l’obiettivo di tutto l’anno raggiungere questo risultato, ed essere riusciti in quella che agli occhi di tutti sembrava un’impresa assurda e impossibile, è una soddisfazione che mai potrò dimenticare.

La vostra coreografia, tra l’altro, era ispirata proprio al tema del pregiudizio, si parlava di migranti. Perché questa scelta?
Volevamo raccontare una storia che fosse emozionante ma anche significativa. Il primo pensiero è stato per i terremotati. Manila era nelle Marche quando ci sono state le scosse quindi ha vissuto la paura di quei momenti in prima persona. Ma parlando con il compositore abbiamo virato sul contesto immigrazione, per via della durata dell’esercizio e della difficoltà nell’elaborare il tema terremoto.

Molti vi hanno accusato di aver utilizzato un dramma altrui per la vostra vittoria. Cosa ti senti di rispondere a queste critiche?
Volevamo raccontare una storia tragica ambientata in un contesto drammatico. A mio parere chi ci accusa di aver “usato” i migranti per vincere, sta solo cercando di attirare su di sé un po’ di attenzione. Sfruttano il nostro lavoro e il nostro risultato sportivo per creare scandalo e avere un briciolo in più di visibilità.

Parliamo un po’ di Giorgio Minisini, giovane ragazzo originario di Ladispoli. Quali sono le tue passioni oltre al sincro?
Mi piacciono libri e serie TV. Sono appassionato di tecnologia e mi piace sia praticare che guardare altri sport. Ladispoli è la città in cui sono cresciuto, e nonostante da qualche anno io sia stabile a Roma, ogni volta che torno in città mi sento a casa.

E il tuo rapporto con le donne del sincro, in particolare con Manila, com’è? 
Siamo una squadra e come tutte le squadra ci sono momenti buoni e momenti difficili in allenamento. Fuori dalla piscina spesso ci ritroviamo a uscire per mangiare qualcosa tutti insieme. Con Manila quest’anno si è creato un legame speciale. Abbiamo sofferto tanto insieme e gioito ancor di più, e sapere che questo sia stato il suo ultimo anno di attività mi rattrista molto.

Giorgio Minisini

Invece Giorgio Minisini quanto a lungo ancora si vede all’interno di questo sport e quali sono i prossimi obiettivi?
Non so darmi un tempo, tanto dipenderà da come si risolverà la questione Olimpiadi. È il sogno di ogni bambino che inizia a fare sport e penso che per un obiettivo del genere potrei anche prendermi degli anni in più. L’obiettivo dell’anno prossimo sono i campionati europei: dobbiamo confermare il buon lavoro e dimostrare che la vittoria non è stata solo frutto di un colpo di fortuna.

Pensi che per un bambino maschio sia formativo, a livello sportivo e umano, intraprendere la strada del sincro?
A livello sportivo assolutamente sì. È probabilmente tra gli sport più completi e complessi. A livello umano credo dipenda tanto dall’esperienza che ogni singola persona affronta. Io, dalla mia, ho imparato a non giudicare il lavoro di altri senza avere le giuste conoscenze, e ad avere sempre una mentalità il più aperta possibile a nuove idee e possibilità.

Chiara Rocca